ALCHIMIA
V I T R I O L U M
«...e fin quando non avrai la saggezza, muori per divenire, sarai soltanto un triste ospite su questa terra oscura.»
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(Goethe)
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«Colui che vuole entrare nel regno divino, deve prima entrare nel corpo di sua madre, e morirci.»
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«Chi guarda in uno specchio d’acqua, inizialmente vede la propria immagine. Chi guarda se stesso, rischia di incontrare se stesso. Lo specchio non lusinga, mostra diligentemente ciò che riflette, cioè quella faccia che non mostriamo mai al mondo perché la nascondiamo dietro il personaggio, la maschera dell’attore. Questa è la prima prova di coraggio nel percorso interiore. Una prova che basta a spaventare la maggior parte delle persone, perché l’incontro con se stessi appartiene a quelle cose spiacevoli che si evitano fino a quando si può proiettare il negativo sull’ambiente.»
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L’acronimo V.I.T.R.I.O.L.U.M., che viene usato nella letteratura alchemica, è formato dall’espressione latina Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem Veram Medicinam, che significa “Visita l’interno della terra, e rettificando troverai la pietra nascosta che è la vera medicina”.
L’alchimista scava la terra. Scavare o penetrare la terra è il primo passo del processo alchemico. La terra è il corpo, o se stessi. Penetrare la terra corrisponde a penetrare, conoscere, il proprio sé interiore.
Siamo quindi invitati a discendere nella terra, negli inferi, nell’inconscio. La terra è il simbolo dell’uomo fisico. L’uomo deve prendere coscienza del suo mondo interiore, di chi è, cosa sta facendo, quali sono le sue motivazioni ecc... Una volta rivolta l’attenzione verso l’interno, si scoprirà un mondo nuovo: gli inferi dell’Ade, il regno oscuro delle ombre e dei mostri.
Questa discesa viene anche chiamata regressus ad uterum, “ritorno nell’utero”, un termine che viene spesso usato nei riti d’iniziazione. È un ritorno simbolico a un particolare stato primordiale dell’essere che accomuna ogni uomo nell’inconscio collettivo.
Nel profondo dell’uomo, nell’oscurità della sua psiche, risiedono i moventi delle sue azioni. Dunque il regressus ad uterum, il prendere coscienza di questi moventi profondi, è una condizione necessaria per entrare nella zona di morte illuminata dalla luna, e successivamente sperimentare la rinascita.
Terra Mater, la Madre Terra, è sempre stata collegata alla nascita, con l’unione tra uomo e donna (conscio e inconscio); unione dalla quale la nuova vita sgorgherà dopo la morte. I popoli primitivi svolgevano le loro iniziazioni al buio o sottoterra, ad esempio nelle grotte. In Egitto, le iniziazioni si svolgevano nelle piramidi o nelle cripte interrate dei templi. In Persia si usavano principalmente nelle grotte, mentre gli indiani d’America avevano apposite capanne.
I misteri di Mitra venivano eseguiti in templi costruiti sottoterra. La stessa iniziazione era simboleggiata dalla penetrazione della pancia della Grande Madre, o del corpo di un mostro marino o animale selvatico.
Nella mitologia greca, Orfeo discese nell’Ade per cercare Euridice (il simbolo della sua anima perduta). Il Dio hindù Krishna discese negli inferi per cercare i suoi sei fratelli (i sei chakra, essendo Krishna il chakra della corona). Dice una leggenda che, dopo la sua morte, anche Gesù discese nel regno di Satana per salvare l’anima di Adamo (l’uomo puro).
Nell’alchimia, l’entrata dell’inconscio è spesso rappresentata dall’entrata delle grotte, da racconti di viaggi negli inferi o strani luoghi lugubri del mondo. Talvolta si trova negli scritti alchemici la rappresentazione del re che si fa il bagno. L’acqua, alchemicamente parlando, rappresenta proprio l’inconscio. Il Re, che è invece la nostra coscienza, vi si immerge proprio per venire a contatto con i suoi contenuti e così portarli alla luce, alla propria coscienza.
Un altro modo in cui questo contatto tra coscienza ed inconscio viene rappresentato è il simbolo della “coniunctio” (congiunzione) o “concepito” (concezione) tra il Re e la Regina, che avviene principalmente nell’acqua, in una sorgente o in una fontana. La Regina quindi rappresenta il femminile, l’acqua, l’inconscio.
La discesa nell’inconscio non è priva di pericoli. In senso psicologico può ad esempio sfociare nella schizofrenia. Nella mitologia, l’eroe penetra gli inferi per lottare contro mostri e demoni. La Grande Madre gli appare sotto forma di un essere terribile, spesso il Signore della Morte. Per il suo coraggio e la sua audacia, la Grande Madre, Dea della fertilità, gli offre grande conoscenza e grande saggezza.
Quando nell’alchimia si lavora con i metalli (così vengono chiamate le passioni e le emozioni dell’uomo), il piombo viene usato come materiale iniziale. Gli alchimisti dicono che nel piombo vi è un demone che può causare la pazzia. Il piombo è sotto il dominio di Saturno, il Dio della malinconia, che causa disturbi e visioni demoniache. Il piombo, il più impuro dei metalli, deve essere trasformato nel metallo puro, l’Oro, simbolo dello Spirito. In generale, il piombo rappresenta le passioni inferiori e più terrene dell’uomo.
E’ su di loro che l’alchimista opera, rettificandole (rectificando) e sublimandole sempre più. Cosa significa questo? Ce lo spiega un testo del Taoismo moderno: “Ecco perché Buddha Jou-lai (Tathagata), nella sua grande misericordia, ha rivelato il metodo, il lavoro alchemico del Fuoco, e ha insegnato al popolo a rettificare la propria vera natura e pienezza”.
Il sole e la luna sono gli opposti che nell’uomo devono essere uniti. Il calice è il “vaso” o vasca alchemica, simbolo del corpo. I segni planetari rappresentano i diversi stadi del processo alchemico. La doppia aquila è il Mercurio, il leone è lo Zolfo e la stella è il Sale, i tre ingredienti del processo.
“Rectificando”, al centro dell’acronimo VITRIOLUM, significa “correggere” gli aspetti negativi della propria psiche, purificare le emozioni negative. Serve a drizzare ciò che è cresciuto storto durante la vita. L’alchimista deve purificarsi da tutta la “sporcizia”, da tutte le sue “scorie”. Deve lavare “il corpo” per migliorarlo e perfezionarlo. I metalli devono essere purificati da “elementi esterni impuri e distruttivi”. I metalli in questo caso possono essere interpretati come emozioni.
Il Taoismo sottolinea l’importanza della purificazione dalle tendenze egoistiche che separano l’uomo dalla sua natura eterna. Un uomo che si sforza d’ottenere il Tao deve rinunciare alla brama e al desiderio e divenire un bambino che si unisce al Tao. Con questa purificazione, avviene la rinascita. Pertanto un alchimista deve rifuggire le masse e iniziare il processo di meditatio, auto-riflessione, in silenzio.
Anche il Buddhismo insegna la purificazione. L’uomo può arrivare alla salvezza separandosi dalle faccende mondane che lo fanno deviare dal suo vero sentiero. Egli vede che la vita terrena di per sé non è soddisfacente. L’uomo è insoddisfatto perché i suoi desideri sono senza limiti. Deve liberarsi dalle catene dei suoi desideri.
Entrare nell’inconscio significa anche entrare nell’inconscio collettivo che tutti condividiamo. Nella mitologia greca vi era il Tartaro, nome originariamente usato per indicare gli inferi. Il Tartaro è il mondo psichico nel profondo dell’uomo, dove risiedono tutti gli istinti inferiori, come la brama di uccidere e distruggere, la sete di sangue, la paura, l’odio, la vendetta, il desiderio di potenza eccetera. Non è facile da ammettere a se stessi, ma tutte risiedono in noi. Abbiamo represso tutte le nostre emozioni oscure confinandole nel profondo regno del Tartaro. Questa è l’eredità umana, risalente a tempi antichi.
È compito dell’uomo conoscere, sentire ed essere responsabile di tutte le proprie emozioni. Esse non devono essere semplicemente represse, poiché così facendo si otterrebbe l’unico effetto di “comprimerle” in qualche angolino della propria psiche, dal quale potrebbero emergere quando meno ce le aspettiamo. Vanno invece sublimate, cambiate e trasmutate in sentimenti più elevati.
La repressione incatena l’uomo proprio agli oggetti che reprime, ma la purificazione li trasmuterà in elementi positivi, portandolo più vicino alla sua vera essenza. Fin quando non intraprenderemo consapevolmente la Grande Opera, dolore e sofferenza disturberanno le nostre vite. Dobbiamo affrontare i mitici mostri nella profondità del nostro inconscio e illuminarli. Essi fanno parte dell’essere umano. Non possiamo scartarli, ma possiamo controllarli, dominarli, imparare da loro, e trasformarli in servitori del Divino. I mostri non sono mostri di per sé. Sono soltanto caratteristiche della natura umana che sono state distorte o che quantomeno non ci sono più utili. Noi possiamo rettificarle ed utilizzarle a nostro vantaggio, per ascendere alla Consapevolezza del Sè.
Questo compito non è per l’aspirante iniziato. È soltanto per gli audaci che osano affrontare l’oscurità dell’anima. Il coraggio di molti fallirà, ed essi torneranno a casa. Perciò il pellegrino non intraprende un sentiero facile, perché il mondo del piacere non è più suo. Egli ha scelto il percorso di Arete (Dea della Virtù), che lo porta verso molti pericoli e strade difficili, in solitudine e con fatica, ma infine diverrà immortale. Chi perderà la vita, la otterrà.
Se sei davvero deciso a trovare il Tao, puoi farlo anche quando sei in una città e hai una posizione di rilievo in faccende mondane. Questo non è contraddittorio. Il lavoro è semplice e vicino, il segreto è così semplice, che, se fosse rivelato, vi sarebbero risate tutt’intorno.
I L D R A G O
«L’acquietarsi del cuore è la vera alchimia che trasmuta il mercurio in argento.»
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(Inayat Khan)
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«Mentre l’uomo comune cerca di biasimare gli altri e biasimare il fato, il nobile cerca il difetto dentro se stesso.»
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(I Ching)
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Nel simbolismo alchemico il drago rappresenta ciò che Carl Gustav Jung chiamava l’Ombra. L’Ombra è il nome di una serie di caratteristiche e impulsi che potrebbero essere consci, ma che vengono negati. Allo stesso tempo essi sono riconoscibili e visibili negli altri. Alcuni esempi di Ombra sono: egoismo, pigrizia, intrighi, fantasie irreali, indifferenza, ossessione per il denaro e la proprietà. L’Ombra è l’essere inferiore in noi che desidera ciò che non ci autorizziamo perché è incivile, perché è incompatibile con le regole della società e con l’immagine della nostra personalità ideale. È tutto ciò di cui ci vergogniamo.
L’alchimista con il viso scuro corrisponde alla prima fase del Nigredo, durante la quale il drago viene ucciso e trasformato dalla penetrazione del fuoco segreto (la freccia) dell’arciere , come nel mito di Apollo che uccise il pitone di Delfi.
Il drago risiede sempre nelle grotte, e quindi nella terra, negli inferi, e nell’inconscio. Quando il drago lascia la sua caverna, esso divora le vergini. È il nostro emotivo drago interiore che distrugge la nostra coscienza vergine, come quando appare nel conscio esprimendo negatività quali l’invidia, la gelosia, l’odio, ecc..
Il drago non è mai soddisfatto. Vuole sempre più tesori, sempre più vergini. Non è forse questa un’immagine accurata dell’uomo? La coscienza e la vigilanza sono incantate dal drago. Il drago mitologico ha il potere di ammaliare, di ipnotizzare con la sua voce l’audace cavaliere che ha osato sfidarlo. Il drago può anche imporre enigmi in cui il cavaliere si perde.
Se vogliamo salvare la purezza della coscienza (la vergine), allora il drago deve essere ucciso. A dire il vero questa espressione non è proprio corretta. In alcune storie in cui il drago viene sconfitto e ammansito, esso viene penetrato da una lancia con la punta di ferro.
Il ferro veniva sempre considerato un metallo speciale, poiché si trovava nei meteoriti. In quanto metallo associato a Marte, il ferro ha una forza attiva, distruttiva. La lancia, come simbolo fallico, è il “fuoco segreto” alchemico. Allo stesso modo il Dio greco del sole, Apollo, penetrò il Pitone di Delfi con delle frecce e lasciò il Pitone a marcire accanto al tempio. Da allora quel luogo ha nome Pytho (putrefazione).
E questo ci introduce alla conoscenza della prima delle tre fasi della Grande Opera: l’Opera al Nero, o Putrefazione. Il drago morto subisce una trasmutazione. La morte del drago non è una fine, ma l’inizio della Grande Opera. Dal drago morto si levano vapori e sostanze volatili, come si vede nelle immagini alchemiche. Altrimenti detto, la terra è parzialmente trasformata in acqua e ascende sotto forma di vapore. Alcune fonti sostengono che nella testa del drago si trovi una pietra, un chiaro riferimento alla pietra grezza, ‘prima materia’ o materia prima.
L’uccisione del drago richiama anche un evento cosmico. È la penetrazione della materia prima come oceano primario, o caos primario del fuoco segreto o spirito divino. Il serpente di fuoco emanò fuoco e luce nelle acque primarie. Quando il drago (o serpente, dato che il gatto di Ra, il dio sole, tagliò la testa del serpente Apophis), venne ucciso, il caos originale cessò e il processo di evoluzione cosmica ebbe inizio.
Nella mitologia greca, anche l’idra di Lerna era un tipo di drago, e aveva un simbolismo analogo. Ercole uccise l’idra durante la seconda delle sue fatiche.
L’idra di Lerna viveva in una palude, la dimora degli istinti primari, delle passioni, le brame, i desideri. Chiunque venga coinvolto in queste emozioni entra in una palude in cui rischia di annegare. Dunque Ercole tirò frecce di fuoco (il fuoco alchemico) per stanarla dal suo nascondiglio. Dapprima tagliò le teste dell’idra, ma esse ricrebbero. Un approccio energico non è il metodo adatto. Poi suo nipote Joales venne in suo soccorso. Cominciò a bruciare i tagli con tronchi infuocati in modo tale che le teste non potessero riformarsi. Ciò indica che è un atteggiamento sistematico, paziente, riflessivo e profondo, quello che viene richiesto.
Bisogna notare che quando l’alchimista parla del Drago Verde, egli si riferisce allo spirito universale presente in tutto, da non confondersi quindi con lo stesso concetto del drago degli inferi.
N I G R E D O
Il saggio non è sorpreso dalla morte, egli è sempre pronto ad andarsene. ( La Fontane )
Questo stato melanconico è così potente che, secondo scienziati e dottori, può attrarre demoni al corpo, anche al punto che si può entrare in confusione mentale o avere visioni. ( Agrippa )
Nigredo, o “nerezza”, nel linguaggio alchemico significa putrefazione, decomposizione. Con la penetrazione del fuoco esterno, il fuoco interno viene attivato e la materia inizia a putrefarsi. Il corpo si riduce alla materia prima da cui originò. Questo processo viene anche chiamato “cottura”. La terra nera è chiusa in un vaso o in una borraccia e scaldata.
