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sabato 19 novembre 2011

MEDITAZIONE BUDDISTA


                            

2.500 anni fa, quando visse il  Buddha, la meditazione era già praticata secondo diverse tradizioni. Egli ne sperimentò alcune, ma senza piena soddisfazione: voleva eliminare la sofferenza dal mondo in modo permanente, attraverso un cambiamento radicale della condizione umana.

 E l'illuminazione gli venne durante la ormai famosa meditazione sotto l'albero. Ma la cosa importante è che sotto l'albero si è messo a meditare  spontaneamente, spinto da una esigenza interiore molto forte, non durante una classe, non per volontà, ma per una autentica forte aspirazione interiore. Le classi gli avevano dato le basi, per seguirle c'era voluta la volontà, ma la vera meditazione è nata dentro di lui. In quella meditazione ha pensato a lungo a ciò che aveva fatto,  poi si è messo ad osservare i suoi pensieri da fuori, come se appartenessero ad altri. E le cose gli sono apparse prive di contenuto, esistenti unicamente come effetti interdipendenti di un gigantesco processo; anche l'io gli è apparso come un aggregato temporaneo di funzioni: l'essenza di tutti i fenomeni è la  vacuità, per questo gli sforzi di essere qualche cosa falliscono. Il frutto della sua meditazione non è stato il risultato di uno sforzo per conseguire qualche cosa, ma di una autentica esigenza interiore. Lo sforzo di diventare qualche cosa è il principale ostacolo dell'uomo ad essere se stesso.

 Per il Buddismo non bastano le buone intenzioni e una condotta retta per farci raggiungere l'illuminazione. Ci vogliono anche chiara comprensione, penetrante consapevolezza, mancanza di egocentrismo e costante Meditazione. Le scritture buddiste distinguono fra "arhat", colui che ha conseguito l'illuminazione, ma non la comunica agli altri, e "bodhisattva", colui che ha conseguito l'illuminazione e si propone di aiutare gli altri. Questa importante differenza ha originato due correnti fondamentali del Buddismo:  Hinayana o Piccolo Veicolo, e  Mahayana, o Grande Veicolo. Quest'ultima si basa sul concetto che il bodhisattva rinuncia ad entrare nel nirvana e rimane nel ciclo delle reincarnazioni per aiutare gli altri esseri senzienti a raggiungere l'illuminazione. Il bodhisattva deve comunicare e trasmettere un insegnamento che non è definibile né  concettualizzabile, che non è svelabile a parole, ma che si può raggiungere solo attraverso l'esperienza. Così egli rimane un mediatore tra l'uomo e la verità, è l'incarnazione del messaggio, quindi dà alla parola la dimensione che essa non può avere, perché non basta conoscere la via, bisogna anche percorrerla. 

 Il bodhisattva è un aiuto, ma può anche essere un ostacolo quando l'allievo si abbandona ad un contatto passivo con il suo maestro, quando manca un  contenuto realizzativo. Per questo lo Zen ammonisce: "Se incontri Buddha,  uccidilo!". Il Grande Veicolo favorisce una graduale liberazione con la devozione, l'etica, la compassione, la riflessione, la quiete mentale, mentre il Piccolo Veicolo favorisce la possibilità di una realizzazione immediata con la tecnica della presenza mentale, della consapevolezza, della penetrazione intuitiva.  I metodi di Meditazione delle due correnti sono simili e sono preceduti da 7 punti fondamentali, che hanno lo scopo di preparare l'allievo alla Meditazione attraverso comportamenti, conoscenze, purificazione e che con la Meditazione costituiscono l'ottuplice sentiero: 
 -  retta opinione, cioè conoscere la realtà autentica delle cose; 
 - retto pensiero, o retta intenzione, cioè atteggiamenti improntati a compassione e armonia, senza egoismo ed emotività; 
 - retta parola, cioè attenersi scrupolosamente alla verità; 
 - retta azione, cioè non compiere nessun atto che possa creare sofferenza; 
 - retto modo di vivere, cioè non compiere azioni inutili; 
 - retto sforzo, cioè combattere il male esistente e adoperarsi per prevenirlo;
 -  retta memoria, o ricordare le verità fondamentali;
 -  retta Meditazione, cioè la Meditazione che dà forza ai sette punti precedenti. Questo è il punto che distingue il Buddismo da altre vie piene di precetti, regole, comandamenti, da sentieri lastricati da buone intenzioni, ma incapaci dì trasformare la personalità.  E' la Meditazione che permette a questi punti di penetrare profondamente nell'allievo, di orientare la sua vita e di favorire un suo sostanziale cambiamento.

 Buddha ha fuso elementì di diverse tradizioni con tecniche di meditazione che permettono di passare da enunciazione, conoscenza, comprensione intellettuale fino ad arrivare alla realizzazione concreta.  


