L'uso delle candele è molto diffuso nell'ebraismo tanto che ogni settimana a Shabbat si accendono almeno 2 candeline (compito normalmente femminile).
Nella festa di Chanukà l'uso delle candeline è fondamentale in quanto la festa che in effetti vuol dire "inaugurazione" (del primo Tempio) è chiamata anche Festa delle Luci.
La candela "NER" in ebraico, è l'acronimo di Neshamà (anima vera e propria, quella contenente il nostro nome - SHEM) e Ruach (Spirito = vento).
Questi sono due dei livelli di anima, in tutto abbiamo dal più basso al più alto:
- NEFESH - (fegato) quella parte che presiede alla vita stessa del corpo, che consente ad esso di sopravvivere quando dormiamo mentre la Neshmà è nei mondi superiori - Soddisfazione, Volontà
- RUAH - (cuore) Spirito, intelligenza emotiva
- NESHAMA' - (cervello - Pensiero), vi è inscritto il nostro nome.
- CHAYA' - Anima vivente, l'Aura
- YACHIDA' - Intelligenza Spirituale, Uomo Spirito
Bene ora questi elementi si ritrovano nell'immagine della candela e della sua fiamma.
La candela vera e propria è il corpo fisico,
Lo stoppino è la Nefesh che è strettamente legata al corpo fisico e che sopravvive fino a quando vi è la cera.
Poi abbiamo quel nucleo bluastro/nero che è Ruach.
Segue la fiamma vera e propria che è la Neshamà.
Ora usciamo dal corpo e troviamo Chayà l'emanazione vitale, la nostra Aura che è quell'alone che intravediamo intorno alla fiamma stessa.
Infine dove ormai, distanti dalla fiamma e dalla luce emessa, non vediamo più niente ma se mettiamo la mano sopra e attorno e percepiamo un calore, questo rappresenta simbolicamente Yachidà.
Vediamo quindi che gli ultimi 2 elementi sono al di fuori di noi, ma ad essi siamo collegati anche l'uno all'altro.
Da qui vediamo l'importanza del riconoscere l'altro (Acher) per ritrovarsi assieme nell'Infinitamente Uno (Echad).