Il corpo deve essere decomposto. Ciò significa spostare la propria consapevolezza all’io interiore. I pianeti rappresentano entrambi stadi di questo processo durante il quale le energie del corpo devono essere trasmutate. La stella Saturno è nera, giacché Saturno simboleggia la Nigredo.
Il Sole e la Luna sono gli opposti da unire, e il fuoco e l’aria sono gli elementi che stimolano la decomposizione. Il corvo nero è un altro simbolo della Nigredo. I due uccelli che escono dal corpo sono l’anima e lo spirito. Bisogna diventare consapevoli della propria anima e del proprio spirito. Il cerchio evidenzia l’idea dell’unione o unificazione.
"La putrefazione è così efficace che distrugge la vecchia natura e la vecchia forma dei corpi in decomposizione, li trasmuta in un nuovo stato dell’essere per dar loro un frutto completamente nuovo. Tutto ciò che vive, muore; tutto ciò che è morto si putrefà e trova nuova vita”
Nella , la Nigredo rappresenta le difficoltà che l’uomo deve superare durante il suo viaggio negli inferi, ossia all’interno di se stesso. La Nigredo è talvolta definita “più nera del nero più nero”. Ercole doveva portare a termine dodici compiti quasi impossibili. Il pellegrino incontra tradizionalmente ombre, mostri, demoni. Negli antichi misteri i candidati dovevano subire prove iniziatiche difficili, a volte dolorose e addirittura pericolose.
Oltre alla testa di corvo (“caput corvi”), uno dei simboli della Nigredo in alchimia è la “decapitazione”. Tutti questi simboli fanno riferimento alla morte dell’uomo comune, intesa come morte del suo caos interiore e dei suoi dubbi, poiché egli è incapace di trovare da solo la verità dentro di sé. In una delle sue fatiche, Ercole pulisce le stalle di Augias, a rappresentare la pulizia di tutte le impurità interiori.
Un frate in meditazione in una crepa della terra mostra che l’alchimia era innanzitutto una pratica spirituale. Le figure assomiglianti a uccelli sono l’anima e lo spirito di cui si deve divenire consapevoli.
Psicologicamente, la Nigredo è il processo in cui ci si dirige verso il ritrovamento dell’auto-conoscenza. Un problema riceve piena attenzione e viene ridotto alla sua essenza. Ciò non viene fatto in maniera esclusivamente mentale o intellettuale, ma soprattutto usando le emozioni. Con la vera immersione si causa la putrefazione, la decomposizione di ciò in cui si era incastrati.
Il confronto con la realtà interna è spesso doloroso e può portare alla depressione. Ma una volta entrati nella profondità del buio, con la scoperta del seme del problema - il seme nella materia prima - nasce la luce bianca (albedo, bianchezza, la fase seguente). Sorge uno stato di riposo.
La presa di coscienza del problema è stata ottenuta, il problema è stato emotivamente elaborato ed emerge la conoscenza su come affrontarlo in un modo più positivo e costruire così un atteggiamento più puro. Gli alchimisti parlavano di sciogliere “il miscuglio” (l’uomo con tutte le sue complessità) allo scopo di tornare al germe originario, alla Quintessenza.
“Ciò da cui una cosa è stata fatta in modo naturale, attraverso quella stessa cosa deve tornare a uno stato dissolto nella sua stessa natura. Tutto deve essere dissolto e ridotto a quella forma da cui scaturì” (Anton Joseph Kirchweger, 1728)
La “Materia” deve essere spogliata delle sue superfluità per arrivare al centro che contiene tutto il nucleo del “miscuglio”. Il seme è l’essenza e contiene tutte i poteri essenziali del corpo. Bisogna arrivare al centro dei problemi, al centro delle emozioni, il centro di se stessi. Lì risiede il potere della trasformazione.
Saturno è il pianeta che simbolicamente governa la fase della Nigredo. Analogamente a Mercurio, il simbolo di Saturno viene usato, in alchimia, come simbolo del caos, della materia prima sotto forma di pietra grezza e della pietra filosofale. Questi sono tutti simboli che indicano l’uomo all’inizio del processo alchemico. Saturno, coi suoi strumenti tradizionali - la falce e la clessidra - è il dio della morte e della putrefazione, dalle quali sorgerà nuova vita.
Come la lancia e la spada, la falce è uno strumento di penetrazione. Saturno è il piombo del filosofo. È il dio che causa malinconia e visioni demoniache. La “Malinconia” è un altro termine che indica la Nigredo. Dato che può sorgere la malinconia quando si lavora alchemicamente su se stessi, l’alchimista consiglia l’uso della musica per innalzare l’anima.
Saturno è anche il dio della fertilità. Da qui l’espressione alchemica: “la nostra terra nera è terra fertile”, che esprime la trasformazione della morte a nuova vita, chiaramente descritta nella tredicesima carta dei tarocchi. Per dar vita a un nuovo inizio la putrefazione è una fase necessaria.
La vita stessa è un ciclo di morte e rinascita, con la continua creazione di nuova vita che da all’uomo l’opportunità di lavorare su se stesso e sforzarsi di perfezionare la propria condizione. Gli alchimisti sostengono che la Nigredo dura quaranta giorni. Questo periodo di quaranta giorni ha un valore simbolico .
Gesù digiunò per quaranta giorni nel deserto; ci sono quaranta giorni di digiuno tra la Pasqua e l’Ascensione; gli israeliti girovagarono nel deserto per quaranta giorni; il diluvio universale, con il quale Dio mondò la terra dai peccatori, durò quaranta giorni e quaranta notti; Sant’Antonio passò quaranta giorni nel Sahara, tormentato da estreme visioni erotiche e demoni.
A L B E D O
lL processo alchemico è un metodo di autoconoscenza che l’anima attraversa ben al di là del suo regno d’esistenza. Mary Anne Atwood
Il gioiello è andato perduto nella materia e tutti lo cercano. Alcuni lo cercano a est, alcuni a ovest, alcuni nell’acqua e alcuni tra le pietre. Ma il servo Kabir ha trovato il suo valore e lo ha accuratamente avvolto nel lembo del mantello del suo cuore. ( R. Tagore )
L’Albedo è una fase il cui significato venne tenuto segreto per molti secoli. Il significato della terza fase alchemica, Rubedo o rossezza, è ancor più segreto e non semplice da spiegare o capire.
L’unione del Re Rosso con la Regina Bianca, simbolo dell’unione di maschio e femmina, albedo e rubedo. Altrimenti detto, quando si è ottenuta l’albedo (avendo scoperto la luce divina nel proprio Sé), lo “spirito” deve essere saldato (l’aquila in discesa), ottenendo la Rubedo. I due leoni con una testa significano la natura unificata che è stata ottenuta. Dalla loro bocca scorre l’acqua della vita.
La Rubedo è la fase successiva all’Albedo. Questo è il motivo per cui sono spesso rappresentati in collegamento l’uno con l’altro, come la Regina Bianca e il Re Rosso. Una volta scoperta la luce bianca, essa deve essere resa l’unica realtà nella nostra coscienza. Dopo la discesa nell’inconscio, nel buio, negli inferi, si è trovata la luce, si è trovato lo Spirito volatile. Ora lo Spirito volatile, o argento vivo, deve essere fissato o coagulato. Ciò significa che la nostra coscienza, o attenzione, deve penetrare completamente l’inconscio, o anima, o tutto ciò che è nascosto in noi.
Facendo ciò, fissiamo (cioè portiamo a coscienza) il volatile e lo rendiamo durevole. Quando tutto in noi è stato purificato e appare la Luce, dobbiamo saldare questa Luce e renderla durevole in modo che rimanga sempre presente.
Lo zolfo bianco ottenuto durante l’Albedo viene anche chiamato: “i corpi composti dalla pura essenza dei metalli”. I metalli sono il contenuto dell’anima, e ora sono stati ridotti alla loro pura essenza. Ora che l’anima è stata penetrata dalla pura luce, l’alchimista deve renderla permanente. Nelle filosofie orientali la Rubedo corrisponde alla formazione del “corpo di diamante”, un termine appropriato alla pura e permanente Pietra Filosofale.
L’alchimista risorto passa dal buio alla Luce.
Nel Cristianesimo corrisponde alla resurrezione di Cristo. Gesù “salda” l’indumento di luce di Cristo. Gesù ha abbandonato il suo vecchio corpo e portato il suo essere divino interiore, il corpo di Cristo, alla coscienza e lo ha reso la sua realtà. Ciò che Gesù fece duemila anni fa può essere fatto allo stesso modo da ognuno di noi, perché siamo tutti partecipi del divino, e tutti portiamo l’essenza divina, o corpo di Cristo, in noi.
Quando si è realizzata la Rubedo, l’alchimista ha accettato la sua eredità spirituale. È divenuto ciò che è sempre stato senza averlo mai saputo. Ha realizzato la sua essenza divina mentre era ancora nel suo corpo fisico. È ciò che gli gnostici chiamavano pneuma, lo spirito divino in ogni uomo, nascosto nella profonda oscurità del mondo, che può essere reso di nuovo conscio. Quando la Rubedo è stata manifestata, l’uomo è maestro sia sul mondo fisico che su quello spirituale. Egli è divenuto il Re, maestro di se stesso.
Quando l’unificazione di tutte le energie dei quattro aspetti della totalità è stata ottenuta, sorge un nuovo stato d’essere che non è più soggetto a cambiamenti. L’alchimia cinese lo chiama il “corpo di diamante”, che corrisponde al corpus incorruptibile (corpo intoccabile) dell’alchimia europea. È analogo anche al corpus glorificationis (corpo glorificato) della tradizione Cristiana.
Nelle tradizioni yoga, la Rubedo corrisponde all’unificazione dello spirito umano, chiamato atman, con il Brahman. L’Atman è parte del Brahman. Brahman è l’anima del Tutto, è il respiro o l’energia che scorre dentro di noi e ci dà vita e coscienza. Atman è il sé individuale, Brahman è il sé universale.
“Come il corpo era lento, grezzo, impuro, buio e distruttibile a causa della mancanza di potenza e energia, così la rinascita lo unifica all’anima e allo spirito - vivificato e volatile, leggero e penetrante, puro, rifinito e chiaro, trasbordante di energia, indistruttibile e pieno d’energia, ed è in grado di mantenere questo stato”. (Franciscus Kieser, 1600 ca.).
“Sali al di sopra di ogni altezza, scendi più in basso di ogni profondità; ricevi tutte le impressioni sensoriali del creato: acqua, fuoco, asciutto e bagnato. Pensa che sei presente ovunque: nel mare, nella terra e in cielo; pensa che non sei mai nato e che sei ancora allo stato embrionale: giovane e vecchio, morto e nell’aldilà. Comprendi tutto allo stesso tempo: tempo, spazio, cose, qualità e quantità” (Corpus hermeticum, 1460).
Sento che tutte le stelle brillano in me. Il mondo si spacca come un’inondazione dell’anima. I fiori si aprono nel mio corpo. Giovinezza di terra e d’acqua brucia come incenso nel mio cuore, e il respiro di ogni cosa suona come in un flauto attraverso i miei pensieri.
L’ O R O
Vi è nel cielo una fontana capovolta. In essa una fiamma brucia giorno e notte. Questa fiamma brucia eternamente e non necessita stoppino o olio. Giorno e notte la fiamma brucia, tutto l’anno, ogni stagione, e non conosce cambiamenti.
Il conseguimento della Rubedo, o rossore, è simbolizzato dalla trasmutazione in Oro. Gli alchimisti parlano spesso di “oro vivente”. L’“oro vivente dei filosofi” è il fuoco puro dentro la pietra filosofale, o nell’argento vivo, o nell’umidità base della natura che è completamente penetrata dal fuoco.
L’oro vivente è il seme stabile che vivifica l’argento vivo del filosofo e la materia della pietra, ossia l’umidità base dei metalli. È una luce vestita di un perfetto, puro corpo etereo. Tutto ciò sembra misterioso, ma leggilo ancora e sappi che l’oro vivente è pura coscienza, pura consapevolezza.
L’alchimista è rinato come Sole, che è eguale all’Oro. Egli è stato illuminato, lui stesso è divenuto luce, e ora domina i tre regni della natura.
Lo zolfo e l’oro rappresentano sempre la coscienza, la consapevolezza.
“Non per niente i filosofi hanno dato allo zolfo, o fuoco, il nome oro, poiché è davvero oro sia in essenza che in sostanza, ma molto più perfetto dell’oro comune.
È un oro che è completamente zolfo, o piuttosto un vero zolfo d’oro, un oro che è totalmente fuoco, o il vero fuoco dell’oro che cresce nelle caverne e nelle miniere filosofiche , un oro che non può essere cambiato o superato da alcun altro elemento , un oro assai stabile in cui vi è soltanto stabilità , un oro assai puro perché è la purezza stessa, un oro assai potente poiché senza di esso tutto il resto languisce , un oro balsamico poiché preserva i corpi dalla decomposizione , un oro animale poiché è l’anima degli elementi dell’intera natura inferiore; un oro minerale poiché è di zolfo, di argento vivo, di sale; un oro etereo poiché la sua natura è celeste ed è un vero cielo terreno velato da un altro cielo; infine è un oro solare, poiché è il figlio legittimo del Sole e il vero Sole della Natura; il suo potere dona forza agli elementi il cui calore vivifica le anime e il cui movimento porta la Natura intera al movimento; dalla sua influenza si eleva il potere delle cose, poiché è l’influenza della luce, una parte dei cieli, il sole inferiore e la Luce della Natura, senza cui persino la scienza sarebbe cieca; senza il suo calore la ragione sarebbe stupida; senza i suoi raggi l’immaginazione sarebbe morta; senza le sue influenze lo spirito è sterile; e senza la sua luce l’intelletto rimarrebbe nel buio eterno”.
Talvolta gli alchimisti parlano di tre tipi di oro. Il primo è un oro astrale, il cui centro è nel Sole. Trasferisce questo oro con i suoi raggi contemporaneamente a tutti i pianeti inferiori con la sua luce.
È una sostanza infuocata ed è un’emanazione costante dei corpi stellari che permea l’universo intero. Lo spazio, l’atmosfera dei pianeti e gli stessi pianeti ne sono colmi. Assorbiamo costantemente questo oro astrale col nostro respiro. Le particelle astrali dell’oro si spargono allora su tutto il nostro corpo. Questa descrizione alchemica corrisponde accuratamente a ciò che nelle filosofie orientali viene chiamato prana.
Il secondo tipo è l’oro elementare. È la parte più pura e più fissa degli elementi e di tutte le sostanze composte. Tutti gli esseri viventi dei tre regni naturali hanno questo prezioso oro elementare dentro di loro. Viene anche detto fuoco centrale della terra.
Il terzo tipo è il comune metallo, l’oro.
Gli alchimisti dicono anche che l’oro elementare (coscienza pura) è la pietra filosofale resa pura e perfetta dalla Grande Opera. Gerhard Dorn (XVI secolo) descrive l’oro alchemico come l’influenza divina e creativa presente in tutta la materia.