MEDITAZIONE SECONDO AUROBINDO



                                     Meditazione secondo Aurobindo


Aurobindo è nato a Calcutta, in India, nel 1872. La sua ricerca spirituale non segue nessuna via o scuola tradizionale e fonde la cultura occidentale con la sapienza orientale. Riprende il concetto che nell'uomo ci sono grandi poteri latenti che devono essere recuperati, attivati e utilizzati attraverso la Meditazione. Non c'è contrasto con il Cristianesimo, se aggiungiamo che attraverso la meditazione è lo Spirito Santo che attiva  questi poteri, dandoci la Grazia. Questa è la via del suo Yoga, che si propone di accelerare una evoluzione che è in corso.

 Lo Spirito è la volta dell'esistenza universale, la Materia è la sua base, la Mente è il legame che li unisce. Ma lo Spirito è anche dentro di noi; dobbiamo quindi riconoscere la spiritualità del corpo e tendere a reintegrarci con il nostro originario stato divino. Secondo Aurobindo, l'uomo si realizza nella sua integrità di corpo, mente, spirito, e grazie a questa armonia può arrivare la conoscenza di sé. Dobbiamo avere una intensa aspirazione al trascendente e i risultati dipenderanno dal desiderio e dall'impegno personale. E il risultato è un contatto duraturo con il divino, accompagnato da una autentica  armonizzazione fra vita interiore e vita esteriore, che si manifesta in tutto il vissuto ed è utilizzata per costruire un mondo migliore. Questa conquista può arrivare in un lampo, ma è preceduta da un allenamento della Mente attraverso la concentrazione.

Mère, continuatrice dell'opera di Aurobindo, ha scoperto che c'è un grande potere in fondo all'inconscio ed ha compreso che è separato da noi solo dalle radici della mente. Le nostre memorie, la nostra cultura, i nostri condizionamenti sono questa barriera; la coscienza si è autolimitata restringendo il proprio campo di azione e creando un inconscio mentale, che se non è conosciuto si oppone al cambiamento. Comprendere di più e aumentare la nostra consapevolezza è la via per riunire ciò che è stato separato. 

TAOISMO...L'ARTE MEDITATIVA DEL WU WEI


                              Wu wei



Il Wu wei (無為, 无为) è un importante precetto del Taoismo che riguarda la consapevolezza del quando agire e del quando non agire. Wu può essere tradotto come non avere; wei con azione. Il significato letterale è quindi senza azione o meglio azione razionale. È parte fondamentale del paradosso wei wu wei (azione senza azione). Lo scopo del wu wei è il mantenimento di un perfetto equilibrio, o allineamento con il Tao, e quindi con la natura.
                                     Origini
Il concetto ha probabilmente origine dal pensiero confuciano. Nei primi testi taoisti, wu wei è spesso associato con l'acqua che ne rende perfettamente il concetto. Anche se l'acqua è leggera e debole, essa ha la capacità di erodere lentamente la roccia. L'acqua è compatta e rimane sempre uguale a sé stessa, a differenza del legno, la pietra o qualisiasi altro materiale che può essere suddiviso in pezzi. Essa può tuttavia riempire qualsiasi contenitore, assumere qualsiasi forma, andare dovunque,anche nei buchi più piccoli. Quando si suddivide in tante gocce, l'acqua ha ancora la capacità di riunirsi.

                                 
L'obiettivo del Wu Wei è quello di mantenere l'uomo in armonia con la natura, affinché il mondo segua la sua naturale evoluzione. Per fare questo l'uomo non deve ambire ad azioni troppo grandi o complesse. Queste azioni, se irrealizzabili, saranno solamente causa di sofferenza e sentimenti negativi nell'uomo. Applicando il wu wei invece l'uomo è consapevole di dover fare scelte razionali nella propria vita, procedendo a piccoli passi. Quando l'uomo coltiva le leggi del Tao, aumenta il suo stato di armonia con la natura, e, come afferma il filosofo taoista Zhuang Zi, raggiunge lo stato di Ming, o vista chiara. È allo stato di Ming che deve applicare il wu wei, agendo solo quando deve agire, in modo da non sconvolgere gli equilibri del Tao.




LE ORIGINI DELLO YOGA







                            ORIGINI DELLO YOGA



                     


Le leggende simboliche dei Purana, i libri sacri della cultura shivaita dell’India antica, ci parlano del Dio Shiva come una divinità dai molteplici aspetti. Shiva è il principio della forza centrifuga per mezzo della quale ogni vita, ogni forma, ogni sistema cosmico si dissolve nella infinita immensità del divino.
Tutto ha origine in lui.
“Shiva è la forza di espansione del mondo, è la fonte energetica dell’esistenza, il principio della vita, ma è anche, poiché l’espansione finisce con una totale dispersione, il principio della dissoluzione e della trasformazione”.

 Mount  Kailash

Ritirato in meditazione sulla sua montagna paradisiaca (come gli dei di tutte le religioni), praticando lo yoga per millenni, assumendo le numerose posizioni dello yoga, crea le diverse specie degli animali, degli esseri e i differenti elementi dell'universo (le posizioni infatti hanno tutte nomi di animali o di elementi della natura).
Egli dunque è il dio dello yoga.
Fulmina col suo terzo occhio, l’occhio della chiaroveggenza e del sapere, coloro che disturbano la sua meditazione.

