Viveka e Vairagya
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"Allora la mente si volge alla discriminazione (viveka) e a propendere verso il Kaivalya".
"Il non attaccamento (vairagya) è la consapevole padronanza di colui che ha cessato di avere sete di oggetti visibili e udibili [rivelati]".
In questi sutra Patanjali enuncia due processi operativi che sono peculiari al Vedanta: viveka e vairagya, discriminazione o discernimento tra il reale assoluto e il relativo-contingente tra ciò che realmente si è e ciò che appare e il conseguente distacco da ciò che non si è o che è pura apparenza.
Nello stato di aviveka si è guidati solo dalle "opinioni" e dalle proiezioni dell'inconscio collettivo. La mente è letargica, è vissuta dalle varie impressioni sensoriali e dal coinvolgimento passivo da parte del mondo dei nomi e delle forme. Quando incomincia a sorgere nell'animo la luce del viveka, tutta la problematica cambia: v'è un interesse ai problemi fondamentali esistenziali, v'è un atto di selezione, di valutazione e di sintesi in riguardo alla propria esperienza e ai valori dei rapporti; si cerca di scoprire la Costante che si cela dietro il flusso fenomenico delle forme. Questo tipo di discernimento-viveka non è frutto di un processo del pensiero analitico o dianoetico, ma di una condizione illuminata della mente.
"Se, dunque, le cose stanno in questo modo, bisogna ammettere che c'è un (primo) fattore che è sempre identico a se stesso, non generato e imperituro, e che non raccoglie in sé nulla di estraneo né si trasforma esso stesso in altro, non visibile, né percepibile da nessuno dei sensi: ciò toccò all'intelletto di contemplare.
Ma, di nome uguale e ad esso somigliante ce n'è un secondo (fattore) sensibile, generato, e in continuo movimento che origina in un luogo e in questo perisce, apprensibile dall'opinione e con l'aiuto dei sensi".
(Platone, Timeo: 51b - 52a)
Se viveka acquista una certa forza, fa scattare l'azione di vairagya (distacco da ciò che abbiamo compreso essere non reale o contingente e impermanente).
"Si deve pure tener presente che viveka e vairagya sono legati in modo strettissimo l'uno all'altro, e sono in realtà due facce della medesima moneta. Il viveka, aprendo gli occhi dell'anima, comporta il distacco dagli oggetti che la tengono in schiavitù, e il distacco così sviluppato, a sua volta, chiarifica ulteriormente la visione da parte dell'anima e le consente di vedere più profondamente nell'illusione della vita. Pertanto viveka e vairagya si corroborano e si rafforzano l'un l'altro e formano una specie di circolo che accelera, in modo sempre crescente, il progresso dello yogi".
Vairagya deriva da raga, termine definito da Patanjali come il piacere che sorge in seguito all'attrazione, e quindi alla repulsione, per qualche oggetto. Così vairagya significa assenza di qualsiasi attrazione- repulsione. Distacco derivato non da un'inibizione irrazionale o volitiva fine a se stessa, ma dalla consapevolezza-discernimento (viveka) che gli eventi-oggetti imprigionano soltanto senza risolvere alcun problema.
Ogni tipo di attaccamento (piacere-dolore) costituisce un limite alla libertà dell'anima. In altri termini, viveka e vairagya danno la capacità di spaziare in libertà negli indefiniti processi della vita e sui diversi piani esistenziali fino al raggiungimento di kaivalya ( liberazione totale , distacco totale dell'anima dalla materia e identificazione con lo Spirito Supremo ) . Così viveka può essere utilizzato su più alti livelli quando v'è un discernimento profondo tra ciò che è l'individualità o processo individuato dell'ente e l'anima o jiva che governa tale processo, o ancora tra ciò che è lo stesso jiva e l'atman in quanto pura coscienza di ordine metafisico. Se viveka ha riconosciuto l'individualità come un fattore di "caduta", di separazione dal contesto universale, vairagya può portare la coscienza individuata a stabilizzarsi come jiva o consapevolezza universale; se viveka ha riconosciuto lo stesso jiva come un semplice riflesso dell'atman (Spirito ) , vairagya può portare a far sì che il riflesso di coscienza oggettivato o manifestato si sciolga nella sua fonte originaria e trascendente.