“L’oro è la medicina che nel suo funzionamento originale è temprato dall’arte dell’alchimia, e quindi può influenzare tutte le altre cose terrene e materiali in maniera positiva... L’oro è la forma che è stata separata o portata via dal suo corpo esteriore, ed è così penetrante che con la sua forma celeste influenza ogni cosa esteriore. L’oro è il seme divino nascosto in tutte le cose, non soltanto nei metalli, ma in tutte le cose materiali, e può essere reso visibile col calore.
E proprio come all’inizio, quando Dio creò il mondo ed ebbe un’influenza creativa sulla materia, con questo oro (che hai ottenuto dalla materia) hai ciò che ripete il lavoro creativo di Dio - con quello, ne hai una piccola porzione tra le mani. Con questo, col potere derivato da Dio, si possono creare e trasformare le cose. L’oro ha la sua potenza perché ha la virtù di essere uno. Anche i vegetali possono far scaturire una medicina che si può usare in questo modo”.
P I E T R A F I L O S O F A L E
Non troverai la pietra filosofale finché non sarai perfetto. ( Grillot de Givry )
Come vi è olio nel seme di sesamo e una scintilla nella pietra focaia così il tuo Amato è nel tuo corpo. Sveglialo se puoi. Come la pupilla è nell'occhio così il creatore è nel corpo. Lo stolto non conosce questo segreto e corre fuori cercandolo invano. Ciò che cerchi è nei quattro angoli della terra. È Dentro, tu non lo vedi, perché vive dietro i veli dell'illusione. Kabir Sahib
Dal XII secolo in poi, gli alchimisti parlarono di un agens necessario alla trasmutazione. Questo agens aveva molti nomi, ma il più conosciuto è “Pietra Filosofale”. Altri nomi sono: polvere filosofale, grande elisir, quintessenza. La pietra filosofale poteva trasmutare i metalli in oro. Nella Grande Opera, la pietra filosofale è l'uomo stesso, essendo egli all'inizio della Grande Opera e alla fine. In generale, la pietra è lo spirito universale, presente in tutto ciò che è stato creato, e quindi anche nello stesso alchimista.
Le descrizioni sono molte e non sempre simili. Paracelso la descriveva come fissa e rosso scuro; Berigard da Pisa diceva che il suo colore era quello dei papaveri; Raimondo Lullo diceva che il suo colore assomigliava a quello del rubino; Helvetius sosteneva che fosse di un giallo brillante. Molti alchimisti diedero le loro descrizioni, spesso contraddicendosi l’un l’altro. Khalid lo riassunse così: “La pietra unifica in sé tutti i colori. È bianca, rossa, gialla, blu cielo e verde”. La trasmutazione è un processo altamente personale, e quindi ogni alchimista ne ha un’opinione diversa. Alcuni di loro parlavano di una sostanza fisica.
La pietra filosofale è il simbolo dell’uomo perfetto, il risultato finale del lavoro filosofico. Anche se viene spesso associata ad argento vivo e zolfo, la pietra filosofale è difficile da spiegare a parole. Semplicemente, non abbiamo il linguaggio per farlo.
“Non si è mai capito cosa intendessero i filosofi antichi per pietra filosofale. Non si può rispondere a questa domanda prima di aver capito che gli alchimisti ponevano la loro attenzione su qualcosa di inconscio. Solo la psicologia dell’inconscio può spiegare il segreto. La teoria dell’inconscio ci insegna che fino a quando questa proiezione è diretta su quel qualcosa, rimarrà inaccessibile. Quindi il lavoro degli antichi alchimisti rivela molto poco del segreto dell’alchimia” (Carl Gustav Jung).
Bisognerebbe anche considerare il fatto che gli alchimisti spesso usavano un linguaggio simbolico. I simboli sono un mezzo per trasmettere informazioni, ma questo mezzo richiede un approccio totalmente diverso di comprensione, qualcosa che nella società moderna troviamo difficile.
“Quasi tutti coloro che hanno sentito parlare della pietra filosofale e del suo potere, chiedono dove si possa trovare. Il filosofo dà sempre una duplice risposta. Prima dice che Adamo ha preso la pietra filosofale dal Paradiso e che è ora presente dentro di te, dentro di me e dentro tutti, e che gli uccelli di terre lontane la hanno portata con loro. Poi il filosofo risponde che si può trovare nella terra, nelle montagne, nell’aria e nel fiume. Allora in che modo bisogna cercare? Per me, in entrambi i modi, ma ogni modo ha il suo modo”. (Michael Maier, 1617).
“La pietra filosofale è innanzitutto la creazione dell’uomo da parte di se stesso, vale a dire l’intera conquista del proprio potenziale e del proprio futuro; è in particolare la completa liberazione della propria volontà, che darà il dominio assoluto sull’Azoth e sul regno del magnetismo, vale a dire il potere assoluto sulla forza magnetica universale”. (Eliphas Levi, 19° secolo).
La pietra filosofale è presente anche nelle leggende del Graal. In quel caso si tratta del calice colmo di azioni cavalleresche e buone, che ridonerà fertilità al regno del Re. Il Re in queste leggende è il nostro Sé superiore, il nostro Sé divino, lo Spirito, l’Uomo Celeste o Adamo Kadmon, che è stato relegato giù nel mondo terreno. Trovare questa pietra, o il divino interiore, e lavorare su se stessi per portarlo alla superficie, donerà successo al Palazzo del Re.
Wolfram von Eschenbach diceva che il Graal era una pietra preziosa, portatrice di ricchi frutti di Saggezza e Purezza.
La pietra filosofale è spesso messa in relazione alla forza vitale. In alcune incisioni alchemiche, l’acqua scorre da una pietra. La pietra è la pietra filosofale, fonte dell’elisir della vita: “ciò che è come il fuoco ma scorre come l’acqua”. Tutti lo abbiamo dentro di noi.
Una volta Meister Eckhart incontrò un bel giovane. Gli chiese da dove venisse. “Da Dio”, gli rispose. “Dove lo hai lasciato?”. “In cuori virtuosi”. “Dove vuoi andare?”. “Da Dio”. “Dove lo trovi?”. “Dove ho lasciato tutte le creazioni”. “Cosa sei?”. “Un Re”. “Dov’è il tuo regno?”. “Nel mio cuore”. “Sappi che nessuno condivide questo con te”. “Lo so”. Allora Meister Echkart lo portò nella sua cella: “Prendi qualsiasi abito tu voglia”. “Così non sarei più un Re”. E scomparve. Era Dio stesso. E gli aveva fatto uno scherzo.
L’ E L I S I R O L A T I N T U R A
Colui che beve dall’acqua che io gli darò non soffrirà mai più la sete poiché l’acqua che proviene dal divino diverrà come una sorgente in loro innalzandosi alla vita eterna. (Vangelo dei dodici apostoli, 28:10)
In termini alchemici, il corpo viene ridotto a acqua d’argento vivo da cui successivamente viene prodotto l’elisir. Altrimenti detto, viene creato uno spirito vivificante. L’elisir è un sinonimo della pietra filosofale, ma l’alchimista usa il termine elisir quando si riferisce innanzitutto alle sue proprietà energetiche e guaritrici.
Secondo alcuni alchimisti, l’elisir è la seconda fase della Grande Opera, mentre la tintura è la terza fase. Dato che la seconda fase è l’Albedo, o bianchezza, anche la tintura viene detta: “tintura bianca”. È lo stato di materia cotta o digerita che assume un colore bianco. Quando è proiettata sui metalli, li trasforma in argento. È una medicina per piante e minerali. Parliamo di uno spirito purificato (dell’uomo) che, anche se è soltanto alla seconda fase, sta già guarendo il corpo e l’anima.
L’elisir rosso corrisponde alla terza fase: la Rubedo o rossore. Esso indica la pietra perfetta. Gli alchimisti arabi lo chiamavano semplicemente elisir, che significava “lievito”. Il lievito fa lievitare l’impasto, ciò che nel senso filosofico indica una “moltiplicazione”. In relazione all’elisir, fa moltiplicare l’energia spirituale e quindi negli esseri viventi ha una funzione guaritrice. L’elisir cura tutti i mali e rende perfetti (cioè di nuovo sani) tutti i metalli imperfetti (come gli organi e le cellule).
Il termine tintura viene usato per la sua qualità penetrante. La tintura è l’ultimo grado di trasmutazione dei corpi naturali. Porta tutte le cose imperfette alla perfezione. Paracelso si riferisce alla tintura come a una sostanza assai nobile che colora tutti corpi metallici e umani, e li cambia in un’essenza superiore. Essa penetra tutti i corpi e li fa “ascendere” come fa il lievito.
La tintura o elisir è talvolta rappresentata anche come acqua della vita che sgorga da una fontana, la fontana della giovinezza.
Artephius (XII secolo) scrisse nel suo “Libro Segreto” di essere in vita da duemila anni grazie al suo elisir. Simili dichiarazioni furono fatte da altri alchimisti. Si dice che il noto Conte di Saint-German (XVII-XVIII secolo) non invecchiasse per merito dell’elisir. Ricordiamoci che non si tratta di una sostanza fisica, ma dell’energia divina interiore dell’alchimista che è stata portata avanti e che mantiene giovane il corpo.
Si è sempre creduto che ci fosse qualche tipo di liquido, o di bevanda, che potesse prolungare la vita e dare al corpo una quasi immortalità. Sfortunatamente l’uomo comune spesso prese questo concetto alla lettera e tentò di creare un liquido. Questo liquido, o acqua della vita, è invece un termine simbolico per ciò che è presente nell’uomo stesso.
Nelle antiche scritture Indù (i Veda e i Purana) si trova il concetto di Amrita. L’Amrita è la bevanda o il cibo degli dei. È l’alimento che dona l’immortalità, ed è creato dall’oceano di latte. Gli dei greci bevevano l’Ambrosia o il Nettare, che avevano le stesse caratteristiche.
Gli alchimisti e i cabalisti parlano dell’acqua della vita in termini ad esempio di Ab-e-Hyat, o “essenza pungente, infuocata”. Più comunemente viene denominata “alkahest” o solvente comune. L’alchimista produce la sua tintura purificando il suo corpo, le sue emozioni e i suoi pensieri, finché non si identifica con la sua essenza divina. Quando l’essenza divina è realizzata, l’acqua della vita sgorga e porta via tutte le rimanenti scorie, lasciando l’oro puro. L’elisir o tintura fa dell’alchimista un uomo nuovo. Egli rinasce ed è immortale, partecipa della saggezza divina e dell’unità con la Sorgente di tutto. È divenuto un Re del cielo.
L’ O P E R A Z I O N E U N I C A
Non si dovrebbe abbandonare il dovere per il quale si è nati, anche se ha qualche imperfezione; perché tutto ciò che si fa è avvolto dall'imperfezione, proprio come il fuoco è avvolto dal fumo. Bhagavad-gita 18:48
L’alchimista ripete spesso che l’intera opera alchemica è un processo unico, che richiede un’unica, semplice azione. Questa azione ha nomi diversi, a seconda del proprio punto di vista. Può chiamarsi purificazione, lavaggio, pulizia, riscaldamento, cottura, distillazione eccetera. Alcuni alchimisti mettono questi termini in un ordine apparentemente cronologico.
Atlanta Fugiens, Michael Maier, Franfurt, 1617. L’intera opera non è altro che riscaldamento, cottura: uno dei molti simboli che mostrano come l’intero processo alchemico non è altro che azione continua. Si può chiamare meditazione, o chiara consapevolezza, ma deve essere fatto di continuo. Questa è l’unico modo in cui la purificazione del corpo e dell’anima risulterà nello svelare la vera divina natura del praticante.
All’inizio, l’opera si chiama dissoluzione, poiché il fuoco centrale, che è stato attizzato, trasforma la terra in acqua. La dissoluzione è la riduzione di ciò che è fisso e asciutto in essenza d’acqua. Il fisso è reso fluido. Il fluido viene anche chiamato argento vivo o materia prima. Dice sulla dissoluzione, Pernety (1858): “La soluzione filosofica è la trasformazione dell’umidità base fissa in un corpo acquoso. L’origine di questa dissoluzione è lo spirito volatile racchiuso nella prima acqua”. Si potrebbe dire che la propria coscienza, che è sempre presente ma in qualche modo nascosta in sé, lavora con l’azione della volontà, per portare la coscienza quotidiana (il fisso) nell’inconscio (acqua). Si potrebbe anche dire che si diventa più consapevoli di ciò che accade interiormente, in particolar modo dei sentimenti e delle energie sottili, cose entrambe spesso paragonate all’acqua.
Per mezzo di questo continuo riscaldamento, o cottura, avviene la distillazione. I vapori si raffreddano e si condensano. L’acqua condensata scende e penetra la terra. Il processo viene ripetuto ancora e ancora.
Dopo la distillazione, avviene il fissaggio, o coagulazione. Il fissaggio è l’inseparabile unione del fisso col volatile, o zolfo e argento vivo, in una materia talmente durevole che è inattaccabile dal fuoco. Mentre avviene tutto ciò, il riscaldamento della materia continua. L’intero processo non è altro che riscaldamento. Il fuoco deve essere mantenuto (cioè la propria attenzione deve essere mantenuta focalizzata).
La distillazione, o purificazione, è effettivamente il continuo miglioramento di se stessi allo scopo di estirpare ogni azione egoistica o emozione negativa. Per questo è necessario mantenere continua vigilanza e diligenza. Alcuni alchimisti associano un pianeta a ogni successivo stadio della Grande Opera.
Anche se la distillazione rimane la stessa durante l’intero processo, in termini simbolici l’alchimista ascende dal pianeta Saturno verso il pianeta Mercurio.
Inizia da Saturno, il pianeta più freddo e pesante, il malfattore, il dio del tempo e della morte. Mercurio è il pianeta più leggero, situato accanto al sole, immerso nella luce e nel calore di quella stella. È qui che l’alchimista scopre la giovinezza eterna. Quando in tal modo l’alchimista ascende attraverso i pianeti, trasforma le proprie caratteristiche. Ogni pianeta corrisponde a determinate caratteristiche psicologiche.
Il processo della Grande Opera, come dicemmo all’inizio del presente lavoro, non è espresso soltanto nel simbolismo alchemico, ma in molte altre Tradizioni, sia orientali che occidentali.
Sarà interessante, a questo punto, esaminare come esso fosse presente già nell’Antico Egitto, nel mito di Osiride. Osiride era un re-dio che fu chiuso in un baule da suo fratello Seth, simbolo del potere di decomposizione, del fuoco che causa la putrefazione. Il baule rappresenta il “vaso” alchemico, il recipiente, ed è significativo che venga chiuso con chiodi e piombo (essendo il piombo il metallo della Nigredo, l’Opera al Nero). Seth gettò il baule nell’oceano e, dopo aver a lungo viaggiato, esso infine si arenò sotto un tamarindo. Ritroviamo qui numerosi simboli che indicano la seconda fase della Grande Opera: l’Opera al Bianco che, come abbiamo detto, rappresenta l’acqua alchemica, la fase in cui la terra è ridotta ad acqua. L’oceano stesso è il simbolo della materia prima a cui la materia viene ridotta, così come il Tamarindo è simbolo del secondo stadio, l’Albedo, a causa dei suoi fiori bianchi.