Shiva è il Signore del ritmo e della danza, e come tale dà origine al mondo delle forme; infatti tutto vibra, tutto ha un ritmo nell’universo così come il respiro dell’uomo, il battito del nostro cuore, il giorno e la notte e tante altre cose nella natura.
Il tutto è governato da una forza centripeta di concentrazione chiamata Vishnu, da una forza centrifuga di dispersione chiamata Shiva e da una risultante che dà luogo al movimento circolare degli astri e degli atomi, cioè a dire alla materia, chiamata Brahmà.


La materia quindi è un’illusione, cioè perisce, finisce o, se vogliamo, si trasforma; perciò solo l’energia esiste ed è questa energia che dà origine alla vibrazione, al ritmo, ai movimenti, creando così l’apparenza della materia, degli atomi, dell’universo e anche della percezione dei nostri sensi, della memoria e del pensiero.
Le prime espressioni dell’uomo, le prime comunicazioni sono il gesto, la danza e questo costituisce anche il primo linguaggio. Shiva è dunque all’origine del tempo; è il principio della esistenza e della vita.

Egli è il procreatore e il suo segno è l’organo della procreazione; da qui i simboli fallici delle culture orientali prima e mediterranee poi.
Il grembo femminile, la donna è paragonabile alla possibilità energetica della materia, della Shakti. La madre terra elabora il seme dal quale nasce poi la pianta; così la procreazione nell’uomo e nella donna.

Infatti tutto nell’ordine naturale, nel dominio di Prakriti (la natura), è orientato verso la continuazione e l’evoluzione della vita. La funzione di ogni essere vivente è essenzialmente la procreazione o la creazione di qualcosa di sé, che nel piano della natura è la ragione d’essere di ogni individuo, il quale è sempre e soltanto un elemento di una catena infinita. Infatti l’energia vitale nell’uomo nasce dagli organi della procreazione.

Shiva è quindi il creatore e il procreatore del mondo, ma ne è anche il trasformatore.
La sua apparizione sotto forma umana per insegnare agli uomini i segreti della creazione, il ritmo della vita, i modi di realizzare gli scopi della vita, le tecniche dello yoga, il segreto delle arti, ecc., rappresenta il primo esempio di concezione del Dio incarnato.
Lo yoghi, l’adepto dello yoga, con uno sforzo interiore risalendo fino alle origini della vita, prende controllo di questa energia vitale e diventa padrone del suo destino.

Così secondo l’antica cultura tutto dipende dalle rivelazioni fatte all’uomo dal dio Shiva, che nelle culture susseguenti, soprattutto mediterranee, divenne Dionisio e poi Bacco. Infatti nella tradizione dionisiaca, la ricerca della conoscenza passava attraverso la pratica della danza e lo sviluppo del controllo delle forze fondamentali che negli esseri assicurano la continuità e la trasmissione della vita.
Lo yoga quindi venne rivelato dal dio Shiva all’uomo come il metodo fondamentale per l’autosuperamento di se stessi, per una emancipazione totale dell’uomo sotto tutti gli aspetti.

Poco a poco lo yoghi superando i vari gradi dello yoga, cioè perfezionandosi sempre più, diventa padrone delle sue energie vitali e potrà sfuggire alla schiavitù della materia e dei sensi; e secondo la teoria della reincamazione, sfuggire alla catena delle rinascite e delle morti. Avrà più netta la percezione della natura e del mondo e dell’essere divino, che sono fondamentalmente separate e distinte. Partendo dal principio dell’interdipendenza delle nostre reazioni e del nostro corpo, lo yoghi ritiene che con l’esecuzione delle une agisca sulle altre.

                   L'UOMO DEVE RINNOVARE SE STESSO
             ENTRO L'ETERNITA' DEL PROPRIO ESSERE

Egli arriverà a controllare le sue funzioni vitali, il suo corpo fisico, attraverso la conoscenza delle zone emotive in cui risiedono gli istInti vitali che reggono le funzioni del corpo e del cervello e del suo corpo psichico.Tutto questo sarà possibile appunto solo grazie a questa precisa e complessa disciplina chiamata yoga. 

Il metodo di allenamento si basa essenzialmente sugli organi di contatto che ci collegano tanto al mondo esterno quanto al mondo interiore; in altri termini, i nostri sensi. Tutta l’educazione fisica e mentale perciò comincerà da una “revisione” delle nostre possibilità sensoriali; una specie di presa di coscienza di noi stessi e di concentrazione su di sé.
Il metodo yoga non consiste solamente in una tecnica puramente fisica: è come già accennato uno dei sei sistemi filosofici dell’India e ormai del mondo, è una scienza sempre più approvata e diffusa nel mondo occidentale.

Lo yoga non è considerato una confessione religiosa, cioè per praticarlo non è necessaria l’adesione ad una particolare religione, specialmente indù. Comunque il metodo non va dissociato da tutto quel complesso di carattere educativo che lo rende più completo rispetto alle nostre culture fisiche.

