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venerdì 2 settembre 2011

ASANA ......OPUS ALCHEMICUM TRANSFORMATIONIS


                                                         



                   ASANA….OPUS ALCHEMICUM TRANSFORMATIONIS


La generica definizione di “ posizione “  , che traduce la parola sanscrita “ asana “ , invero non rende bene l’idea del contenuto reale di tale termine , non relegabile  ad un ambito puramente fisiologico ; infatti nell’ambito dello Yoga , tale termine indica un’azione corporea “rituale”   e “sacra” (karma )  tendente a produrre una incarnazione del divino , che trova espressione nel corpo dello Yoghi e che permette a quest’ultimo la sua re-integrazione nella originaria “ forma celeste” (Swarupa) .

Le asana sono dunque “ forme cosmiche” sacre , frutto dell’unione sponsale delle energie maschile (Shiva ) e femminile (Shakti) .
Ma come sono giunte a noi tali asana ? La tradizione orientale vuole che esse siano state memorizzate da un pesce ( Matsys ) , che spuntato dall’acqua ha visto danzare sulla spiaggia Shiva e Parvati , quindi reimmersosi nella profondità ( inconscio ) , le abbia riportate ai saggi (Rishi) , che poi le hanno trasferite ai posteri prima  attraverso la tradizione orale (shruti) , da bocca ad orecchio , poi attraverso la tradizione scritta (Smriti) .

Ciò che differenzia una semplice posizione ginnica  da una asana vera e propria  è che mentre nel primo caso non  si verifica  alcuna trasformazione interiore , nel secondo invece lo Yoghi raggiunge un livello  di consapevolezza ed energia , che producono in lui  una diversa percezione della realtà che lo circonda ; insomma non percepisce più il mondo esterno come separato ed “ altro da se “ , ma come un “campo morfogenetico unificato” , in  cui la precedente molteplicità lascia il posto ad una esperienza estesa di unità (Samadhi).

Una posizione , anche se perfettamente eseguita , non da luogo ad alcuna esperienza interiore di trasformazione , alla stregua di una cerimonia meccanica celebrata  senza partecipazione emotiva , affettiva , sentimentale e quindi senza alcuna conseguenza catartica e purificatrice  dei partecipanti ; a differenza di un rito , emotivamente partecipato , che lascia nei partecipanti una percezione viva e catartica della divinità . essendo il rito una ri-attualizazione  dello psicodramma divino  originario , la sua presenza qui e ora tra i fedeli .

L’asana dunque si presenta come vera “ azione “  umana , quindi sacra in quanto tale , proprio perché “ rituale “ , tutte le azioni che si pongono fuori da questo contesto , sono da ritenersi  azioni profane , quindi “ opere morte “ , se non  illuminate in un constesto sacro  , esattamente come una asana eseguita e considerata soltanto in un contesto di benessere fisico e semplicemente corporeo , non supportato da una intenzione interiore di sacralità .

La santa messa è il  rito per eccellenza nell’ambito cristiano , rito che illumina , o almeno dovrebbe , la settimana del fedele che ogni Domenica risorge , come l’araba fenice , dalle ceneri delle sue opere morte e rese sacre in lui  dalla presenza eucaristica del Cristo .

“  SE NON C’E’ TRASFORMAZIONE INTERIORE , NON C’E’     
                                          VERA RELIGIONE  , NON C’E’ YOGA “



Yogacharya Eknathananda

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