Iside, la sposa di Osiride, trovò il baule e lo riportò in Egitto. Viene così rappresentata la fase della coagulazione, della condensazione. Con i suoi poteri magici riuscì poi a ricevere il seme di Osiride ed a partorire Horus; bellissima rappresentazione della nascita della coscienza pura (Horus è il dio Sole), dopo che l’Iniziato ha trovato il seme alchemico della materia.
In seguito anche Seth ritrovò il baule col cadavere di Osiride, ne tagliò il corpo in quattordici pezzi e li nascose in diversi punti del territorio Egizio. In tal modo vengono rappresentate le fasi della decomposizione e della sublimazione che devono essere ripetute più volte, fino a quando tutto non sarà puro e le emozioni ed i sentimenti dell’Iniziato non saranno del tutto purificate da ogni istanza egoistica e passionale.
Iside va in cerca di tutti i pezzi e li seppellisce sul posto (il fissaggio). L’unico pezzo che non riesce a trovare è il fallo di Osiride, in quanto esso è stato ingoiato da un pesce ossirinco. Ciò sta a significare che i poteri sessuali sono stati trasformati in un’energia superiore e non verranno mai più espressi a un livello inferiore. Si dice che l’espressione inferiore dell’impulso sessuale leghi l’uomo al mondo fisico, o al mondo dell’oscurità. Il fallo non è più necessario perché Horus ormai è stato concepito. Horus rappresenta l’uomo rinato. Nelle sue manifestazioni infantili, viene chiamato Arpocrate, e corrisponde al Mercurio bambino. Horus è anche Osiride risorto. In termini alchemici, il vecchio Re è morto e il giovane Re è nato.
Osiride è anche il principio universale della vita. È il seme, come il chicco di frumento. Gli egizi piantavano chicchi di frumento sulle mummie, in modo che germogliassero, a simboleggiare la resurrezione dei morti. Osiride era anche il dio della fertilità, e così venne denominato “Il Grande Verde”. La sua pelle era spesso raffigurata in verde. Gli alchimisti parlano del “seme verde” in natura, cioè la materia prima, o drago verde, l’energia fertile della vita che tutto penetra.
Om Shanti
IL MITO DELLA CAVERNA NELLA SOCIETA' MODERNA
L'idea della liberazione dell'uomo dalle catene della sua esperienza limitata ed il raggiungimento della pura conoscenza della realtà è comune a molte culture; anche le scoperte e le invenzioni che rendono tale il mondo moderno possono essere viste come risultato del tentativo dell'uomo di superare i propri limiti per raggiungere ciò che è oltre la conoscenza del momento. La letteratura, la scultura, il cinema ed in generale tutte le arti sono ricche di storie di uomini che, sfidando l'ostilità dei contemporanei, si sono "liberati dalle catene" dell'opinione arrivando a conoscere la verità e sono poi tornati a riferirla, non sempre guadagnando rispetto ed ammirazione, agli ex compagni di prigionia. Inoltre, nel Novecento il mito della caverna è divenuta una metafora che simboleggia quanto i mass media influenzino e dominino l'opinione pubblica, interponendosi tra l'individuo e la notizia, manipolando quest'ultima secondo necessità.
Nel film Matrix, la razza umana è controllata e sfruttata dalle macchine, che fanno credere loro di vivere liberamente nel mondo del XX secolo, mentre in realtà la tengono imprigionata, coltivando uomini e donne per trarne l'energia necessaria alla loro sopravvivenza meccanica. La gente vive senza accorgersi minimamente della realtà perché vive collegata ad un sistema informatico, chiamato appunto Matrix dai dissidenti, che invia impulsi elettrici al cervello umano, convincendo gli uomini di vivere in un mondo che, in realtà, non esiste più da centinaia di anni. Spetterà al Prescelto liberarsi dall'illusione biochimica e, con l'aiuto dei ribelli, ritornare nel sistema per tentare di liberare la razza umana dal controllo delle macchine.
Nel film The Truman Show, il protagonista crede di vivere in una tranquilla cittadina americana; è abituato a considerare "reali" i suoi amici, il suo lavoro, il suo paese, la sua fidanzata. In realtà egli vive, fin dalla nascita, in un reality show televisivo di cui è l'unico inconsapevole protagonista e le persone con le quali ogni giorno comunica sono semplicemente delle comparse del programma.
Nel film Il tredicesimo piano, viene trovato morto un famoso programmatore di mondi virtuali, intesi come immense simulazioni di città del passato, abitate da esseri anch'essi virtuali, ma basati sulla personalità umana. L'unico indizio sul delitto è stato lasciato all'interno di uno di questi mondi ed un collega della vittima dovrà entrarvi per recuperarlo, facendo attenzione a non rivelare alle entità in esso viventi la lor caverna guarda le ombre sulla parete, proiettate dagli artefici/giganti.[1]o reale situazione: se, infatti, una di queste entità scoprisse la verità, le conseguenza sarebbero imprevedibili.
In Arancia Meccanica, il protagonista Alex è sottoposto alla "cura Ludovico", in essa è legato con una camicia di forza ad una sedia, la testa è fissata con lacci e gli occhi tenuti aperti forzosamente, in questo modo è costretto a guardare per ore la proiezione di filmati estremamente violenti dagli scienziati che decidono per lui cosa è bene e cosa è male, è evidente la citazione platonica.
LA PORTA ALCHEMICA DI PIAZZA VITTORIO A ROMA
LA PORTA ALCHEMICA DI PIAZZA VITTORIO A ROMA
In pieno centro di Roma, in un angolo di Piazza Vittorio tra bancarelle e profondo degrado c’è una delle testimonianze alchemiche forse più importante al mondo. Si tratta della porta magica o meglio conosciuta come porta alchemica. Una porta con strani segni e raffigurazioni con affianco due statue raffiguranti BES divinità egizia della notte che presiede al divertimento alla virilità e alla riproduzione. E' situata al centro del quartiere Esquilino dove prima sorgeva villa Palombara di cui ora rimane ben poco, E fu proprio il marchese Massimiliano di Palombara a far erigere codesta porta…..un vero monumento all’alchimia. La porta fungeva da entrata nei cosiddetti HORTI e fu costruita verso la fine del '600. In seguito con la distruzione di villa Palombara fu ricollocata dove dopo tre secoli è ancora la a testimonianza del passato. La sensazione che si prova a stare davanti alla porta è molto strana, quasi misteriosa non si fa neanche caso alle grate che hanno messo per proteggerla dagli atti vandalici o dal degrado che la circonda… la sensazione e magica. Ma veniamo alla storia...
LA LEGGENDA
sospetta facesse parte dei rosacroce (testimonianza è il bassorilievo che sormonta l’architrave è identico ad un frontespizio di un saggio rosacrociano), e proprio queste lo portarono a conoscere un mendicante. Si racconta che il mendicante fu avvicinato dallo stesso marchese incuriosito, da quello strano personaggio che si aggirava per gli horti in cerca di qualcosa. Il mendicante interrogato disse al Palombara che stava cercando delle erbe per creare il nobile metallo, ed è lo stesso Palombara che accolse il mendicante e gli diede la possibilità di eseguire i suoi esperimenti nel laboratorio fornitissimo di ampolle e materiali chimici. La mattina seguente il palombara entrando nel laboratorio trovò sul bancone da lavoro alcune pergamene dai simboli alchemici e qualche pagliuzza d’oro ma del mendicante neanche l’ombra.
Un'altra versione smentisce in pieno la leggenda del mendicante, attribuendo al vero senso ermetico della porta un valore più spirituale. Ancor oggi non si sa quale fu la verità ma sappiamo che il mendicante aveva il nome di Giuseppe Francesco Borri un mago e taumaturgo scacciato dal collegio dei Gesuiti perché interessato alle pratiche occulte.
NON SOLO ALCHIMIA:
Gli studi della porta non si fermano solo al conoscimento della struttura alchemica, infatti ci sono dei particolari che ci portano a pensare che il Palombara non intendesse solo farci capire come si crea l’oro ma come si arriva alla conoscenza e l’equilibrio supremo.
“SI SEDES NON IS”
La parola palintroma si può leggere da sinistra verso destra “se siedi non procedi” e da destra verso sinistra “se non siedi procedi” questo ci può portare anche a trovare un significato più filosofico, quasi come se il Palombara ci spinge ad andare avanti nella ricerca della verità qualsiasi essa sia. I simboli che sono presenti sulla porta (syllabae chimicae) sono tratti dalla "Commentatio de Pharmaco Catholico" pubblicati nella Chymica Vannus, nel 1666. Nella cornice esterna del bassorilievo circolare troviamo un’epigrafe in cui è espresso il concetto della Trinità:
TRIA SUNT MIRABILIA DEUS ET HOMO
MATER ET VIRGO TRINUS ET UNUS
"Tre sono le cose mirabili Dio e Uomo; Madre e Vergine; Trino e Uno". Nel fondo del bassorilievo si vedono due triangoli incrociati che formano una stella a sei punte, cioè il "sigillo di Salomone", unione d’acqua e fuoco, spirito e materia, come in alto così in basso. Sulla parte inferiore del sigillo vi è un cerchio più piccolo con la scritta: "Centrum in trigono centri", sormontato dalla croce dei 4 elementi e con al centro il simbolo solare. In alto sull’architrave, scritta in ebraico, è l’invocazione allo Spirito Santo: "Ruah Elohim". Nulla si può operare senza il suo aiuto . Segue l’avvertimento che non si entra nel giardino dell’Esperidi, e cioè attraverso la porta, senza l’uccisione del drago che ne sta a guardia.
HORTI MAGICI INGRESSUM HESPERIUS CUSTODIT DRACO ET SINE ALCIDE COLCHICAS DELICIAS NON GUSTASSET IASON
"Il drago delle Esperidi custodisce l’ingresso del magico giardino e senza Ercole, Giasone non avrebbe assaporato le delizie della Colchide". Il drago rappresenta le passioni, gli istinti; Ercole la volontà; con la vittoria sul drago s’inizia la pratica alchemica, il cui svolgimento è indicato sugli stipiti della "porta" dove possiamo distinguere le tre fasi del processo alchemico: il nero, il bianco, il rosso. Cominciando dall’alto in basso e da sinistra a destra, accenneremo sommariamente a questi simboli, rimandando per un maggior approfondimento ai libri citati nella bibliografia.
(Simbolo di Saturno)
QUANDO IN TUA DOMO
NIGRI CORVI
PARTURIENT ALBAS
COLUMBAS
TUNC VOCABERIS
SAPIENS
Saturno rappresenta la materia prima, il piombo, il nero: "Quando nella tua casa neri corvi partoriranno bianche colombe allora sarai detto saggio". In quest’iscrizione è indicata la trasformazione del piombo (i neri corvi) in argento (le bianche colombe), il passaggio dal nero al bianco.
(Simbolo di Giove)
DIAMETER SPHAERAE
THAU CIRCULI
CRUX ORBIS
NON ORBIS PROSUNT
Giove, lo stagno, corrisponde al Nous, alla mente illuminata, l’obiettivo a cui tende l’adepto. Nell’iscrizione "Il diametro della sfera, il tau del circolo, la croce del globo non giovano ai ciechi" è l’ammonimento che la scienza ermetica non può essere né capita, né essere utile ai profani.
(Simbolo di Marte)
QUI SCIT
COMBURERE AQUA ET LAVARE IGNE
FACIT DE TERRA
CAELUM
ET DE CAELO TERRAM
PRETIOSAM
Marte, il ferro, corrisponde alla volontà necessaria per portare a termine l’Opera:"Chi sa bruciare con l’acqua e lavare col fuoco, fa della terra cielo e del cielo terra preziosa". Nell’iscrizione è racchiuso il concetto fondamentale dell’Alchimia, il "Solve et coagula".
(Simbolo di Venere)
SI FECERIS VOLARE
TERRAM SUPER
CAPUT TUUM
EIUS PENNIS
AQUAS TORRENTUM
CONVERTES IN PETRAM
Venere, il rame, corrisponde all’amore. Anche in questa epigrafe troviamo il concetto del "Solve et coagula": "Se avrai fatto volare la terra sopra la tua testa con le sue penne (le penne sono i vapori che s’innalzano dal fondo dell’uovo filosofico dove sono rinchiusi Zolfo, Mercurio e Sale) convertirai in pietra le acque dei torrenti". Si tratta di mutare una sostanza, inizialmente solida (terra), in sostanza liquida (acqua) tramutarla in aria (volatile) e poi fissarla in pietra argentea ed aurea.
(Simbolo di Mercurio)
AZOT ET IGNIS
DEALBANDO
LATONAM VENIET
SINE VESTE DIANA
Mercurio, l’argento vivo, indica la fase al Bianco, come leggiamo nell’iscrizione: "L’Azot e il fuoco imbiancando Latona, verrà senza veste Diana". L’Azoto è il "mercurio dei saggi", l’intelletto agente; il "fuoco" è quello interiore, quello della volontà. Quando la Materia (Latona) sarà stata del tutto purificata, Diana appare nuda, si realizza l’argento, cioè la chiarezza e la purezza del mentale, l’Iside Svelata.
(Simbolo Solare)
FILIUS NOSTER
MORTUUS VIVIT
REX AB IGNE REDIT
ET CONIUGIO
GAUDET OCCULTO
Nell’iscrizione si legge: ‘Il nostro figlio morto vive, torna Re dal fuoco e gode dell’occulto accoppiamento". È la realizzazione del Rebis è la nascita del "figlio regale" la fase al rosso, simboleggiata dalla fenice che rinasce dalle ceneri. Spirito e materia sono diventati tutt’uno: è il frutto delle nozze alchemiche". All’argenteo regno di Diana subentra l’aureo regno d’Apollo, alla Rosa Bianca, che indica la realizzazione dell’argento, subentra la "Rosa Rossa".
EST OPUS OCCULTUM VERI SOPHI APERIRE TERRAM
UT GERMINET SALUTEM PRO POPULO
"È opera occulta del vero sapiente aprire la terra, affinché germini la salvezza per il popolo".
VILLAE IANUAM
TRANANDO
RECLUDENS IASON
OBTINET LOCUPLES
VELLUS MEDEAE
1680
È la discesa agli "inferi" nelle profondità della terra, la realizzazione del Vitriol, che porterà alla conquista del "Vello d’oro". È quanto promette il Palombara a chi come Giasone scopre ed oltrepassa la soglia della "porta" del suo giardino "ubi vallus claudit vellus".
In conclusione il mistero della porta alchemica è ancora vivo dopo più di tre secoli e la verità si nasconde proprio lì in un piccolo angolo di Piazza Vittorio dove giornalmente un infinità di turisti, pendolari e gente senza dimora osserva quella strana costruzione senza neanche sapere la magia che in essa è contenuta.