Lo yoga infatti non deve mai essere inteso come un semplice metodo per fare ginnastica, non è una competizione.
Attenersi a questa disciplina, infine, come molti male informati intendono, non significa reprimere i propri istinti o rinunciare alla vita, bensì lo yoghi conquista e controlla il suo corpo con la pratica delle asana e ne fa un veicolo idoneo al proprio spirito. Egli non mortifica nè trascura mai il corpo o la mente, ma li nutre entrambi.

"Senza sperimentare l’amore e la felicità umana non è possibile conoscere l’Amore universale, divino”, dicono i grandi saggi indù.
Il seguace dello yoga non sfugge alle proprie responsabilità morali e sociali: il matrimonio, la paternità o la maternità non sono un ostacolo alla conoscenza della felicità e all’unione con il creato.

Shiva

Uno dei nomi della suprema Realtà onnipervadente, del Sé interiore. Nella sua forma personale è considerato come il signore degli yogi e conosciuto come Guru supremo da cui discende il lignaggio dei Guru (Maestri Illuminati). Rivelò ed espose varie scritture dette Agama, tra cui le scritture dello Shivaismo del Kashmir e i Tantra.

Shakti

L’aspetto femminile manifesto della Coscienza Divina; p otere spirituale; potere cosmico divino che, secondo la filosofia shivaita, crea e preserva l'universo.

Coscienza divina che risiede nell'individuo e non è differente dal Principio Supremo, Shiva.

Yoga
Lo stato di unione con il Sé, Dio; le pratiche e le discipline spirituali che conducono a quello stato.

Shivaismo del Kashmir
Filosofia non dualistica che riconosce l'intero universo come una manifestazione di Chiti, l'Energia Divina Creatrice o Shakti (Energia Cosciente Divina). Lo Shivaismo del Kashmir spiega quindi come il supremo Principio immanifesto si manifesti nell'universo.


                                                                                                                                            










































UTTITHA TRIKONASANA...L'ARCHETIPO TRINITARIO


                                 
                                 UTTITHA   TRIKONASANA  -- IL TRIANGOLO

                                                  Mente , Spirito e Corpo

                         Devono essere una cosa sola : tre in uno , uno in tre !

Interconnessione tra corpo e ambente : Dipendenza , interdipendenza e interazione .
Il TRIANGOLO compare nel mondo sotto varie forme :

-       Il “LINGUAGGIO” , è basato su una  relazione triadica : parlante , parlato e ascoltante .
-       Il “DIVINO” concepito come TRINITA’ : Padre , Figlio , Spirito Santo ; Brahma , Shiva , Visnù.
-       Il “TRIUMVIRATO” politico come forma di governo -

-       Il Dio del mare Nettuno regge in mano il tridente , presente anche tra le mani di Shiva, simbolo di potere. Il tridente viene utilizzato anche dai pescatori e gladiatori  in combattimento .

Le Il  treppiedi è utilizzato dai fotografi per sostenere in equilibrio la fotocamera , dagli antichi utcuocere il cibo con il fuoco sottostante. Il corpo necessita di cibo , la mente  di cibo intellettuale ed emotivo , l’anima di cibo spirituale , che può essere ricavato dalla meditazione , dalla preghiera e dalla riflessione su Dio in ogni sua forma come .

Fattori decisivi di Utthita Trikonasana  sono : altezza , lunghezza , ampiezza del corpo , gambe , braccia,..ecc..ecc.. eseguirla armoniosamente denota il grado di equilibrio e focalizzazione raggiunto….caratteristiche del triangolo sono la forza , la capacità di resitere alla pressione e di sopportare il peso,  in Utthita Trikonasana (= Triangolo )  possiamo chiederci in che misura siamo in grado di resistere alla pressione .

“TRE” archi di trionfo simboleggiavano la “vittoria” sugli altri , ma nello Yoga la “triangolarità” simboleggia la “vittoria su se stessi”. Hatha Yoga , Bakhti Yoga , Jnana Yoga sono una “unica struttura trionfale” che va eretta nella propria esistenza !

Se si inscrive un Triangolo in un cerchio , tutti i vertici toccano la circonferenza….CORPO , MENTE e LINGUAGGIO sono i tre “vertici” che alla fine , raggiunta la loro piena maturità , permetteranno di essere in equilibrio , allora il “discepolo” sarà inscritto nel cerchio della “perfezione” . I segmenti nella tradizione cinese e giapponese , i “TRIGRAMMI” , diventano elementi di divinazione e comprensione ; nella chiesa si celebrano i “ TRIDUI ” , tre giorni di preghiera , digiuno  canti sacri , per accingersi a percorrere il sentiero interiore (= sadhana ). Gesù disse che : < dove due o tre saranno uniti nel mio nome , colà vi sarò anch’IO….> . A Pietro , sempre Gesù , predisse il tradimento quando il gallo avesse cantato tre volte , e tre volte , sempre Gesù chiese a Pietro di ri-confermargli il suo Amore !

Crescere e nutrire il “ Giglio della Trinità “ equivale a nutrire un cuore , una mente e un corpo puri !......la croce egizia “ANKH” è simbolo di forza vitale , prana , potere , consapevolezza…..fate danzare il corpo al suono dei tre strumenti divini ( vina , flauto , tamburo ) della sacra musica per equilibrarli ( corpo , mente , spirito )….!

