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sabato 28 giugno 2014

PARIPURNA : L'ASANA DELLA BARCA A PIAZZA DI SPAGNA


Alla base della barocca cascata marmorea di Trinità dei Monti si allarga la bellissima Piazza di Spagna il cui centro è dominato da una delle fontane più belle e note di Roma e conosciuta e amata dai romani con l’appellativo di :

 
                                        BARCACCIA

Nell’ambito della sistemazione dei grandi acquedotti romani come : Acqua Felice 1587 ; Acqua Vergine 1570 ; Acqua Paola 1610 ; e con il fine deliberato di favorire una distribuzione idrica più capillare sull’intera città , l’urbanistica del tempo sviluppò la progettazione e la realizzazione di fontane artistiche collegate proprio alle diramazioni di quegli acquedotti che si allacciavano e incrociavano presso la attuale Via dei Condotti , così chiamata proprio in relazione alle condutture idriche che da qui si dipartivano per i vari punti della città .
Fu papa Urbano VIII° ( Barberini ) nel 1627 a incaricare Pietro Bernini , che già lavorava all’ampliamento dell’acquedotto stesso , sottostante la chiesa della Trinità dei Monti , della realizzazione di una fontana , che poi fu ultimata dal figlio ben più noto Gianlorenzo a causa della morte del genitore . La sua realizzazione (della fontana) comportò il superamento di alcune difficoltà tecniche , dovute al perdurare della bassa pressione dell’acquedotto Acqua Vergine in quel particolare luogo che non permetteva la realizzazione di zampilli e cascatelle . Ma qui si scatenò il genio del Bernini ideando una fontana a “forma di barca” semisommersa in una “vasca ovale”posta leggermente al di sotto del piano stradale con prua e poppa di forma identica , molto rialzate rispetto ai bordi laterali più bassi appena sopra al livello del bacino .

Vera , sublime genialità !
Era la prima volta che una fontana veniva concepita interamente come un’opera d’arte scultorea , allontanandosi dai temi della clasica vasca dalle forme geometriche .

Secondo una versione popolare molto accreditata, la sua particolare forma potrebbe essere stata ispirata dalla presenza sulla piazza di una barca in secca, portata fin lì dalla piena del Tevere nel 1598 (nel cui ricordo il papa potrebbe aver commissionato l’opera), ma si è anche avanzata l’ipotesi che quel luogo fosse anticamente utilizzato come piccola NAUMACHIA .

Le naumachie erano rappresentazioni celebrative di antiche battaglie navali , in occasione delle quali venivano scavate grandi aree di terreno nella città e riempite d’acqua per permettere l’ingresso di mezzi navali che si scontravano in una finta battaglia ( ma ci scappavano diversi morti , tanto era il verismo con cui venivano realizzate )  per ricordare quella storica . In entrambi i casi il nome “barcaccia” richiama una vecchia imbarcazione prossima all’affondamento. Più verosimilmente, era chiamata “barcaccia” quel tipo di imbarcazione che, nell’antica Roma, veniva usata per il trasporto fluviale di botti di vino, e che, molto simile all'opera berniniana, aveva appunto le fiancate particolarmente basse per facilitare l’imbarco e lo sbarco delle botti stesse.



Fin qui la premessa storico/artistica della meravigliosa opera , ma questa opera , come nello stile delle vere opere d’arte partorite dal genio , è capace di suscitare una “contemplazione” visionaria come accade spesso allo scrivente nel corso delle sue deambulazioni notturne nel cuore della città eterna non più abbracciate dal “silenzio” mistico delle sue ere trascorse , ma dal prosaico rumore delle “movide” notturne che sciamano accompagnate dal brusio di voci che ricordano gli ululati dei coyotes solitari e disperati nel deserto .
Eppure il “silenzio” (mauna) palpitante di quest’opera mi raggiunge , mi porta fuori da “Kronos” (tempo ordinario , samsara  ) e mi trasferisce in “ kairos” ( tempo senza tempo , tempo sacro ) per sussurrarmi “secreta” ( parole sacre) attraverso il mormorio musicale delle sue acque ( apas ) sgorganti e gorgoglianti in un  turbinio di antiche memorie vaganti in quella piazza magica , invisibili agli esseri smarriti nelle fauci del samsara e consumati , a loro insaputa , dalle sue “Vritti” ( Vortici turbinosi della coscienza …vedi mio blog su Vritti ) rese più dense da alcoolici e ....fumo ! 