LA VERGINE , L'ANIMA E IL SALE FILOSOFICO
La Vergine, L'anima e il sale filosofico degli alchimisti
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Nel senso comune e nella visione materialista del mondo che caratterizza la nostra epoca, “l’anima” è spesso intesa come il veicolo di una “ricerca spirituale” tesa a ricercare la produzione di eventi straordinari o il possesso di poteri paranormali. Si tratta di una via rovesciata che utilizza il contatto con le “realtà sottili” per finalizzarlo al potenziamento dell’Io.
Le anguste prospettive del materialismo ci hanno fatto dimenticare che l’anima è essenzialmente, come suggerisce l’etimologia del termine, da anemos, vento, un soffio interno collegato al respiro, una domanda che emerge in tutti gli esseri senzienti spingendoli a cercare un senso per le loro vite e a collegare il loro interno con l’esterno, il microcosmo al macrocosmo. Questa domanda può essere trascurata o coltivata, cosi come possiamo rimuovere dalle nostre coscienze il rapporto col dolore e con la morte oppure utilizzare queste realtà come vie di trasformazione interiore.
E’ certo che la sordità del mondo moderno nei confronti delle domande poste dall’anima ha terribili conseguenze: ognuno è occupato unicamente dal proprio destino personale e diviene incapace di scorgere i legami sottili che tengono uniti i popoli e consentono la convivenza civile tra le nazioni, si perde anche la capacità di vedere con il cuore, di scorgere il proprio cammino attraverso il labirinto dell’accadere, si diventa ciechi alla bellezza dovunque essa si manifesti in ciò che ci circonda, negli oggetti di uso comune, negli edifici in cui viviamo, nelle meraviglie che caratterizzano la Natura, nella scintilla immortale che abita ogni essere vivente. Per questo motivo molti esseri umani divengono disponibili a distruggere la bellezza in tutte le sue forme.
Uno dei simboli più potenti che costellano l’idea di anima nell’immaginario cristiano è quello della Vergine. Nel simbolismo mariano la Vergine Maria è la Ianua Coeli, la porta misteriosa che, per opera dello Spirito Santo, può trasfigurare la terra che vincola l’uomo al mondo e alla morte e introdurlo al cospetto di Dio. Questo ruolo di Mediatrice tra uomo e Dio viene svolto dalla Vergine in uno spazio puro e incorrotto, celato nel profondo dell’anima e che dell’anima costituisce l’aspetto più vitale.
Ogni uomo nasconde nel cuore, secondo questa concezione, un calice che ha il potere di ricevere in sé una “ sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna” (Gv 4, 14) e che rende fertile quella parte di Terra Vergine che portiamo in noi.
Per molti padri della chiesa il concepimento del Cristo è anche una allegoria di ciò che ogni uomo è chiamato a ripetere dentro di sé (citiamo, tra gli altri, Sant’Ambrogio: “Quando un’anima si converte viene chiamata Maria”…”e diviene un’anima che spiritualmente genera Cristo”, De Virginitate, 4,20 PL 16, 271 e San Giovanni Crisostomo che sostiene che ogni anima porta con se, in un grembo materno, il Cristo, De Caeco et Zachaeo, 4, PG 59, 605)
Secondo il Vecchio Testamento la morte profana è il risultato della perdita della condizione edenica, l’azione del frutto offerto da Eva ad Adamo, che spezzò l’unità tra l’interno e l’esterno dell’uomo, tra microcosmo e macrocosmo. (Un’interpretazione, questa, certamente avvalorata dalla lettura dello Zohar).
La morte profana sarebbe dunque un fuoco che disperde e smembra , risultato ultimo dell’essersi sottomessi alla ciclicità e all’amore verso un Esterno che viene vissuto attraverso le nostre forme - pensiero e che si nutre di energie che sarebbero destinate alla nostra evoluzione interiore.
La morte iniziatica, invece, consiste, all’opposto, in una reintegrazione in cui l’Amore, attivato dalla preghiera del cuore, dalla contemplazione e dal contatto col Princìpio della Vergine, è a-mors, cioè senza morte, diretto verso Maria, porta del cielo e della Sophia, della sapienza, calice destinato ad accogliere il Cristo sulla terra.
In questo senso Maria è porta del Cielo anche perché collega Cielo e terra in senso inverso:è attraverso di lei che il verbo si fa carne , divenendo attivo e percepibile nel regno delle cose visibili.
E’ per il suo legame con lo Spirito Santo che Maria rappresenta la Sophia, il sale della sapienza (dice Sant’Agostino: “La verità è nata dalla Vergine Maria, Enarrationes in Psalmos, 84, 13, PL 37, 1079), nonché la Theotokos, la Madre di Dio fondamento e origine di tutto il creato, (Prv, 8, 22-36)
L'angelo, messaggero delle cose celesti, le annuncia infatti che la nascita di Cristo avverrà per mezzo dello Spirito Santo (Lc 1, 26-38) e la dichiara “benedetta tra tutte le donne”. Già nell’Antico Testamento la discesa di Dio sulla Terra per mezzo di una Vergine era stata predetta dal profeta Isaia (Is 7,14). La Vergine Maria accoglie in sé una luce che non è di questo mondo, è il mezzo perché l'invisibile divenga visibile, perché lo spazio e il tempo profani divengano sacri, perché ciò che è divino e trascendente si faccia umano. A ogni anima è stata data la possibilità di concepire il Verbo nel silenzio e nell'intimità del raccoglimento interiore.
Maria rappresenta quindi quel luogo inaccessibile e misterioso, puro da ogni contagio e condizionamento, che si nasconde in ognuno di noi e che ci rende capaci di ricevere, concepire e generare il Logos. Raggiungere tale spazio sacro, che si cela in noi, significa prendere nella propria casa la Vergine santa, cioè interiorizzarla, seguendo l’invito di Gesù al discepolo prediletto Giovanni .
Attraverso il dogma della sua Assunzione in cielo, infine, Maria ci riconduce al mistero del corpo glorioso che ci attende nel regno dei cieli e, nella pratica quotidiana, attira la nostra attenzione sul ruolo della preghiera profonda e della meditazione che sono “partecipazione all'assunzione della Vergine” e “recettività dell'anima che si apre all'azione dello Spirito Santo”. (Cfr lo scritto di Giovanni Vannucci: “La Vergine e l’anima del mondo” in Fraternità n. 3. 1982 ) Le diverse ricorrenze mariane (Immacolata Concezione, Presentazione al Tempio, Annunciazione, Natività del Verbo, Assunzione) ci riconducono ad altrettante tappe del percorso iniziatico.
LA CROCE-FISSIONE : CHIAVE ALCHEMICA
LA PROPRIOCEZIONE DELL'ALCHIMISTA : IL FIUTO DEL DENARO
LA CROCE-FISSIONE : CHIAVE ALCHEMICA
Le psicoterapie contemporanee, eredi sorprendenti e inattese della antiche saggezze, non sdegnano di assumere un'aria tra lo scientifico e il misterioso: musicoterapia, analisi transazionale, programmazione neurolinguistica, sofrologia, gestalt, metascrittura, biodanza, danzaterapia, immaginazione proiettiva, reiki, grafologia, ipnosi eriksoniana, processo Hoffman, somatologia, lying, terapia primale, bioenergia, terapia comportamentale, grammatica emozionale, somatorelaxologia, rebirth terapia, respirazione oleotropica, kiniesologia, terapia biosistemica, art-terapia, sciamanesimo, numerologia, sessuologia, coaching, enneagramma, senza peraltro dimenticare le diverse forme di psicoterapia analitica, sono solo alcune delle tecniche più in voga che danno la misura di quanta buona salute goda la creduloneria nelle società cosidette "sviluppate".
In effetti viviamo in una società in cui è avvenuto uno sviluppo ipertrofico dell'anima, intesa come ipersensibilità ai propri malesseri fisici, interpretati quasi sempre come un riflessi di disturbi di natura psichica, psicologica, ereditaria e perfino karmica. Non è un caso che siano le donne a trainare, come sempre, uno spostamento collettivo della percezione su temi che appartengono di diritto alla dimensione psichica, considerata dagli alchimisti la "parte femmina" dell'unità vivente.
Eppure, pur tra mille inganni, imbrogli e manipolazioni compiuti sull'ingenuo "corpo psichico" femminile, sta avvenendo gradualmente la lenta metamorfosi dell'Anima Mundi descritta dalla spiritualità alchemica-cristiana quando afferma la possibilità di una "salvezza dell'anima".
Gli alchimisti rinascimentali, più avveduti sulle tecniche di persuasione di origine religiosa e politica, hanno sempre messo il dito sulla "piaga secolare": la salvezza è possibile, ma non per conquistare un ipotetico regno dei cieli, ma da "chi e da cosa" ci si deve salvare?
Per l'alchimia greca, erede di quella persiana, induista e forse himalayana, l'anima è duale. Anima psichica e anima razionale convivevano all'origine all'interno di ogni essere. Platone lamenta per primo che con l'avvento dei commerci e il fiorire della civilizzazione, l'anima psichica decade dal suo compito di ispiratrice e di guida dell' intelligenza umana per cedere invece lo scettro a forme razionali di organizzazione sociale che hanno il compito di educare la psiche individuale e collettiva a selezionare i compiti più adatti e utili per la sopravvivenza.
Precipitando nel mondo della materia, l'anima psichica (Lucifero) si è così corrotta e da angelo "portatore di luce" è diventata la "fomentatrice" di ogni male e corruzione.
La salvezza dell'anima invece non può fare a meno della sua componente psichica. Le tecniche di guarigione sono ancora una volta espressione di una volontà subconscia di controllo, persuasione, suggestione e manipolazione di ciò che gli alchimisti considervano la "fonte di ogni trasformazione".
E' attraverso la metamorfosi dell'anima psichica in coscienza razionale e intelletto intuitivo che può compiersi infatti la Redenzione dell'Io annunciata dal cristianesimo.
Purtroppo abbiamo perduto alcuni pezzi per strada in questi ultimi secoli di cattolicesimo dogmatico e secolare.
La Redenzione dell'io è un lungo cammino di trasformazione dell'energia primaria (lo Solfo degli istinti) che diviene spirituale nel giorno del Battesimo, ma continua ad evolvere in consapevolezza, conoscenza e coscienza di sé (il Mercurio) attraverso il superamento delle prove e delle tentazioni e la loro metabolizzazione nella memoria evolutiva (i Sale e i chakra della tradizione tantrica)
Anche la logica degli artisti rinascimentali ha una radice alchemica.
Il Cristo alchemico è all'interno di ogni individuo che affronta le prove della "cancellazione del punto di vista personale" (la conversione di san Paolo), della "disidentificazione con l'ego, l'individualità, l'identità, la personalità e persino con il carisma spirituale (la Kènosis di Giovanni Battista) e infine accetta il rovesciamento dei dogmi della chiesa o di ogni altra istituzione (san Pietro impiccato a testa in giù) attraverso la comprensione della verità interiore.
Il Cristo degli alchimisti orientali e occidentali è il Se, ovvero uno stato di assoluta perfezione conquistato dall'individuo che trascende l'aspetto illusorio dell'esistenza (l'identificazione) e apre gli occhi sulla dimensione conflittuale provocata dall'esercizio della libido che si manifesta , in forme molto sottili, anche nel mondo delle idee, della cultura e della religione.
La perfezione di Cristo emerge quindi alla fine di un processo di "crocifissione dei tre ego" che danno corpo alla manifestazione della libido nel mondo.
Diego Velazquez sintetizza il concetto nel "Cristo crofisso" , mettendo in risalto la scritta I.N.R.I.. metafora di una progressiva morte dell'ego materiale(gesù falegname), dell'ego sociale (il Nazareno) e dell'ego culturale e spirituale (il Re dei Giudei).
Velazquez riporta completamente l'iscrizione sopra la croce, a stigmatizzare il carattere iniziatico dell'evento, non più concepito come la morte di un "capro espiatorio" che si immola per la salvezza dell'umanità intera, ma come rappresentazione simbolica del processo di "morte" dell'ego e rinascita nel Se.
La crocifissione rappresenta un passaggio iniziatico a un diverso livello di coscienza che viene compiuto dall'individuo quando diviene consapevole, al termine della metamorfosi dell'anima psichica e a delle prove della vita (il karma), dell'inutile attaccamento ai beni materiali, al successo sociale e alle ideologie o alle proprie convinzioni.
Il distacco dal mondo della materia proietta l'anima psichica fuori da ogni forma di "malattia" sociale. Dopo la "deposizione" dalla croce, gradualmente emerge la "coscienza razionale intuitiva" in grado di evolvere la pulsione psichica istintiva, in pulsione creativa e cognitiva . La pulsione resta, non deve essere inibita o assorbita dalla razionalità, poichè la pulsione è la fonte della gioia, del piacere sensoriale e della percezione intuitiva della verità, così come si presenta al primo sguardo.
LA PROPRIOCEZIONE DELL'ALCHIMISTA : IL FIUTO DEL DENARO
La percezione, come hanno spesso ribadito i neuroscienziati, influenza i meccanismi di pensiero che sono alla base di ogni forma di consapevolezza. Se mi accorgo di ciò che accade fuori di me, qui e ora, e sono consapevole dele mie sensazioni, posso stabilire una connessone significativa tra la percezione visiva (esterocezione) e la percezione sensoriale (enterocezione).
Lo scambio di informazioni che avviene tra interno ed esterno, tra l'enterocezione e l'esterocezione, è definita "propriocezione", considerata dagli alchimisti rinascimentali la prima forma concreta di Arte Alchemica. Se si presta attenzione alle sensazioni corporee, soprattuto nelle situazioni di contatto reale (ma anche virtuale), è possibile individuare con un certo anticipo gli elementi che saranno utili o dannosi per la nostra evoluzione.
Il concetto di utilitarismo, ritenuto dagli alchimisti del '700 (gli illuministi) uno dei fenomeni più importanti per la sopravvivenza della specie e dell'individuo, non deve essere frainteso. Nel linguaggio astrologico la propriocezione è identificata con la "Venus in taurus", la Venere nel segno del Toro, pianeta e divinità propizia per la sua capacità di individuare le vibrazioni dell' oro, del denaro e della ricchezza in genere.
La propriocezione è di fatto il senso del fiuto, ovvero la capacità di selezionare con lo sguardo connesso ai due lobi frontali (sintesi incrociata di enterocezione ed esterocezione) le frequenze di luce che avvertono della presenza della ricchezza, sia essa materiale o spirituale.
L'alchimista quindi è guidato dalla divinità interiore (la Dea Lakshmi dei tantrici) a intraprendere un viaggio per conquistare sia l'oro dei filosofi (la mente intuitiva), il denaro che garantisce serenità, tranquillità e la possibilità di continuare a svolgere una vita creativa.
BLADE RUNNER E MATRIX :
UN'ALCHIMIA CINEMATOGRAFICA
BLADE RUNNER E MATRIX :
UN'ALCHIMIA CINEMATOGRAFICA
Il film "Blade Runner" di Ridley Scott, è una metafora dei meccanismi di svelamento della natura e verità umana compiuta dall'individuo che evolve in desiderio di conoscenza (da pollo ad aquila). Tutta L'Opera è finalizzata a conoscere se stessi (istinti, pulsione libido) ed evolvere nell'energia psichica evolutiva (serpente, aquila, leone) che Sant'agostino chiamava il "fondo dell'anima".