Shiva , Signore dello Yoga , regge lo scettro a tre punte ( Trishula ) e rappresenta la condizione di “ SATCHITANANDA” ( Verità , Consapevolezza , Grazia Divina ) ,di coloro che lo adorano,ma che significa …Adorare ?

SIGNIFICA FARE  DEL CORPO UNO STRUMENTO SPIRITUALE E DELLA MENTE UN PONTE VERSO UN ALTRO MONDO …….VERSO LA LIBERAZIONE …MOKSA  CHE PROCURA SATCHITANANDA…………!
      
OM SHANTY !!!

FERMATI....ASCOLTA IL TUO RESPIRO

                            FERMATI AD ASCOLTARE IL TUO RESPIRO


Stai seduto immobile con la schiena dritta , gli occhi chiusi e lascia che le braccia si adagino con le mani poggiate sulle tue gambe .

Poggia i tuoi piedi sul pavimento , facendo attenzione alla sensazione che il contatto ti procura ( se puoi stai con i piedi scalzi per avere ancora più intenso il contatto con la terra ) .

Fai alcuni respiri lenti e profondi e lascia che l’aria vada via da te  quando espiri portandosi via tutta la negatività .
Rigenerati di energia nuova lasciando che la positività dello Spirito entri dentro di te quando inspiri .

Lentamente e dolcemente rilassati , lasciando che tutti i tuoi muscoli si distendano .

Ascolta il tuo respiro mentre continui lentamente ad inspirare ed espirare , ripeti silenziosamente nel tuo cuore : inspiro / espiro...inspiro / espiro......

Se ti abitui a fare attenzione al tuo respiro questo ti accompagnerà in ogni momento della tua vita quotidiana . Sarà come un compagno segreto e fedele a cui affidarsi nel profondo di te stesso .

Nel momento in cui ti senti in difficoltà, fai attenzione al tuo respiro . Prima di un momento importante senti la sua compagnia e lasciati rassicurare dalla sua presenza .

Così come il tuo corpo si rigenera con il respiro , la tua anima anela allo Spirito di Dio .

Mentre inspiri , immagina che il tuo centro interiore , il tuo cuore , la tua anima , siano invasi dall’energia salvifica dello Spirito Santo . Affidati a Lui e immagina che mentre inspiri , penetri dentro di te , mondando con il suo flusso d’amore il tuo corpo , e che  possa sostituirsi a te e renderti profondamente rinnovato .

Fermati ad ascoltare il tuo respiro . Diventa consapevole di questo semplice atto del tuo corpo . In esso puoi riscoprire un significato profondo .

                                  Fermati ad ascoltare il tuo respiro 




VIDYA O AVIDYA ?



 La conoscenza iniziatica, diversamente da quella mondana, non ha nulla a che fare con la  natura materiale delle cose, ma con il loro appartenere al mondo dello spirito imperituro o  a quello delle apparenze fenomeniche, con il loro essere permanenti o impermanenti. Qui  non esiste divisione tra bene e male in senso morale, ma piuttosto l’ essere attinente al  divino oppure non esserlo.  

E  una via per esclusione, una via arida e fredda adatta alle menti logiche e determinate, a  chi per natura è portato a comprendere piu che ad agire e amare.

 Avidya , la non scienza,  è considerare importante cio che è illusorio, perituro, instabile, vincolante e creatore di  Karma.

Vidya , la vera scienza, è la capacita di riconoscere cio che è stabile, eterno, puro e  assoluto  , ovvero Sat-Cit-Ananda -- Essere  , Coscienza , Beatitudine --  la vera natura del Sè. 

Abbandonando cio che è Avidya ( non realta in senso spirituale) e stabilizzandosi nel Sè il  saggio raggiunge la realizzazione suprema.   

CHAKRAVARTI...IL SIGNORE DELLA RUOTA ALCHEMICA


Per penetrare a fondo nel simbolismo esoterico occorre in qualche modo sperimentarlo nella propria intima natura. Nulla e’ dato in lettere sacre, rune, sigilli o glifi che, una volta svelato, non apra le porte a una profonda gnosi. Il simbolo e’ unitivo per eccellenza, chi lo contempla analiticamente non ne trae che misere considerazioni speculative, chi invece sa aprire l’udito del cuore e mettersi in stato di sottile risonanza ne percepisce gli infiniti sensi riposti e vede spalancarsi orizzonti mai percepiti. Oggi desidero  parlarvi di un simbolo meraviglioso, e cioè :  dello Swastika (etimo di origine sanscrita , purtroppo fissato nella memoria collettiva come simbolo della barbarie nazista ), conosciuto in Occidente anche come Croce Gammata presso i popoli latini, Tetraskelion in Grecia, Hakenkreuz (Croce Uncinata) in tedesco e Fylfot nell’antica Inghilterra.
 L’ origine remota del simbolo a dispetto di qualunque datazione ufficiale e’ da rintracciare nel periodo post-iperboreo, allorche’ una catastrofe si abbatte’ sulle terre imperiture e l’asse della terra fu spostato ( l ’inclinazione attuale e’ di circa 23° gradi rispetto alla perpendicolare), i poli si invertirono e l’ Eta’ dell’ Oro, il Satya Yuga ebbe termine. Quindi il Tempo iniziava la sua inesorabile marcia…ma andiamo con ordine.