Questi passaggi, prese di consapevolezza, atti di realizzazione sono frutto di viveka e vairagya. La giusta utilizzazione di tali strumenti dipende ovviamente dalla particolare posizione coscienziale che si ha e dalla finalità che si vuole ottenere. L'advaita-asparsa inizia con tali mezzi e finisce col trascendere il mondo dell'avidya-maya.
"E pure necessario ricordare" sostiene I.K.Taimni "che la pura assenza di attrazione dovuta alla inazione del corpo, o alla sazietà, o all'interesse per altre cose, non costituisce il vai ragya". Può avvenire che " ... l'attrazione è semplicemente sospesa, pronta a tornare alla superficie non appena si diano le condizioni necessarie.
Quel che occorre per un vairagya vero e proprio è la distruzione deliberata di tutte le attrattive e del conseguente attaccamento, e il dominio consapevole dei desideri... Il controllo sui veicoli attraverso i quali si avvertono i desideri e la consapevolezza dei dominio che nasce da tale controllo sono elementi essenziali del vairagya. Per attingere questo tipo di dominio, si dovrebbe esser stati in contatto con tentazioni di ogni specie ed essere passati attraverso prove del fuoco di ogni varietà, uscendone non soltanto trionfanti, ma senza avvertire la minima attrazione. Poiché se si sente attrazione non si è completamente dominato il desiderio anche se non si soccombe alla tentazione". |
Meditazioni iniziatiche tra Oriente e Occidente, a cura del Maestro Maurizio Dickmann (Yogacharya Ekanathananda) …Matrix è il mondo che ti è stato messo davanti agli occhi per nascondere la verità. Quale verità? Che tu sei uno schiavo…nato in una prigione che non ha sbarre, che non ha mura, che non ha odore. Una prigione per la tua mente. Ma nessuno di noi può descrivere Matrix agli altri. Devi scoprire coi tuoi occhi che cos'e' !
lunedì 14 novembre 2011
VIVEKA E VAIRAGYA....DISCERNIMENTO & NON ATTACCAMENTO VIE DELLO YOGA
YOGA & STRESS.... COME L' IPOTALAMO PUO' DIVENIRE UN KILLER !
YOGA E BENESSERE - Ipotalamo e yoga
Nel corso delle nostre lezioni abbiamo analizzato la fisiologia dello stress e i fattori esterni che lo determinano: ma bisogna approfondire l’argomento andan-do a studiare l’ipotalamo, le sue principali funzioni, e le sue relazioni con lo stress.
L’ipotalamo è un vero e proprio centro di comando a cui sottostanno tutta una serie di ghiandole secernenti ormoni, ad esempio la tiroide, che a loro volta scatenano delle reazioni, ottenendo funzioni specifiche.
La produzione dei fattori di rilascio o messaggeri di natura ormonale dall’ipotalamo, indirizzati presso ghiandole “bersaglio”, determina il rilascio da parte della suddetta ghiandola di ormoni che trasmessi ad un organo “bersaglio” lo stimolano a secernere delle sostanze che agiscono sul nostro organismo mediante reazioni chimiche specifiche.
Praticare lo Yoga, eseguire posture dolci e stabili, passeggiare a piedi scalzi sulla sabbia, vicino alle grandi distese di acqua, praticare tecniche di respirazione e meditazione, facilita il rilassamento, la rigenerazione del corpo e della mente, eleva lo spirito. Si recupera in tal modo una grande quantità di Prana, la forza vitale. Tutto ciò è fondamentale per ovviare agli effetti negativi dello stress e migliorare le condizioni di vita e lo stato mentale.
Apprendere le nove funzioni dell’ipotalamo significa conoscere il funzionamento del corpo umano, il perché un individuo perfettamente sano arriva al “CRACK” (questo è il termine con cui si designa lo stato di caduta di un individuo), capire le modificazioni che avvengono in noi grazie alla pratica delle tecniche Yoga, le quali ci forniscono un ausilio ai numerosi problemi che ci pone la vita contemporanea.