La conoscenza della Natura, considerata dagli alchimisti il modello perfetto di trasformazione dell'energia vitale (cibo, aria, luce) in energia cinetica, chimica ed elettrica, non si compie teoricamente, ma attraverso l' analisi empirica della propria esperienza (Alchimia della meditazione), oppure, in assenza di esperienze, assimilando conoscenza dai rapporti diretti e attraverso l'analisi delle opere prodotte dalla cultura alchemica (Alchimia della contemplazione).
Il film solleva il problema fondamentale dell'alchimia spirituale: la verità dell'anima.
E' più vero l'essere umano che trasforma l'energia in azione cognitiva, abilità creative e intelletto razionale finalizzato agli obiettivi da realizzare e alle intezioni orientati a scopi definiti (influenza paterna), oppure è più vero l'essere umano che evolve dalle esperienze emotive (sensazioni, emozioni e sentimenti corporei) e affronta una reale trasformazione della pulsione in coscienza e conoscenza di sè (la via materna)?
Lo stesso problema viene evidenziato in "Matrix". Il sig. Smith, prototipo dell'ego occidentale che origina dall'alchimia materiale delle pulsioni, replica se stesso all'infinito poichè omologa chi gli sta intorno a perseguire gli obiettivi materiali, i fini sociali e le finalità della Ragione economica che assicura ricchezza e potere.
Il Sig. Anderson è invece il portavoce delle anime che vivono nel sottosuolo di Zion, metafora di un mondo interiore in cui è possibile ricercare e condividere amore, amicizia, fratellanza. Neo è l'alchimista che evolve nelle abilità cognitive del cervello in modo virtuale, attraverso un esercizio quotidiano di interconnessione tra le abilità manuali e quelle cerebrali, considerate dagli antropologi l'origine dell'intelligenza e della posizione eretta sulle gambe.
Lo sviluppo dell'intelligenza, chiamata dagli alchimisti "Trasmutazione metallica", conduce a uno sviluppo sorprendenti delle capacità logiche applicate allo studio dei fenomeni fisici e allo sviluppo delle capacità di astrazione simbolica che caratterizza la mente delle donne , degli artisti, dei ricercatori e dei filosofi .
All'interno della navetta Nabuccodonosor, metafora di un luogo mentale in cui è possibile procedere per astrazioni e incrementare la velocità di collegamento delle sinapsi per mezzo di un addestramento simulato, l'Alchimista apprende l'arte di confrontarsi e duellare , con opere e contenuti di coscienza, contro il Sig. Smith e i suoi replicanti che presidiano il mondo reale, dominato dalla materialità delle azioni e delle intenzioni.
Blade Runner sviluppa invece lo stesso concetto partendo da un altro principio alchemico: la teoria dei tre mondi. L'uomo è una unità trinitaria in grado di vivere e sperimentare contemporaneamente il mondo della materia (i mondi extraterrestre in cui i replicanti lavorano per reperire le risorse materiali della sopravvivenza), il mondo dei sentimenti propriamente umani (la terra) e il mondo della coscienza, della cultura e degli usi e costumi (i diversi strati che compongono la metropoli , dai bassifondi allla sommità dei grattacieli).
Ford Harrison è un cacciatore di replicanti, poichè sulla superficie terrestre, metafora di una realtà in cui domina la componente psichica dell'anima, non è possibile nessuna convivenza con chi è avezzo alle armi, alla violenza e alla lotta per la sopravvivenza dell'ego.
Sulla terra, come nel mondo sotterraneo di Zion, i replicanti si comportano come le terrobili seppie che aspirano energia elettrica delle anime creative, portando con sè morte e distruzione.
I replicanti sono privi di reazione psichica perchè non serbano nulla nella memoria emotiva, se non flebili ricordi della famiglia di origine, ricordi che, collocati nell'inconscio, non producono l'effetto di dilatare la pupilla, segno della presenza dell'anima emotiva.
Per gli alchimisti i processi di razionalizzazione della risorse sessuali, psichiche e materiali conducono precocemente alla morte fisica di chi rimane allo stato infantile di elaborazione della pulsione (l'invecchiamento precoce che colpisce uno dei protagonisti), oppure trasformano l'individuo in un replicante privo di autentico sentimento morale, valore etico e coscienza spirituale.
La filosofia di "Blade Runner" è esplicita nell'indicare la via della salvezza dell'uomo.
La felicità dell'anima sulla terra non si realizza ricercando la verità del Padre, come invece insegnano le religioni monoteiste.
Il replicante più evoluto, non a caso quello che ha visto cose che gli umani non possono nemmeno immaginare, pur evolvendo attraverso la percezione nella pulsione di conoscere la verità biologica e spirituale dell'anima, va alla ricerca del Padre, con la speranza che possa compiere il miracolo della trasformazione dell'ego in anima.
Ma ciò non può avvenire. Il cervello programmato a perseguire scopi materiali è incapace di essere trasformato dalla religione, dalla cultura e dall'etica. Non si diventa "anime" modificando i comportamenti, ma trasformando la pulsione creativa del cuore in amore, cura, fiducia, rispetto, comprensione e compassione, ovvero le qualità dell'anima realizzate dalla replicante donna, compagna di Harrison Ford.
Blade Runner descrive in sintesi alcuni principi dell'Arte Alchemica. Harrison Ford non è un eroe, ma un semplice testimone di ciò che gli accade e di ciò che avviene nella reltà in cui vive. Va alla ricerca dei replicanti, li individua attraverso semplici test e scopre la loro presenza attiva nei momenti in cui nella metropli cala una "oscurità piovigginosa".
E' una metafora che descrive il nostro tempo.
L'unica possibilità che abbiamo è di diventare come il protagonista e sviluppare le doti della percezione critica, sensoriale e razionale (il Se testimone) che ci permettono di riconoscere la presenza dei "replicanti" che ci vivono accanto, spesso nascosti sotto le apparenze delineate da un sorriso compiacente ed educato, dalle buone maniere o dalle parole apparentemente gentili e disinteressate.
PRANAYAMA : L'ARTE SUPREMA DELL'ALCHIMIA
Nella " VIA " ( Marga ) dello Yoga , con il termine PRANAYAMA si indica una intera branca dello Hatha-Yoga e che viene tradotto genericamente come " controllo della respirazione " , uno scambio controllato tra ossigeno e anidride carbonica operato attraverso gli organi della respirazione ( polmone , bronchi , ecc) , si parla anche di controllo dell " energia vitale " ( prana ) , insomma l'indicazione verbale della parola contiene un orizzonte molto , molto vasto .
I nostri stati mentali ed emotivi influiscono sulla qualità della respirazione , che può essere più o meno accellerata a seconda dei processi emotivi e mentali in atto , come gioia , felicità , ansia , angoscia , paura ,ecc..processi che procurano il " rilascio " ( se positivi ) o il " blocco " ( se negativi ) delle endorfine nel nostro corpo , interferendo così sul nostro sistema immunitario con le relative conseguenze .
Gli ALCHIMISTI medioevali ( l'Alchimia è il versante occidentale dello Yoga , che usa termini diversi per indicare gli stessi processi ) usavano uno strumento nel loro laboratorio "segreto " noto come : ATHANOR !
L'Athanor era il " CROGIOLO " nel quale il Mago-Alchimista " fondeva i metalli " . Per ottenere questo processo di fusione l'Alchimista utilizzava , indovinate un po , il..FUOCO ! Cioè : il PRANA , l'energia vitale e l'Athanor era il suo " corpo " , come per lo Yoghi quando pratica pranayama .
L'Athanor doveva essere molto "robusto " perchè la " temperatura " elevata non lo fondesse ; infatti il fuoco accelerava la "velocità" delle particelle dei metalli ( atomi ? ) e questi passavano dallo stato "solido " a quello " liquido " .
Durante tutto il processo l'Alchimista doveva osservare una forte "CONCENTRAZIONE" ( Dharana ) e tenere a mente il noto detto : < Ne di Venere ne di Marte non si sposa e non si parte , non si da principio all'arte > , cioè : doveva (l'alchimista) mantenere un forte controllo emotivo scevro da ira o da passione . Marte , dio della guerra , ira , Venere dea della sensualità , lussuria , dovevano essere completamente assenti al fine di permettere la realizzazione dell " OPUS MAGNUM " , la " GRANDE OPERA " alchemica consistente nel raggiungere la realizzazione del "REBIS " , cioè : dell'ANDROGINO DIVINO .
Le passioni sfrenate obnubilando la mente e il cuore rendono vani e pericolosi gli esperimenti !
Il corpo quindi come la centrale di Fukushima ; infatti non è forse il nostro corpo composto di atomi e melecole , che aggregandosi formano organi e membra . Una vera centrale termonucleare che dalla nascita ci portiamo addosso ! E quando aumenta lo " SPIN " ( Unità di velocità degli atomi ) nel nostro corpo , non cominciamo forse a sudare ? Quando siamo in presenza di ira , lussuria , invidia , attacchi di panico , paura , non avvengono forse procesi dis-truttivi , che immettono in circolo catecolamine , adrenalina , dopamina , con aumento di battito cardiaco , sudorazione , ecc ? Dal momento che non abbiamo controllato le passioni , gli istinti , le azioni , le parole si scatenano forse veri e propri " tzunami " individuali , sociali , familiari , guerre , conflitti !
La TERRA è un CORPO e come tale un ATHANOR e come tale soggetta ai nostri stati emotivi , mentali , fisici , ecc.La materia comunica attraverso gli atomi le informazioni da una parte all'altra .
Ogni ferita inferta al corpo della Madre Terra , questa la restituisce raddoppiata . Tutti gli esseri sono accomunati in un processo osmotico di ricambio energetico , mentale , emotivo , fisico , questo spiega il detto "quantistico " che un : < un battito d'ali di farfalla a Tokyo , si trasforma in un terremoto a New York > !
Il controllo del "prana" ( pranayama) non è solo un fatto fisiologico di scambi gassosi (ossigeno , anidride , ecc ) ma anche e soprattutto un fatto etico e morale che comporta: rispetto dell'ambiente , rispetto dell'umanità , un'alimentazione morigerata (Yama / Nyama ) evitando una "tecnologia" sfrenata che fa racchiudere l'uomo nella presunzione della sua potenza e quindi avere cura dell'esterno come del proprio interno . Se manteniamo pulito e decoroso l'ambiente di casa , dobbiamo egualmente fare con l'ambiente esterno ad essa , territorio , strade , città . Se aumentiamo l'energia del nostro corpo senza averlo "rinforzato " con pratiche fisiche ( asana ) rischiamo di rompere l'ATHANOR e l'effetto a livello microcosmico è lo stesso che a livello macrocosmico.....FUKUSHIMA appunto !
Occorre sempre più energia , ma per fare cosa ? Costruire sempre più automobili , aeroplani , oggetti consumistici , che ci allontanano ulteriormente dalla nostra "ESSENZA DIVINA " , diventando così la " sposa disorientata " del CANTICO DEI CANTICI " che gira impazzita nelle strade deserte della città in cerca dell'AMATO (SPIRITO = PURUSHA ) ? Lasciando così spazio alla "tempesta " dei "venti " ( vaju ) , i "soffi " interiori sconvolti che animano il nostro corpo , scatenando ansie , depressioni, attacchi di panico , paura , malattie ?
< Se mettete vino nuovo in una otre vecchia , presto questa si spacca > ( Vangelo )
Quando l'ATHANOR di un individuo si riscalda troppo , sale la febbre , e se non viene raffreddato la malattia dilaga con conseguenze nefaste , e così per l'Athanor di una famiglia , che si riscalda per tensioni emotive , sentimentali , conflitti caratteriali , la famiglia si dissolve e così anche per l'Athanor di uno stato in mano a capi , ministri , despoti che si dilaniano lacerati dai propri egoismi di parte , è la fine di quegli stati e una tragedia per i suoi abitanti .
Fukushima , era una centrale in mano ai giapponesi . Chi può immaginare un popolo più preciso e tecnologicamente organizzato di quello ? Eppure la smania di produrre di più , di imporre i propri prodotti sui mercati , ha riscaldato al punto tale il loro " Athanor" che le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti . E' bastata una onda più alta di due metri rispetto a quella prevista nella progettazione , che tutti i più precisi calcoli sono andati in rotoli , come la babelica torre biblica . Un elettrone cambia traiettoria intorno al nucleo e vattela a pesca cosa può succedere , sarebbe il caso di ri-leggersi la teoria della " improbabilità " per comprendere che nel mondo sub-atomico può succere imprevidibilmente di tutto.......Dio non si fa mettere le mani addosso da nessuno , potete starne certi !
PRATICA MEDITATIVA
M'interiorizzo in silenzio osservo il respiro , nell'addome , nel torace , nelle clavicole
Visualizzo il mio corpo come un'otre , una botte oppure un Athanor
Ricordo qualche esperienza drammatica del mio passato quando un evento si è scatenato , determinato da una mia passione ...ricordo le conseguenze sul mio corpo .....
quando non ho controllato il prana .
Posso visualizzare l'episodio evangelico della Tempesta che cogli la barca di Pietro e degli altri discepoli con lui in mezzo al lago , creando panico e terrore in loro.
Visualizzo il maestro dormiente ( VERO SE ) . Il suo risveglio da parte dei discepoli . Il suo rimprovero : < Uomini di poca fede > , il suo comando agli elementi ( aria , acqua...sentimenti , emozioni..) : PLACATEVI ! E gli elementi ubbidirgli : Levandosi , Egli , il Maestro , diventa l'Albero maestro ( Vrkasana ) della barca , SUSHUMNA cosmica che ristabilisce la comunicazione tra Cielo e Terra.....
Om shanti
Yogacharya Eknathananda
ALCHIMIA CRISTIANA :
SCIENZA DELLA DIVINA TRASFORMAZIONE
Tra le tante possibili interpretazioni della parola ALCHIMIA , ne esiste una che vuole farla risalire alla parola araba ELKHEMI , parola che indicherebbe “terra macerata” , “mota” , “terra nera “ , appunto come si presentava la terra dopo l’inondazione da parte delle acque del fiume Nilo e che ritirandosi lasciavano una “fanghiglia” maleodorante , il “ LIMO” , che però costituiva un fertilizzante eccezionale ; infatti giunta la stagione estiva quell’ammasso fangoso avrebbe lasciato il posto a immense distese chiomate di spighe di grano indorate e croccanti .
Insomma l”opera al nero” , che lascia il posto all”opera al rosso” , dopo tutte le fasi di “cottura” !
Un paesaggio di morte , di ampie distese di terra ai bordi del Nilo , si trasformava magicamente in un paesaggio di VITA RISORTA , attraverso un complesso processo di “TRASFORMAZIONE”, meraviglia delle meraviglie !
Morte che si trasforma in vita , vita che si trasforma in morte , un perenne divenire di morti e risurrezioni , come grande metafora del primo principio della termodinamica , per cui : < nulla si crea, nulla si distrugge , ma tutto si trasforma > .