Lo Swastika e’ stato definito sovente dagli studiosi come “ruota solare” o “ruota di fuoco” trovandosi raffigurato accanto ad altri ierogrammi solari su numerose decorazioni antiche. 


Da René Guénon invece venne per la prima volta giustamente messo in evidenza il suo carattere “polare”. A nostro modo di vedere queste varie attribuzioni di significato non sono in contrasto tra loro, anzi, come vedremo, sono complementari e corrispondono ognuna a un diverso livello. Per prima cosa prendiamo in esame il significato “solare”. Il Sole per noi e’ vita, fonte di calore, centro del nostro sistema planetario. Non possiamo immaginare un’esistenza priva della sua energia benefica: essa fa crescere ogni cosa su questa terra, permette la vegetazione degli esseri e illumina il Cielo. Sebbene nell’Universo gli astri siano innumerevoli per noi non ne esiste uno piu’ radiante del Sole, inoltre la rotazione dell Terra attorno a questo astro determina il mutare delle stagioni e dei cicli naturali. Alcune intepretazioni dello Swastika affermano che le quattro braccia simboleggiano appunto le quattro stagioni: Primavera, Estate, Autunno, Inverno. 


Questo insieme di considerazioni dovette essere molto vivo ed operante nella coscienza dei nostri antenati che per questo dedicarono ampia considerazione al culto solare. Come abbiamo detto, in varie incisioni e raffigurazioni di simboli solari si ritrova presente con una certa frequenza lo Swastika. Perche’ questo? E quale nesso esiste tra il Sole e il Centro Polare? Se osserviamo il simbolo in questione vediamo che e’ composto da una croce dalle cui estremita’ partono dei bracci che le conferiscono il senso di un movimento e, piu’ precisamente, di una “rotazione”. Ogni movimento circolare avviene sempre intorno a un’ asse, l’ Axis Mundi, che passa esattamente per il centro invisibile ma onnipresente che lo Swastika rappresenta: il “Polo”, il centro inamovibile.




In tutta la Natura si ripete il medesimo schema, dal Microcosmo al Macrocosmo, dall’ atomo alla stella. Il Sole e’ nel nostro caso il Polo, attorno al quale, tutti i pianeti compiono la loro rivoluzione ciclica, nello stesso tempo un movimento analogo avviene per il sistema solare attorno al nucleo centrale della nostra galassia, la Via Lattea, la cui nota forma a spirale ci riporta nuovamente all’ idea di un’ immenso Swastika. Un’ altra ragione evidente per la quale gli antichi poterono associare lo Swastika al Polo fu sicuramente l’ attenta osservazione del cielo notturno in prossimita’ della Stella Polare. 


Quest’ ultima e’ la stella che si trova sul prolungamento immaginario dell’ asse terrestre di un osservatore nell’ emisfero boreale, quindi indica il Nord. Attorno ad essa tutto le costellazioni ruotano lentamente in senso antiorario e compiono un giro completo in circa 24 ore a causa della rotazione della terra. In particolare se tracciassimo un disegno con le posizioni successive dell’ Orsa Maggiore ai quattro punti cardinali ne emergerebbe chiaramente uno Swastika. 
  

    
 



Ma la Stella Polare nel corso delle ere cambia a causa di un moto circolare dell’ asse terrestre. In un remoto passato essa fu un astro della costellazione del Draco, il suo nome arabo e’ Thuban, oggi comunemente conosciuta come Alpha Draconis. Le quattro posizioni dell’ Orsa Minore intorno ad essa disegnano una figura ancora piu’ sorprendente. Come abbiamo visto spiegazioni ed esempi tra i piu’ vari si intrecciano formando una tela fittissima ma tutti tendono a ritornare costantemente verso un unico significato fondamentale: quello di un centro, di un origine, di un principio superiore che si manifesta donando luce e vita. Nel suo sentito piu’ profondo lo Swastika suggerisce l’azione di un Motore Immobile. Il cuore inviolato di ogni manifestazione, la dimora dello spirito assoluto, l‘ Occhio del ciclone.
Il punto interiore dove regna la quiete mentre al di fuori infuriano gli elementi.
E’ il Monte Meru, il monte di Mezzanotte.
E’ Kether la Corona.
E’ Sahasrara, il chakra coronario che connette con l’ infinito.
E’ il buco nero al centro della galassia.
E’ Hlidskjalf, l’ alto trono di Odino dal quale il dio osserva ogni cosa e sovrasta i mondi.


E nell’uomo? Cosa esiste nella natura umana che possa avvicinarsi a questo insondabile mistero? Deve forse egli accontentarsi di scrutare le luminose stelle nel cielo notturno sapendo di rimanere un corpuscolo dimenticato e caduco alle estremita’ del cosmo? Quest’ uomo, viaggiatore e assetato di sapienza deve forse annegare tra i flutti di un oceano crudele sognando l’ Isola dei Beati? Quest’ uomo infine, cosi’ disperso e solitario che sente dentro di se il richiamo ancestrale di qualcosa senza volto, come una nostalgia infinita, un ricordo velato… cosa fara’ della sua breve esistenza?