Abbasso le palpebre ( Prathyara ) e fisso ( Tratak) lo sguardo interiore in “Trikuti chakra” ( Ajina chakra ) . D’incanto mi trovo immerso in un altro tempo che non so definire , vedo la piazza allagata dalle acque che fuoriscono dai bocchettoni della “barcaccia” , realizzo di trovarmi davanti a una “NAUMACHIA” vera e propria . Le acque attivano il mio Svadhisthana chakra (centro di acqua ) facendomi trovare immerso in un flusso “battesimale” di ri-nnovamento , tutto il mio mondo “emotivo” subisce come un sacro lavacro ri-generante che tracima lontano le impurità di esso . Le cellule , gli atomi , del corpo subiscono una accelerazione ( Spin )  di ogni molecola , l’energia aumenta trasformando in “tapas” (calore) l’apas ( le acque ) . Si questo è il samadhi , il matrimonio mistico dell’acqua con il fuoco sacro (Teajas ) , stato unitivo di Amore ( Prema ) ; un mantra interiore sgorga dal bocchettone interiore del mio cuore ( anahata ) , il canto del “ Sacro Cuore “ “libero” (mukti) da ogni attaccamento illusorio di Maya/satana . Il "fuoco" ideativo di un papa ( Urbano VIII°) e quello "creativo" di un artista ( Bernini ) uniti all'elemento acqua ( passione e sentimento ) ; veicolati dall'elemento Aria ( Vaju ) , progetto razionale e realizzativo ; si materializzano nell'elemento "Terra" , il marmo della fontana scolpita nell'eternità .

La barca della mia vita ora galleggia sulle acque di Vritti ( emozioni ) sedate , e le sue vele sono gonfiate dal “vento” ( Vaju / Peneuma ) dello Spirito che mi ha liberato da tutte le inutili mercanzie che trasportava . So ham , So ham , So ham , ……….ripete dentro di me il Maestro Interiore , nocchiero segreto della mia piccola navicella un tempo agitata dalle passioni del samsara ora disattivate .
 
Il maestro interiore duemila anni orsono salì sulla barca di dodici poveri e ignoranti pescatori sedando le loro “tempeste interiori” , li ha trasformati in esseri luminosi , radianti . Anche la la loro era una “barcaccia” che poi è diventata un “transatlantico” navigando sugli oceani esistenziali di intere generazioni e popoli , e ancora naviga e navigherà fino alla fine dei secoli .
Ho con me un libro di poesie di autori vari e a caso ne scelgo una . E’ di Tagore e recita così :

“ La Nube mi disse : << Io svanisco >>
La Notte disse : << Io sprofondo dentro l’aurora infuocata >>
Il Dolore disse : << Io rimango ai tuoi piedi in profondo silenzio >>
<< Io muoio nella pienezza >> disse la Vita
La Terra disse << Le mie luci baciano i tuoi pensieri in ogni momento >>
I giorni passano disse l’Amore << Ma io ti attendo >>
La Morte disse : << Io spingo la barca della tua vita attraverso il mare >> !

Attraverso il mare , attraverso il mare… come una eco mantrica mormorano le acque della mistica fontana nelle mie orecchie , mentre lo sguardo interiore vede il mio corpo fluido e armonico assumere “ Purnasana “ , la posizione della barca . In quella asana la mia mente e il mio corpo si modellano sulla barca berniniana , tutti e tre i piani ( fisico , emotivo e mentale ) diventano i passeggeri di quella imbarcazione , diretti verso la sponda dell’Essere , sciolti dai vincoli egoici .

Svaniscono le “Nubi” delle vritti egoiche ; “sprofondo” nei raggi infuocati di Surya ( sole interiore ) nascente ; il “dolore” svapora nella adorazione del mistero ; la “vita” mi bacia con la freschezza delle sue acque ri-generanti ; la “terra” mi si offre con i doni della sua cornucopia in abbondanza ; l’”Amore” (Prema) mi attende ; Mrtyu ( la Morte ) dell’Ego spinge la mia barca nell’oceano di pace ( Shanti ) …Shanti , Shanti…Shanti….
Grazie Roma , città eterna , di eterna bellezza mi hai accolto sulla barca dei tuoi segreti nascosti e mi conduci per mano amorevolmente sulle strade ( Saddhana ) della conoscenza divina ……….Om shanti shanti shanti shanti

Yogacharya Eknathananda