In fondo la trasformazione è l’elemento caratterizzante , in bene o in male , di ogni avventura umana ; infatti se soltanto ci soffermassimo a guardare l’album fotografico della nostra vita , vedremmo a partire dall’ovulo fecondato , quante metamorfosi ha subito quella cellula primaria ed osserveremmo anche che ad ogni nuova forma incarnata dal nostro corpo si è accompagnata una “consapevolezza” differente ; infatti la consapevolezza che ha abitato il corpo di un bimbo , lascia il posto a quella dell’adolescenza , questa a quella del ragazzo/a , e poi a quella dell’adulto/a …ecc…ecc….si può dire , tanto più nel caso di chi pratica Yoga , che il corpo è la manifestazione della consapevolezza raggiunta .
Quando muta la forma ( RUPA ) muta anche la consapevolezza ; infatti la stessa parola trasformare deriva dal latino “ TRANS-FORMARE” , cioè passare da una forma all’altra .
Nella pratica Yoga le Asana ( = forme sacre ) rappresentano il passaggio del corpo da una forma all’altra e più esattamente da una forma umana ( = KAMARUPA = forma del desiderio carnale ) a una forma celeste ( SWARUPA = forma del cielo ) .
Colui che pratica la divina arte alchemica dello Yoga , per successive trasformazioni transunstanzia la materia biologica ( nigredo ) del suo corpo in materia ontologica (rubedo) riguadagnando di fatto la sua origine celeste e la Risurrezione operata dal Cristo è il modello archetipico di questo misterioso e strabiliante tragitto alchemico nel quale l’uomo recupera completamente la sua “ tridimensionalità “, che gli dà l’accesso ad un corpo a-spaziale ed a-temporale .
Il quesito posto dalla Sfinge ad Edipo : < Chi è che cammina prima a quattro zampe , poi a due e da ultimo a tre ? > , risolto con la risposta : < uomo > ….in realtà travisa il suo vero senso ontologico ; infatti si tratta dell’Uomo , non già dell’uomo semplicemente , cioè dell’uomo che partendo dalla sua condizione animale ( da notare che in questa parola è contenuta la radice anima , dal greco anemon = soffio vitale ) a quattro zampe , realizza la condizione umana ( che non sempre è raggiunta ) su due gambe , verticale , quindi in grado di scorgere il divino in sé e realizzatolo , cammina su tre gambe , laddove il “bastone” , non è quello della vecchiaia , ma bensì “SUSHUMNA “ , il “ Bastone del comando spirituale “ , il Pastorale , in cui l’energia di kundalini (=forza cosmica divina = Shekinnà = energia femminile di Dio ) ri-svegliata sale dal centro sacrale (= Muladhara chakra) e si ricongiunge alla Spirito nel terzo occhio ( Ajina chakra ) permettendo così nuovamente l’unione del Cielo con la Terra , unione che dona all’uomo “ potenza spirituale “….altro che nonnetto con il bastone !
Il nonnetto Mosè quando riceve quel bastone dalle mani di Dio , conduce un popolo fuori dalla schiavitù del faraone !
Insomma il viaggio iniziatico dell’uomo è un viaggio che và dalla forma terrestre ( kamarupa) alla forma celeste (swarupa) . Queste tappe di progressiva divinizzazione sono accompagnate nelle varie religioni da “riti di passaggio” , che nel caso specifico del cristianesimo sono rappresentati dai “sacramenti” ; infatti la parola stessa sacramento in latino significa : sacrum facere , cioè “ rendere sacro” , in quanto attraverso di essi si comunica all’uomo/donna la vita stessa di Dio , che nell’Eucarestia raggiunge il suo apice di pienezza sacramentale .
I sacramenti innescano un processo trasformante nella vita di colui/colei che si mette alla “sequela” di Cristo , processo che si conclude quando < Non sono più io che vivo , ma Cristo vive in me > , come dice l’apostolo Paolo ; infatti Cristo è la Pietra Angolare , la Pietra Filosofale che trasforma l’uomo/donna da essere biologico in essere ontologico ( = divino) .
A questo scopo sono da meditare gli incontri di Gesù con gli uomini e le donne dei racconti evangelici , incontri che avvengono nella vita di tutti i giorni , e che hanno in un comune denominatore : la Trasformazione …….!
Pietro , Giacomo , Giovanni , Andrea , la Samaritana , l’emorroissa , il cieco Bartimeo , il paralitico, ecc…ecc….rappresentano tutte le psicologie umane in disagio , che dopo questo incontro con il Cristo non saranno più gli stessi di prima ; infatti la loro vita assume connotazioni nuove e si sviluppa in un modo diverso dagli altri . Ci troviamo di fronte ad una “ri-creazione” diversa ed originale da individuo a individuo . Nessuno è violentato nelle proprie caratteristiche personali , non subisce alcun lavaggio cerebrale , viene semplicemente restituito alla sua Immagine Divina , immagine oscurata dalla ignoranza spirituale , sepolta sotto la polvere dei peccati ( = Klesa) . Gesù spolvera quell’immagine offuscata , che torna a “riflettere” la luce taborica del mondo celeste .
Dante nelle sue “Rime Petrose” parla di un misterioso “colpo della pietra” , e si tratta di quel colpo che il Maestro dà al discepolo per rompere il “chicco” indurito dall’egoismo del suo piccolo – io . che una volta schiacciato permette la ri-nascita ad una “nuova visione di vita “, permette di vedere i “nuovi cieli e le nuove terre” dell’Apocalisse . Allora la vita del discepolo si trasforma veramente in un “sacrificio prenne a Dio gradito “ , perché ormai l’ESSERE si è insediato in lui ( il discepolo) e tutte le sue azioni sono in sintonia con la “ Volontà “ di Dio , allora veramente egli è “uno con il Padre” , già ri-sorto fin da questa vita ed in attesa di unirsi definitivamente alla Gloria del Padre in quella eterna che subentrerà !
La garanzia di ogni credo religioso , di ogni cammino iniziatici è solo una : la TRASFORMAZIONE !
Se non c’è questa , significa che ci stiamo muovendo nella direzione sbagliata…perché…perché….l’AMORE TRASFORMA !
L’Amore è il Divino Alchimista !
PRATICA MEDITATIVA
- Seduto in Sukkasana osservo il mio respiro pronunciando interiormente al suo ritmo : jesus (insp) e Cristus ( esp) ……..
- Mi osservo davanti ad una sorgente di acqua limpida , m’immergo nelle sue acque e rivivo il mio Battesimo quando sono stato inondato dall’acqua lustrale ed immerso nella vita del Cristo…. Da cui spesso sono uscito per correre dietro alle mie passioni…osservo quei momenti che mi hanno allontanato……..e poi sussurro interiormente qualche parola che ricordo detta dal Maestro …es. : < Non temere >….quindi rimango così in silenzio .
LE STAGIONI DELL'ANIMA
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ASANA… UN FORMA PER NASCERE IN UNA NUOVA FORMA !
Le copertine patinate di tante riviste dedicate all’argomento della salute , del benessere psicofisico , del fitness , dello yoga , ecc…ecc… ci presentano spesso corpi statuari , vitaminizzati , palestrati , ripresi in plastiche e complesse “posizioni” ( asana ) , che mettono in crisi non pochi praticanti dello yoga , come se tale disciplina fosse limitata soltanto alla “perfetta” esecuzione plastica della “ forma “ .
Una premessa è necessaria : alla fine degli anni cinquanta , ed all’inizio dei sessanta , sotto la spinta dei “ figli dei fiori “ , che si recavano in Oriente alla ricerca dell’esperienza mistica ( Beatles ) , le multinazionali del benessere hanno subito fiutato il “ business “ legato a queste discipline ed alle medicine cosìdette alternative , con la conseguente comparsa sul mercato dei “ derivati “ dello yoga ( training autogeno , stretching , pilates , ecc…) , celebrati attraverso spot televisivi che decantano il prodotto attraverso aerei corpi che gallegiano nell’aria , con lo sfondo di mari tropicali , sorgenti e natura incontaminata .
Chi ha viaggiato in India e potuto vedere i luoghi dove si ritirano e praticano yoga i “ sadhu “ , sa benissimo quanto sia lontana la realtà degli spot pubblicitari e ciò perché lo yoga è una disciplina “ iniziatica “ e non una estitazzante cultura del corpo più vicina al body building che non alla trascendenza spirituale .
Se il Medioevo può dirsi il secolo dello “ spirito “ a detrimento del corpo , l’attuale civiltà può dirsi l’era della “ materia “ a detrimento dello “ spirito “ ; si tratta di “ idolatria “ in entrambi i casi e ci cascano tanti gli “ spiritualisti “ , che i “ materialisti” !
Anche in India , nelle grandi fiere di mercato , è possibile incontrare abili acrobati che si esibiscono in complesse asana, ma ciò non vuol dire che stiano veramente praticando yoga ; infatti praticare una asana senza “calore” ( tapas / tejas ) interiore , equivale ad eseguire una perfetta “ liturgia “ (azione religiosa ) meccanicamente , senza partecipazione , arida , vuota di ogni sentimento religioso , con la conseguenza di non produrre alcun effetto catartico ( purificante ) tanto nell’involucro grossolano ( annamayakoscia ) , quanto in quelli sottili ( pranomaja , vijnanamaja, manomaja , koscia ) .
Insomma il fariseismo ( = vuota cerimonialità ) è sempre in agguato , e come vuole l’etimo stesso della parola ( in ebraico farisim = separato ) “ Purusha “ (Spirito ) finisce per rimanere “separato” da “ Prakriti “ ( Natura ) , Adamo da Eva , Yin da Yang , il Sole dalla Luna , … e l’asana in queste condizioni risulta diventare solo una “ bella statuina “ , avendo perduto il suo pigmalione e cioè : lo Spirito , il fuoco interiore ( prana ) .
La forma ( Rupa ) del corpo è il risultato del desiderio ( Kama ) concretizzatosi nell’unione dei genitori ed è da questa forma , ricevuta dall’oceano increato della “ pura potenzialità “ , che l’uomo è chiamato attraverso lo Yoga a percorre le tappe successive della sua evoluzione spirituale , guadagnando da prima la “ forma celeste “ ( Swarupa ) , e da ultimo la sua definitiva integrazione nel “ Nome Divino “ ( namarupa ) .
Guadagnare Swarupa , significa realizzaare l’archetipo celeste ; infatti i dodici “ glifi “ zodiacoli , i dodici apostoli , le dodici tribù d’Israele , altro non sono che questi archetipi !
Lo yoghi con l’asana , realizza quindi una “ forma sacra “ , al fine di recuperare la sua forma primigenia , il suo corpo si “ trasfigura “ , la sua “ hylè “ ( materia ) si spiritualizza , diviene un essere “ pneumatico “ , spiritualizzato !
Recita un verso del Vangelo di Tommaso : < Meraviglioso è lo spirito che si fa carne , ma ancora più meraviglioso la carne che diviene spirito > .
Kamarupa trasfigura in Swarupa , e quest’ultimo in Namarupa, ed ogni trasformazione catartica avviene attraverso l’archetipo dell’asana , sostenuta dal pranayama , dal mantra , dal prathyara , dal dhyana , dal samadhi .
La “ trasfigurazione “ di Raffaello ci da una “ visione “ pittorica di questa trasmutazione : in basso sulla tela si vede l’umanità tamasica e sofferente del Kamarupa , al centro Swarupa, quella trasfigurata nel corpo del Cristo , e più sopra non visibile Namarupa , l’umanità definitivamente assorbita nel Padre , il Nome Supremo .
“ Solve et coagula “ dice l’antico andante alchemico , sciogli e riconcentra , questa è l’arte dello Yoga , sciogliere un’ asana ed entrare in un’altra , realizzare una forma , scioglierla , ed entrare in un’ altra … il corpo è composto materia e luce , e questi sono il risultato di energia ed informazione attinte al mare della “ pura potenzialità “ , da dove nasce ogni “ forma “ e più un corpo è cosciente e più aumenta la sua energia… l’asana è solo un momento di grazia per “ fissare “ la coscienza nel corpo .
Insomma per stare in “ forma “ , è necessario realizzarla , con amore , con tapas , con tejas , con ojas , altro che belle esecuzioni pubblicitarie !
Om ShantI
Yogacharya Eknathananda
LE STAGIONI DELL'ANIMA
Gli alchimisti del Rinascimento avevano intuito che la "Primavera" non è solo la stagione degli amori e del risveglio dei sensi, ma è anche il periodo in cui il "nitrogeno" (il raggio di luce bianco e rosso) presente nell'atmosfera scende sulla terra per "veicolare" le frequenze infrarosse che stabiliscono un contatto diretto con gli istinti (il bue), le pulsioni (la pecora) e la libido creativa (gli uomini e le donne).
Mentre in Novembre il nitrogeno ritorna verso l'alto, riportando le "anime dei defunti" verso le sfere più elevate, in Aprile e Maggio la luce infrarossa raggiunge il suo apice di intensità e penetra sia nel mondo vegetale che in quello animale e umano. Anche la luce spirituale si propaga nelle frequenze degli infrarosssi.
L'eros, l'amore e la passione per la bellezza delle donne e della natura sono veicolati nell'etere di coloro che sono sensibili alle frequenze infrarosse (ghiandola ipotalamo) e sono allo stesso modo capaci di filtrare e setacciare le frequenze (la ghiandola pineale) all'interno della memoria emotiva, fondamento della memoria evolutiva in grado di sostenere ogni forma di alchimia interiore.
Gli alchimisti che stabiliscono un contatto tra la ghiandola dell'ipotalamo (venere in ariete) e la ghiandola pineale (venere in bilancia) sono in grado di espandere la percezione sensoriale e stendere così i cinque teli che permettono di raccogliere la "rugiada celeste", il conduttore invisibile dell'Eros, della Bellezza, della Verità.
Il corpo delle modelle sapientemente illuminate dall'arte dei fotografi rappresentano il mezzo ideale per stimolare il collegamento tra Eros e Bellezza. L'arte, la moda e la pubblicità utilizzano le stesse frequenze, poichè è solo all'interno di queste che avviene lo scambio simbolico tra l' anima e gli oggetti che comunicano "la verità divina".
I cinque teli rappresentano i cinque tipi di ricezione delle frequenze: i sensi corporei, i sensi psichici, i sensi della mente, i sensi della coscienza e i sensi dello spirito. Ogni frequenza è selezionata, setacciata e archiviata nella memoria dell'anima (l'emisfero destro).
"I sensi corporei possono essere tratti in inganno, ma non i sensi che l'anima utilizza per accogliere la Verità, ovvero la "luce di Dio" (Sant'Agostino). La consapevolezza di percepire la Luce Divina con i sensi dell'anima viene definita da Agostino come "Animo":
"Entrai nella sede del mio stesso animo, che è nella mia memoria, giacché l'animo si ricorda anche di se stesso. Dio non si può vedere che con l'animo, e tuttavia non può essere visto come animo. Dove, dunque, ti ho trovato per conoscerti, se non in Te, al di sopra di me?"