C’ e’ una possibilita’. C’ e’ una chiave sepolta tra le pieghe del tempo, tramandata da una catena di iniziati dall’ alba del mondo; ma per raggiungerla, per conquistarla, l’uomo deve affrontare un lungo cammino al buio, nell’ oscurita’ di se stesso. Molti non sanno che lo Swastika fu uno dei simboli utilizzati dai primi Cristiani, difatti esso e’ rintracciabile nelle catacombe…ma che cosa indicava? Era forse la chiave famosa?
 Il segno solare della Resurrezione ?



La Croce Naturale degli elementi come sappiamo e’ associata al quaternario. Come insegna la Tradizione il nome di Dio e’ YOD HE' WAW HE', lettere ebraiche che significano, rispettivamente: Fuoco, Acqua, Aria, Terra.
Nella vita comune degli uomini questi elementi sono in stato caotico, non armonizzati e quindi distruttivi, ora se tramite la Grande Opera dell’ Alchimia e con un tenace lavoro sulla propria Anima riusciamo a risvegliare la Luce interiore, al centro della Croce, li’ dove si incontrano le quattro braccia nasce il figlio dello Spirito, il Cristo. E’ il centro radiante che smuove con forza possente l’ inerzia del Caos e ruotando pone in ordine il Cosmo. E’ il Quinto Elemento, l’ Etere nel Cuore, l’ Atomo Nous redento, la Quintessenza tanto decantata dagli alchimisti. Si schiude la prigione di piombo di Saturno e l’ uomo, liberato dalle scorie terrestri, si trasforma in Dio.
Il cinque quindi e’ il numero dello Swastika, il numero “polare” della trascendenza.

Chi e’ capace di realizzare tanto e’ un autentico iniziato alla catena regale, ha combattuto da vero Eroe ed e’ pronto all’ incoronazione. Quando ricevera’ il suggello finale dei Grandi Misteri sara’ Re del Mondo, Signore di Pace e Giustizia. Sara’ Melkitsedeq, Re di Salem. E’ uno stato spirituale questo e allo stesso tempo un’ investitura sacra. E’ il raggiungimento di quell’ autorita’ spirituale e superindividuale che in Oriente viene denominata Chakravarti, Signore della Ruota. Chakravarti e’ colui che lentamente e senza sosta fa girare la ruota dell’ Impero. Ogni cosa necessariamente gli ubbidisce: Tempo, Spazio, Materia. Nulla lo sfiora ne’ lo puo’ turbare. E’ al di la’ del Bene e del Male. La sua funzione e’ paragonabile a quella del Pontifex, il facitore di ponti. Diviene un raggio di luce che collega la sfera umana e quella divina. Le epoche passate e le future in lui si attualizzano in un presente che e’ eterno. Possiede la visione “Ciclopica” ossia ciclica, il Terzo Occhio.

Da ora in poi egli agira’ senza agire, immobile nel centro di un immenso Swastika come Shiva nella sua danza cosmica. Questo profondo insieme di verita’ e’ rintracciabile nell’ essenza stessa dell’ Universo, fa parte del suo sostrato invisibile, e’ cio’ che fa che cio’ sia, in ogni dove, in ogni tempo, in ogni essere.

Cosi’ Dante, dinnanzi alla visione gloriosa di Dio, chiudeva il suo capolavoro:
A l’alta fantasia qui manco’ possa;
ma gia’ volgeva il mio disio e ‘l velle,
sì come rota ch’igualmente e’ mossa,
l’amor che move il sole e l’ altre stelle.

In tutto cio’ abbiamo ben piu’ che una visione religiosa, e’ l’esperienza “diretta” del Paradiso, esperienza che ogni uomo avrebbe non solo il diritto ma diciamo anche il dovere di realizzare ma che cosi’ ben pochi purtroppo raggiungono.


Ora per tornare al tema centrale sara’ interessante affrontare un argomento controverso. Dopo aver chiarito i significati principali dello Swastika nella sua forma generale diremo qualcosa sul suo senso di rotazione andando contro un’ opinione comunemente diffusa. Di fatto lo Swastika puo’ essere tracciato in due modi a seconda che i bracci che si dipartono dalla croce puntino a destra o a sinistra. Bisogna fare attenzione perche’ l’ambiguita’ risiede nel fatto che nel primo caso avremo una presunta rotazione levogira mentre nel secondo destrogira. C’e’ chi ha voluto arbitrariamente indicare uno Swastika benefico, quello che si muove in senso orario nella direzione del sole, in contrapposizione all’ altro, antiorario, associato al male e alla distruzione. Questo prevalentemente a causa dell’ adozione di quest’ ultimo da parte del Nazionalsocialismo tedesco nel secolo scorso. 