REAZIONE - ATTACCO - FUGA
E’ una delle più importanti funzioni ipotalamiche che aiuta l’individuo nella sopravvivenza in condizioni in cui debba prepararsi alla lotta, sia per aggredire, sia per difendersi, attraverso una lunga serie di reazioni: il glicogeno epatico e muscolare viene scisso in glucosio che fornisce energie all’individuo mediante combustione, si ha un aumento della pressione ematica e della frequenza cardiaca, mediante la nota scarica adrenalinica della midollare del surrene.
Questi fenomeni sono utilissimi se lo stimolo è saltuario, ma se la stimolazione è continua (in condizioni di stress) questa funzione ipotalamica trasforma l’ipotalamo stesso in una specie di “KILLER” per l’individuo.
Infatti è noto che nella condizione di stress l’individuo manifesta tachicardia, disturbi di varia natura (malattie psicosomatiche) e diminuzione dei sistemi immunitari, portando un soggetto prima fisicamente sano ma solo per un certo periodo stressato, a manifestare malattie fisiche “reali” dai generi più svariati.
La reazione — Attacco o Fuga può quindi portare realmente a numerose malattie psicosomatiche in tempi, però, che variano da individuo a individuo a parità d’intensità e frequenza di stimolazione. Nessuno è immune dallo stress.
RITMO SONNO - VEGLIA
Il ritmo sonno — veglia è il rapporto tra le ore di sonno e di veglia di un individuo. Quando l’ipotalamo funziona perfettamente il ritmo sonno — veglia è regolare, cioè un individuo, tutti i giorni, sia addormenta e si sveglia sempre nelle medesime ore.
Se l’ipotalamo non funziona regolarmente come nella condizione di stress la regolarità del ritmo sonno — veglia viene alterato e probabilmente qualcun’altra delle nove funzioni ipotalamiche.
La persona soggetta a tali disfunzioni è affaticata dal lavoro quotidiano, non riesce ad addormentarsi e a riposare bene. S’innesca così una reazione a catena che conduce il soggetto stressato alla soglia dell’ospedale o della cura psichiatrica.
Tutto ciò può avvenire anche in breve tempo circa 15 — 20 giorni; ci sono casi in cui la durata è maggiore anche di alcuni anni nei quali il soggetto inconsapevolmente “malato” riesce a sfogarsi o come comunemente si dice a scaricare.
TERMOREGOLAZIONE
La termoregolazione consiste in una serie di meccanismi sempre controllati dall’ipotalamo ed adibiti al mantenimento della temperatura corporea a livelli costanti; ad esempio la vasodilatazione e la vasocostrizione dei pori cutanei, l’aumento della frequenza cardiaca e della capacità polmonare.
Affinché i suddetti meccanismi continuino a funzionare regolarmente, dobbiamo stimolare l’ipotalamo; per esempio evitare di chiuderci ai primi freddi in casa, praticare attività fisica come lo Yoga che con l’ausilio di tecniche posturali e respiratorie allena la
termoregolazione.
CONTROLLO DELL’ADENO IPOFISI
L’ipotalamo ha sotto il suo controllo anche l’adenoipofisi; anatomicamente è situata nell’osso sfenoide e precisamente nella sella turcica nel lobo anteriore dell’ipofisi, costituendo una delle due sezioni principali della ghiandola pituitaria. L’altra parte è denominata neuroipofisi.
L’adenoipofisi regola cosi un insieme di meccanismi importati per la sopravvivenza, ma dobbiamo dire che è solo in parte controllata dall’ipotalamo. L’adenoipofisi ha altre importanti funzioni: indirettamente per il metabolismo e direttamente influenza le ovaie per la regolarizzazione del ciclo mestruale.
CONTROLLO SESSUALE
a) Perpetuazione della specie
b) Sesso psichico- libido
La procreazione e il controllo sessuale sono completamente sotto il controllo dell’ipotalamo; anche in questo caso la disfunzione della ghiandola in esame crea dei problemi agli individui: fattori di stress hanno causato ai nostri giorni due tipi di sindromi: quella da “uomo manager” e da “donna manager”. Quest’ultima causa alterazioni nel ciclo mestruale con l’eventuale scomparsa dello stesso. L’inattività prolungata delle ovaie le può rendere ipotrofiche, difatti in alcuni casi si sono riscontrate le ovaie completamente secche.
CONTROLLO DELL’H.C.L
La secrezione continua di acido cloridrico nel momento in cui i fenomeni digestivi non avvengono, determinata dall’alterazione funzionale dell’ipotalamo, provoca l’ulcera gastrica.