Per gli alchimisti c'è solo un modo di "leggere" la Realtà in modo certo: la Percezione. Ma per esercitare le facoltà della percezione, chiamata in gergo alchemico "la nostra Arte", è indispensabile compiere due atti rivoluzionari per la mentalità occidentale: astenersi dall'azione e rinunciare alla pretesa di interpretare e quindi fissare la realtà con leggi, teorie, dogmi, teoremi scientifici, economici , sociologici e matematici.
Il primo atto è stato descritto da Botticelli nel dipinto "Venere e Marte". Venere è completamente vestita, segno che non deve espletare nessuna funzione corporea sollecitata dall'eros, dall'amore o dalla passione dei sensi. Marte invece è nudo e addormentato, a dichiarare che la pulsione sessuale, il desiderio creativo e la libido di agire sono in uno stato di immobilità, come quello che si realizza durante le fasi di riflessione o di meditazione.
Venere inoltre si trova a sinistra, dove per convenzione sorge il sole, ad indicare che le facoltà dei sensi sono concentrate nell'atto di percepire e non di agire. Venere vestita è l'emblema della percezione in azione, considerata dagli alchimisti il principio di ogni conoscenza, di ogni indagine e scoperta di ciò che è vero, eterno e immutabile. La percezione di Venere è la stessa percezione delle "donne alchimiste", per loro natura attente a selezionare gli elementi ( i tre satiri) che disturbano, ostacolano e distorcono la visione della realtà.
I tre satiri impugnano infatti una lancia con l'intento di accecare Marte al fine di sostituire la visione di ciò che è reale, con una sua improbabile interpretazione. Parole, idee e teorie, come afferma il sociologo Edagar Morin, traducono la realtà in modo insufficiente ed erroneo e producono un'idea distorta e spesso capovoltà di ciò che è vero, giusto e buono per l'individuo e la società (il quarto satiro sorregge il gomito di Marte e infila uno strumento di misurazione capovolto tra il dito medio di Marte e il terreno/realtà).
Tuttavia evolvere nella percezione richiede alcuni passaggi iniziatici che nemmeno le donne sono in grado di affrontare senza la giusta dose di "ragionevole follia".
Bosch è il maggior interprete delle iniziazioni alla percezione alchemica. I soggetti a sfondo religioso hanno il preciso scopo di indirizzare l'interpretazione delle immagini su un piano spirituale elevato, dove convivono i "nobili" sentimenti della rinuncia, del sacrificio, dell'abbandono, del perdono e della compassione e della dissoluzione dell'ego.
E' in quest'ottica che si deve interpretare la serie di opere in cui raffigura "Cristo portacroce" dipinto da Bosch in mezzo ad una accozzaglia di gente che parla senza pensare, che bestemmia parole senza senso, che discute unicamente per convincere, suggestionare o manipolare la psiche altrui. Anche chi tace, come la donna che mostra l'icona di Cristo dipinta su una tela, interpreta la realtà mistificando la verità attraverso la proiezione di immagini conformi agli scopi che la "libido spirituale" indotta dalla religione si prefigge.
Cristo portacroce è l'emblema della consapevolezza di vivere in un mondo farneticante, meschino, volgare e ignorante. Le parole, le idee, le opinioni, le teorie, le filosofie, i principi e i dogmi rappresentano il tentativo di inchiodare la realtà a una Verità Assoluta (Dio), mentre per Bosch (e gli alchimisti orientali) la Verità è sempre relativa a un periodo storico, a una cultura o una condizione economica-lessicale. A volte la Verità è abbastanza forte e incisiva nel convincere l'anima degli uomini, altre volte è debole e frammentata,inadeguata e incapace a descrivere la Realtà assoluta testimoniata da Cristo.
Il Cristo dipinto da Bosch sale sul Calvario portando la croce della rinuncia dell'intelletto razionalizzatore a interpretare la Realtà secondo schemi predefiniti, poichè in ogni situazione critica, anche la più banale, deve essere comunque fatta la volontà del "Padre mio", metafora di una precisa volontà di perseguire le Leggi evolutive (la Verità alchemica) suggerite dalla "percezione di Venere", in grado di vedere amore, bellezza e perfezione aldi là delle parole, delle critiche e delle regole conformi al gusto della massa.
Verità e Realtà sono i due assi della croce che il filosofo alchimista di Bosch aiuta a 'sollevare', affinché la consapevolezza degli errori compiuti dall'intelletto egopatico, egocentrico e finalizzati agli scopi (il fine giustifica i mezzi) conduca alla Ragione, quella alchemica.
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ASANA….OPUS ALCHEMICUM TRANSFORMATIONIS
La generica definizione di “ posizione “ , che traduce la parola sanscrita “ asana “ , invero non rende bene l’idea del contenuto reale di tale termine , non relegabile ad un ambito puramente fisiologico ; infatti nell’ambito dello Yoga , tale termine indica un’azione corporea “rituale” e “sacra” (karma ) tendente a produrre una incarnazione del divino , che trova espressione nel corpo dello Yoghi e che permette a quest’ultimo la sua re-integrazione nella originaria “ forma celeste” (Swarupa) .
Le asana sono dunque “ forme cosmiche” sacre , frutto dell’unione sponsale delle energie maschile (Shiva ) e femminile (Shakti) .
Ma come sono giunte a noi tali asana ? La tradizione orientale vuole che esse siano state memorizzate da un pesce ( Matsys ) , che spuntato dall’acqua ha visto danzare sulla spiaggia Shiva e Parvati , quindi reimmersosi nella profondità ( inconscio ) , le abbia riportate ai saggi (Rishi) , che poi le hanno trasferite ai posteri prima attraverso la tradizione orale (shruti) , da bocca ad orecchio , poi attraverso la tradizione scritta (Smriti) .
Ciò che differenzia una semplice posizione ginnica da una asana vera e propria è che mentre nel primo caso non si verifica alcuna trasformazione interiore , nel secondo invece lo Yoghi raggiunge un livello di consapevolezza ed energia , che producono in lui una diversa percezione della realtà che lo circonda ; insomma non percepisce più il mondo esterno come separato ed “ altro da se “ , ma come un “campo morfogenetico unificato” , in cui la precedente molteplicità lascia il posto ad una esperienza estesa di unità (Samadhi).
Una posizione , anche se perfettamente eseguita , non da luogo ad alcuna esperienza interiore di trasformazione , alla stregua di una cerimonia meccanica celebrata senza partecipazione emotiva , affettiva , sentimentale e quindi senza alcuna conseguenza catartica e purificatrice dei partecipanti ; a differenza di un rito , emotivamente partecipato , che lascia nei partecipanti una percezione viva e catartica della divinità . essendo il rito una ri-attualizazione dello psicodramma divino originario , la sua presenza qui e ora tra i fedeli .
L’asana dunque si presenta come vera “ azione “ umana , quindi sacra in quanto tale , proprio perché “ rituale “ , tutte le azioni che si pongono fuori da questo contesto , sono da ritenersi azioni profane , quindi “ opere morte “ , se non illuminate in un constesto sacro , esattamente come una asana eseguita e considerata soltanto in un contesto di benessere fisico e semplicemente corporeo , non supportato da una intenzione interiore di sacralità .
La santa messa è il rito per eccellenza nell’ambito cristiano , rito che illumina , o almeno dovrebbe , la settimana del fedele che ogni Domenica risorge , come l’araba fenice , dalle ceneri delle sue opere morte e rese sacre in lui dalla presenza eucaristica del Cristo .
“ SE NON C’E’ TRASFORMAZIONE INTERIORE , NON C’E’
VERA RELIGIONE , NON C’E’ YOGA “
Yogacharya Eknathananda
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IL SUONO E LA PAROLA
< L’OM è il cavallo bianco , l’Aurora il suo cavaliere , , il Sole è il suo occhio , il suo respiro è il vento , la sua orina la pioggia e quando nitrisce è “ VAC “ …la Parola Creatrice > (1° verso delle Upanishad).
< In principio era il Verbo , il Verbo era presso Dio , e il Verbo era Dio >( Vangelo di Giovanni 1,1 )
Due testi scritturali diversi , appartenenti rispettivamente alla tradizione orientale ( Upanishad ) ed a quella Occidentale ( Bibbia ) , ci introducono al mistero della “ Parola Creatrice “….la misteriosa vibrazione iniziale ( il Bing Bang degli scienziati ? ) per mezzo della quale < tutte le cose sono state fatte , le visibili e le invisibili > , come recita il Credo Apostolico……dall’Immanifesto - Nirguna - al Manifesto - Saguna - ( 1 )
< Lo spirito di Dio aleggiava sulle acque… e Dio disse : < Sia la Luce > , recitano i primi versi della Bibbia , che introducono la “ Creazione” , quindi Dio disse ( OM = Suono ) e la “ Luce “ fù , quindi tutto ciò che è manifesto , dalla realtà più sottile a quella più grossolana della materia , è un composto amalgamato di suono e luce , siamo fatti di suono e di luce , dall’essere più macrocosmico a quello più infinitesimale , e la nota equazione einsteiniana ( E = MC2 ) è venuta a confortare scientificamente questa immagine poetica , dal momento che l’energia si trasforma continuamente in materia e la materia in energia ed entrambe sprigionano luce , secondo un processo , che la fisica quantistica ( leggi il mio articolo “ quantisticamente parlando " ) stà indagando con particolare interesse .
E’ notizia di questi giorni che a Brescia , nell’Istituto Nucleare , siano state scoperte le “ stringhe “ sonore , una vera orchestra all’interno di alcune particelle subatomiche , possiamo concludere che i nostri corpi sono un “impasto divino “ di suono e di luce , in cui l’ “ essenza “ (Purusha) e la “sostanza" ( Prakriti ) ( 2 ) “ sono co-presenti e coo-peranti ad uno stesso tempo : < Dio è moto e quiete > (Vangelo gnostico di Tommaso ) .
La Parola Divina quindi crea , chiama all’essere ciò che ancora “ non è “ e ciò che è creato è impregnato di questa divinità , quindi il mondo creato , pregno di questa vibrazione , la restituisce a Dio con i canti religiosi delle varie tradizioni , meglio noti in Oriente come “ Mantra “ ( 3 ) . Per cui il devoto che canta questi versi sacri , vibra le parole stesse di Dio , del “Vero Sé “ e queste vibrazioni ri-suonano nelle cellule , e negli organi del corpo , ri-modellandolo secondo l’immagine divina , tanto più quando vengono cantati con Amore , tanto i Salmi , quanto i Mantra , perché si tratta delle parole originarie di Dio, mentre tutte le altre parole , profane , essendo “ staccate “ dal Verbo originario , per effetto della “ ignoranza “ spirituale (Avydia) ( 4 ) conducono l’uomo in una spirale karmica “involutiva” , meglio nota con il nome di : peccato !
In vero però tale parola (peccato) , non traduce bene il termine greco “Amartia “ , che tradotto letteralmente significa : mancare il bersaglio !
Infatti la “missione” di ogni uomo/donna nel suo ciclo di esistenza o di esistenze , se si accetta la reincarnazione , consiste nel raggiungere il “bersaglio divino “ , cioè la sua realizzazione “ ontologica “ (divinizzazione), che di fatto consiste nella “ verbificazione “ . L’uomo verbificato può entrare nel “ Regno “ dei cieli , si tratta dell’uomo “ Ri-sorto“ del 7° giorno , quello che riposa in Dio e Dio riposa ( shabat ) in lui , diversamente rimane impigliato nelle illusioni di Maya , coltivate dal suo piccolo-ego , che lo trattiene nell’ambito del 6° giorno , che simbolizza il “ mondo “ , cioè la mancata realizzazione ontologica , e che relega l’uomo/donna nel solo ambito biologico .
L’ebraico traduce il termine “ Parola “ con “ Dabar “ , la stessa parola con la sostituzione della lettera “E” al posta della “A” , diviene “ DEBER “ , cioè: "Peste “ .
Infatti quando l’essere biologico ( Prakriti ) è staccato dal “VERBO“ (Purusha ) subisce il degrado nefasto della malattia e della morte , perché l’anima non può fluire liberamente nel corpo e non potendosi manifestare si ritira da esso .
Questo spiega i miracoli del “ Verbo “ incarnato Cristo , i cui miracoli sono operati al fine di rimettere in cammino verso il “bersaglio” l’uomo/donna involuto nella ignoranza spirituale e perso nel “mondo” ; infatti nel “ Regno“ si può entrare solo se risanati spiritualmente e corporalmente .
Come è possibile entrare in Paradiso ( Samadhi ) (5) , se prima non si è purificati dagli attaccamenti dell’ego e dalle sue insane passioni…? Come si può conoscere l’unione se il corpo e l’anima sono scissi ?
Il “ suono “ della voce di Gesù , risveglia Lazzaro , lo rimette in cammino , il suo “OM” raggiunge Maddalena la mattina di Pasqua davanti al sepolcro,rimette in cammino la donna che corre a testimoniare il “VERBO-SUONO” ri-trovato !
Un bellissimo mantra suona così : OM SATYANAM GURU DEVA
Ovvero : l’OM , Verbo che dà l’Essere ( satya ) è il Maestro (guru) degli Dei (Deva) , perché nell’OM-Verbo è contenuta ogni “Sapienza” ( satya ) e conoscenza ; infatti il Verbo non solo “crea” , ma “ri-crea” quando la natura (prakriti) ha smarrito il suo bersaglio .
I mantra , i salmi cantati , sono il “Verbo” stesso di Dio , le Sue parole , capaci di “ri-vivificare” quanto si è “pietrificato” a causa della errata condotta spirituale .
Quando i bramini o i rabbini (6) suonano rispettivamente la “Shankara” o lo “Shofar” (7) all’ingresso del tempio , utilizzano la potenza del suono per richiamare l’interiorità dei fedeli , in quanto ogni essere è una nota luminosa materializzata , che appena si ri-mette in sintonia con il “Verbo” , corre verso di Lui , per incontrarlo nel “Tempio” del suo corpo !
NOTE
1) NIRGUNA = Divinità senza forma = Immanifesto
SAGUNA = Divimità con forma = Manifesto
2) PURUSHA = Spirito
3) PRAKRITI = Materia
4) Avydia = Ignoranza spirituale
5) Samadhi = Unione mistica – Stato contemplativo
6) Brahmini = sacerdoti dell’Induismo
Rabbini = sacerdoti dell’Ebraismo
7) Shankara = Conchiglia sonora marina
Shofar = Corno sonoro ebraico
MEDITAZIONE
- Mi raccolgo in silenzio in luogo solitario
- Mi concentro sul respiro
Inizio a pronunciare interiormente Om,Om,Om….
Medito sui primi tre versi del Vangelo di Giovanni : < All’inizio era il Verbo > o del Genesi
< Dio disse : sia la Luce >……oppure sul verso delle Upanishad : < L’OM è il cavallo bianco ……>
La vibrazione interiore si espande sempre di
più , in ogni cellula , in ogni atomo del mio
corpo , fino ad erompere dalla bocca in un
canto esterno sempre più esteso.
Realizzo che tutto il mio essere è una vibrazione divina incarnata , visualizzo una luce intensa che promana dal mio corpo , la stessa che ha illuminato il corpo di Gesù sul Monte Tabor
Mi lascio catturare dallo stupore , dalla meraviglia e dalla gratitudine
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