A me però non interessa trattare in questa sede di politica o di manifestazioni profane ma di valenze spirituali e operatività. Ora, il nocciolo della questione è tenere bene a mente il fatto che il mondo intero esiste in funzione di due polarità contrapposte, l’unione delle quali genera la vita: Positivo e Negativo sono due facce della stessa medaglia e non vanno dissociate ma vissute interamente entrambe. Su un piano prettamente umano non potremmo anelare al bene se non facessimo esperienza del male, su un piano superiore poi la dualita’ svanisce e nell’ integrazione dei due aspetti scopriamo il volto del divino. 


Lo gnostico Abraxa, dio e demonio trasfigurati nell’ Uno. Nel senso antiorario del movimento dunque non si può scorgere minimamente nessuna malvagità o perversione, più pertinente sarebbe l’ affermazione che i due Swastika orientati diversamente raffigurano le due polarita’ cosmiche, il maschio e la femmina e anche le due Vie : La Via della Mano Destra e la Via della Mano Sinistra. Forse proprio un’ interpretazione grossolana di quest’ ultima puo’ aver suggerito ad alcuni che lo Swastika levogiro sia in qualche modo connesso alla magia nera e al male. Chi ha avuto modo di approfondire l’ argomento sa, invece, che ambedue i sentieri iniziatici, pur adottando metodi e pratiche differenti e a volte in aperto contrasto condurranno, se rettamente seguiti, a un unico e identico obiettivo: la Liberazione o Moksa .

Prima di fornire alcuni spunti sui significati contrapposti dello Swastika ricordo che uno studioso di nome Thomas Wilson ha condotto un’ imponente ricerca iconografica che copre geograficamente gran parte del globo e temporalmente un grande arco storico, dimostrando in modo evidente l’ esistenza di entrambe le versioni del simbolo in numerose civilta’, molto spesso compresenti su alcuni manufatti. Quindi, tenendo presente ciò e l’ arbitrarietà conseguente di alcune interpretazioni troppo unilaterali gettiamoci nella spirale.

Il primo Swastika e’ destrogiro, i suo bracci puntano a sinistra, e’ quello adottato in larga misura dal Buddhismo Mahayanico e si muove nel senso delle lancette dell’ orologio. Segna l’attuale evoluzione ed espansione dell’ universo, il lungo esodo dell’ umanita’ dalla sua dimora ancestrale. Questo Swastika scandisce le fasi successive della creazione, e’ la sorgente che proietta calore, la plasmazione della materia e dei corpi. Corrisponde all’ espirazione di Brahma che rilascia cio’ che era in potenza per renderlo in atto. Come il numero 6 rappresenta il moto centrifugo. E’ lo Swastika del Sole d’ Oro, radiante, della luce visibile agli occhi corporei.

Il secondo Swastika e’ levogiro, i bracci puntano a destra. In Tibet, gia’ prima dell’ arrivo del Buddismo si trova in uso presso l’antica religione Bön-Po, e’ molto diffuso anche in India. La sua rotazione segue un moto antiorario, da destra a sinistra. Questo e’ lo Swastika del ritorno all’ origine, al centro primordiale. Propizia il riassorbimento nella non-esistenza. E’ l’ inspirazione di Brahma che volatilizza la materia, che dissolve la matrice bruciando l’ illusione corporea. E’ l’ implosione antigravitazionale. Come il numero 9 rappresenta il moto centripeto. E’ lo Swastika del Sole Nero, dell’ universo invisibile, della luce increata.


Quindi come abbiamo visto, esotericamente ogni cosa presenta due aspetti e non dobbiamo essere superficiali nelle nostre considerazioni. L’ altro lato dello specchio e’ un mondo da conoscere, non da esorcizzare. Quanto sopra esposto in merito alle differenze speculari delle due grandi croci rotanti risulta non solo da una ricerca accurata di fonti e documenti ma anche e soprattutto dal risveglio momentaneo dell' emisfero cerebrale destro e dal cuore, organo intuitivo per natura. E’ questo il modo in cui crediamo dovrebbero essere sempre approcciati i simboli sacri per non cadere in facili banalizzazioni o peggio, in aride disquisizioni analitiche . I simboli “parlano” a chi vuole ascoltarli e la loro miniera di tesori e’ pressocche’ infinita.

Si può  concludere questo breve scritto con l’augurio che sia d’ ispirazione a chi lo leggera’ e che magari possa fornire spunti per ricerche ulteriori. 


Lo Swastika e’ un potente simbolo operativo e si ritrova come gia’ abbiamo sottolineato iscritto nel corpo stesso della Natura, colui che con tutta la sua volonta’ lavora per districarsi dal caos e accortosi di trovarsi sulla circonferenza della ruota cosmica auspica a essere reintegrato nel suo centro trovera’ in esso una costante fonte di energia, come la Stella Polare che indica sempre il Nord al viaggiatore, lo Swastika guidera’ l’ iniziato verso la Verita’ e la Vita.

Tutto cio’ ne fa, senza ombra di dubbio, uno dei piu’ esemplari simboli di Dio , sempre che non capiti ...in mani e cuore sbagliati , Hitler per esempio !


Yogacharya Eknathananda