Il bue e il suo pastore
Un’antica storia zen cinese
Una delle più antiche e affascinanti storie Zen cinesi: la storia dei "dieci tori" o delle "dieci icone del toro".
Il professore e maestro Zen Ueda Shizuteru ripercorre
i dieci passi della ricerca del bue che gli antichi monaci Chan cinesi prima e
quelli Zen dopo, hanno individuato lungo la via che porta alla scoperta della verità.
La storia utilizza la metafora di un pastore che ha perso il suo bue e vuole
ritrovarlo per indicare le tappe fondamentali di questo cammino.
(Traduzione a cura del prof. Matteo
Cestari)
1. Alla ricerca del bue
Perché mai cercare? Fin dall'inizio, il
bue non si è mai perso. Ma accadde che il pastore voltò le spalle a se stesso,
e così il suo bue gli diventò estraneo e si smarrì in spazi remoti e polverosi.
Le montagne natie si fanno sempre più lontane. Di colpo il pastore si trova in
un intrico di sentieri. Brama del guadagno e paura della perdita divampano come
fiamme, e l'una contro l'altra si ergono le idee di giusto e sbagliato, come
lance sul campo di battaglia.
2. Trovare le tracce del bue
Grazie alla lettura dei sutra e
all'ascolto degli insegnamenti, il pastore può ora scorgere qualcosa del senso
della verità. Ha scoperto le tracce. Ora sa che le cose, per quanto diverse
possano essere le loro forme, sono tutte dello stesso oro, e che l'essenza di
ciascuna cosa non è diversa dalla sua. Eppure, non sa ancora distinguere ciò
che è autentico da ciò che non lo è, e tanto meno il vero dal falso. Non può
neanche passare per la porta. Per questo si dice che per il momento ha solo
scoperto le tracce.
3.Trovare il bue
Nell'attimo stesso in cui il pastore ne
ode la voce, di colpo balza nell'origine e la riconosce. I sensi vaganti sono
ora acquietati, in tranquilla armonia con esso. Svelato, il bue permea con
tutto se stesso ogni atto del pastore. È presente in modo inseparabile, come il
sale nell'acqua marina o la colla nel colore. Quando il pastore apre bene gli
occhi e guarda, non vede altro che se stesso .
4.Catturare il bue
Per la prima volta, dopo essere rimasto
nascosto tanto a lungo nella selva, oggi il bue è stato incontrato. Ma il mondo
così abituale e gradevole di questa selva lo attrae ancora così tanto che
è difficile tenerlo. Non sa ancora sottrarsi al desiderio dei fragranti
cespugli. Ancora gli smania dentro un'ostinata caparbietà, ed è dominato dalla
sua natura selvatica. Se il pastore vuole davvero ammansirlo, deve domarlo con
la frusta.
5.Domare il bue
5.Domare il bue
Se nasce il più piccolo pensiero,
inesorabilmente ne segue un altro, in una giostra senza fine. Il risveglio
rende tutto vero; la cecità, invece, tutto falso. I pensieri non nascono
dalle cose attorno, ma dal cuore del pastore. Tieni salda la corda e non
concederti esitazioni !
6.Ritornare a casa in groppa al bue
Adesso la lotta è finita. E guadagno e
perdita sono svaniti nella vacuitá. Il pastore canta una canzone di boscaioli e
con il flauto intona un motivetto per bambini. In groppa al bue, alza lo
sguardo al cielo azzurro. Se qualcuno lo chiama, non si volta; se lo tira per
la manica, non si ferma.
7.Dimenticato il bue, il pastore resta
solo
Non c'è dualità nel Dharma, e il bue è
stato dipinto solo come un mezzo provvisorio, simile al cappio per catturare le
lepri o alla nassa per intrappolare i pesci. Adesso per il pastore è come se la
luna si stagliasse sulle nuvole o l'oro scintillante venisse separato dalle
scorie. Lo stesso raggio di luce fredda luccica già da prima della nascita del
mondo.
8.Oblio completo del bue e del pastore
Tutti i desideri mondani sono caduti via,
e insieme si è completamente svuotato anche il senso del sacro. Non restare
dove dimora Buddha. Va' via veloce da dove non dimora nessun Buddha. Se non si
è più attaccati a nessuno dei due luoghi, ciò che vi è di più intimo non lo si
potrà più vedere, neanche con mille occhi. Il sacro, al quale gli uccelli
consacrano fiori, è solo una vergogna.
9.Ritorno nel fondo e nell’origine
Fin dall'inizio è puro e senza polvere.
Là, qualcuno contempla il sorgere e il tramontare di ciò che ha forma, e dimora
nella raccolta quiete del non-agire. Non si lascia più illudere dalle
transitorie ed ingannevoli immagini del mondo, e non ha più bisogno di
esercitarsi. Azzurri fluiscono i torrenti, verdi si elevano le montagne.
Seduto, se ne sta a guardare le cose nel loro mutare.
10.Entrare nel mercato a mani aperte
La porta di fascine della capanna è ben
chiusa, e neanche il più saggio tra gli uomini potrebbe scoprirlo. Sepolta in
profondità la sua natura illuminata, si permette anche di deviare dai sentieri
dei venerabili saggi dell'antichità. Con in mano una fiaschetta di zucca, entra
nella piazza del mercato; appoggiandosi ad un bastone, ritorna alla capanna.
Quando gli va, frequenta osterie e banchi di pescatori, risvegliando gli
ubriaconi a se stessi.