LA REGOLAZIONE E L’ELIMINAZIONE DELL’H2O NELL’EQUILIBRIO IDRICO (o idrico — ionico — salino)
Oltre ad essere controllato dall’ipotalamo l’equilibrio
idrico — ionico — salino è in relazione con la dieta alimentare.
A questa regolazione partecipa l’aldosterone che fa riassorbire l’acqua e il sodio.
PRESSIONE ARTERIOSA
La regolazione della pressione arteriosa avviene mediante dei meccanismi che la stabiliscono a valori medi di circa 80 — 120 per l’uomo, mentre la donna ha minima di circa 70 e la massima di 100 — 110 circa.
L’ipotensione può causare svenimenti come ad esempio nel calo della glicemia, la quale non porta a morte se il soggetto non viene a trovarsi in particolari situazioni, ad esempio alla guida di un’autovettura.
Più pericolosa è invece l’ipertensione che determina malattie psicosomatiche. L’ipotalamo impazzito può fare aumentare la pressione anche in individui ipotesi trasformandoli in ipertesi, a lungo andare può provocare l’infarto o l’ictus cerebrale, soprattutto in individui di età media intorno ai 40 — 50 anni.
Negli ultimi anni si sono verificati numerosi casi di infarto ed ictus cerebrale dovuti all’ ipertensione soprannominata e facilitati da una non corretta alimentazione, da attività sedentarie, nonché da una vita troppo frenetica.
ASSUNZIONE DEGLI ALIMENTI (sensazione della fame)
E’ la funzione che determina la frequenza del cibo assunto in sinergismo alla sensazione di pieno del canale digerente.
Comunemente si pensa che i problemi fisici di natura alimentare sia un campo di studio relativo soltanto ai dietologi e agli endocrinologi, mentre come vedremo alcuni casi di essi solo strettamente relazionati all’ipotalamo interessando altri campi di studio sempre inerenti alla medicina come la neurologia.
La fame ha tre fasi: cefalica, gastrica, e intestinale: la fase che a noi interessa è la prima quella “cefalica”. Questo è lo stimolo a mangiare che è determinato dall’odore e dal gusto e dal desiderio psichico del cibo.
Se questa fase è regolare l’individuo anche colui che ha uno stomaco slargato e di conseguenza un appetito superiore al normale non ha desiderio di mangiare in continuazione. All’opposto situazioni di stress quali insoddisfazioni ed ansie, frustrazioni, depressioni, provarono nell’individuo la ricerca di un appagamento alimentare e quindi una continua stimolazione all’assunzione del cibo.
Negli individui che manifestano tali condizioni c’è una preferenza negli alimenti dolci come ad esempio la cioccolata.Da questa sintetica e schematica analisi delle funzioni dell’ipotalamo ci accorgiamo immediatamente che tale regione del nostro cervello controlla praticamente tutte le funzioni principali del nostro organismo e quindi il suo perfetto funzionamento consente di mantenere uno stato di salute ottimale.
Abbiamo accennato al ripetersi continuo di cause stressanti che, in soggetti psicologicamente predisposti determinano malattie psicosomatiche, per esempio le persone che hanno paura di avere una perforazione allo stomaco, con l’accumulo di energie non utilizzate e lo sfogo delle stesse a livello gastrico, gli determinano l’ulcera gastrica.
L’ipotalamo è quindi il responsabile (sempre relazionandolo ai fattori esterni) dei numerosi mali contemporanei, che spesso vengono ad associarsi: tachicardia, ipertensione ed ansia.
L’onerosità dell’ipotalamo diminuisce quando riusciamo a metterlo sotto la nostra volontà, mediante le tecniche Yoga.
Famosi guru riescono a controllare molte delle funzioni ipotalamiche, rallentando ad esempio l’invecchiamento, praticando l’autoguarigione mediante la liberazione del cortisone, evitando le malattie influendo sui sistemi immunitari, aumentando il loro quoziente di Bioenergia.
Lo Yoga quindi influenza positivamente l’ipotalamo dimostrandosi l’unica soluzione, in perfetta sintonia alle funzioni del corpo umano e alle leggi che governano l’universo, che riveli risultati chiari e concreti ai mali contemporanei.
Ovviamente esistono tantissime tecniche Yoga: posizioni, respirazioni, pranajama ecc. che aiutano a ripristinare l’omeostasi.
CHAKRA & ENDOCRINOLOGIA
YOGA E BENESSERE - Yoga ed endocrinologia
E’ da un po’ di tempo che ormai anche la medicina occidentale ha assimilato dall’Oriente la convinzione che salute voglia dire realizzazione dell’armonia Corpo-Mente-Spirito. Largo sviluppo ha avuto nell’ultimo decennio l’Endocrinologia e lo studio delle sue connessioni con il Sistema Nervoso e con il Sistema Immunitario.
L’Endocrinologia si basa sul concetto fondamentale di OMEOSTASI o equilibrio, come lo Yoga che con le sue “ Asana” (posizioni), con la meditazione e con la respirazione porta al riequilibrio dell’Energia nei Chakras o Ruote di Vita, punti energetici dove l’energia del corpo può essere in eccesso o in difetto.
Eccessi o deficit ormonali esitano infatti in malattia e lo stress a cui èsottoposto l’individuo nella nostra società è il principale fattore di perturbamento dell’equilibrio endocrino.
Gli ormoni contribuiscono a mantenere l’equilibrio dell’ambiente dove si svolge la vita di cellule e tessuti, regolano la concentrazione della sostanze nutritive e della circolazione sanguigna, regolano la risposta dell’organismo a stimoli ambientali quali il freddo, i traumi, gli stress psichici e le infezioni; stimolano l’accrescimento e le funzioni riproduttive.
Fondamentale è la correlazione tra Sistema Endocrino e Sistema Nervoso. Questa interazione si svolge sia a livello Ipotalamo-Ipofisario (Sistema Nervoso Centrale) sia a livello del Sistema Nervoso Autonomo.
I Chakras della Filosofia Orientale corrispondono alla nostre ghiandole endocrine ed ai gangli nervosi,quindi il lavoro effettuato sul corpo con le metologie Yoga ed una prevenzione o diagnosi di squilibri endocrini sono una via per il benessere psico-fisico.
Ricordiamo la correlazione tra epifisi e il cosiddetto “Terzo Occhio” della filosofia filosofia esoterica dell'India: l’Epifisi è una piccola ghiandola situata nel cervello, secerne la Melatonina ed ha una attività secretoria che presenta della alternanze ritmiche legate alla luminosità dell’ambiente, raggiungendo valori massimi durante il buio e minimi con la luce diurna.
Grazie alle tecniche di respirazione e rilassamento (Prananyama e meditazione) si hanno notevoli modificazioni chimiche in seno all’organismo umano: cervello, cellule e mente.
A livello psichico i Chakras rappresentano i molti livelli di coscienza; lavorando su di essi si può sperimentare come i nostri pensieri producono le nostre emozioni e queste i nostri comportamenti e le nostre percezioni.
Diagramma dei chakra
Zone del cervello corrispondenti ai chakra
Le forme e il contenuto dei Chakra sono costituiti dalla ripetizione di schemi appresi nella nostra vita quotidiana e di abitudini che creano le azioni nel mondo che ci circonda: stress, paure, ansia e patologie con conseguente abbassamento delle difese immunitarie.
Ecco dunque il collegamento tra mente e corpo e l’importanza di lavorare con lo yoga e con la meditazione sulla consapevolezza dei nostri pensieri e delle nostre emozioni.
L’autoperpetuazione di uno schema nel lavoro, nel campo affettivo ecc., può rappresentare un blocco nella crescita personale e scatenare malattie psicosomatiche di vario genere.
Il dolore passato o lo stress influiscono sul corretto funzionamento dei nostri Chakra e quindi anche sul nostro sistema endocrino.
Di grande rilevanza è il beneficio delle posizioni e della respirazione Yoga sugli esiti di mastectomie, facilitando il ripristino della circolazione sanguigna (con la formazione di by-pass ove occorre), la circolazione linfatica e la normo epitelizzazione delle cicatrici.
Le tecniche di rilassamento e meditazione aumentano l’increzione delle endorfine e dei peptidi oppioidi necessari al recupero della serenità, del benessere, della calma e delle difese contro lo stress.
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