TEMPIO DI VESTA AL FORO ROMANO |
Va segnalato che nessun simulacro della dea era qui custodito, mentre invece
si presume che una statua della divinità fosse contenuta nell'edicola situata
all'ingresso della Casa
delle Vestali. Nella cavità trapezoidale che si apriva nel
podio, ed alla quale si accedeva soltanto dalla cella, probabilmente si deve
riconoscere il "penus Vestae", il sito proibito alla vista di tutti
tranne che alle Vestali, dove erano conservati i "pignora civitatis",
ovvero gli oggetti sacri ai destini di Roma e "pegno" delle sue
fortune, che Enea, secondo la leggenda, avrebbe trasportato da Troia: tra tutti
il più importante era il Palladio, un simulacro arcaico di Minerva.
Quando l'incendio neroniano del 64 d.C. distrusse, con gran parte della città, anche il tempio e la Casa delle Vestali, le due costruzioni vennero sostituite, ad un livello più alto, dagli edifici attualmente visibili. Il tempio, pur attraverso numerose modifiche, conservò la forma e le dimensioni allora stabilite, insieme al nuovo orientamento, basato su quello prevalente del Foro Romano. Dopo la fase neroniana vi fu un totale rifacimento nel periodo di Traiano e poi un successivo restauro attribuibile alla moglie di Settimio Severo, Giulia Domna, in seguito all'incendio del 191 d.C., molto probabilmente mantenendo la stessa forma conferitagli dalla ricostruzione neroniana del 64 d.C. L'aspetto attuale è dovuto alla ristrutturazione del 1930, durante la quale furono utilizzati numerosi frammenti originali, completati da restauri in travertino.
Il Tempio di Vesta a Roma ai piedi dell'Aventino
nell'area del Foro Boario ( dove si teneva il commercio del bestiame , bovi, da
cui appunto Boario ) ha sempre esercitato su di me un "flusso
misterico" quando da bambino il tram ( allora ci passava) sferragliando
nei pomeriggi caldi e assolati delle estati romane passava li accanto . Lo
guardavo così rotondo circondato di colonne come guardiani della soglia a
protezione dell'interno che non era accessibile , pena la morte ; infatti si
trattava di un "luogo sacro" , legato per giunta alla sicurezza dello
stato , della città . Oggi le motivazioni sono diverse da quelle di allora
, più prosaicamente manca il personale di custodia , tant'è , il
"Fuoco Sacro della Città " si è spento da molto tempo e i segni si
vedono , purtroppo .
< OLIM ROMA NILO AMOR >
< UNA VOLTA ROMA O NILO SI CHIAMAVA AMORE >
era la frase segreta pronunciata
nell'ambito di un rito misterico dai sacerdoti in presenza dell imperatore .
Roma è la città dei Cesari , dell'ego
faraonico (Roma) che ha preso il posto di AMORE ( Amor) , la personalità si è
sostituita all'ESSERE , il transeunte all'ETERNITA' .
Probabilmente i presenti rito ignoravano
questo significato esoterico , o quanto meno ne avevano perso il contenuto
reale , ma la tanto declamata Città Eterna , come tutto ciò che assume
dimensione di eternità non può disgiungersi dalla dimensione dell'Amore . La
stessa parola traduce il latino A-MORS ovvero:
SENZA (A)
MORTE (MORS)
Il trasferimento dalla Gerusalemme Terrestre
, quella dell'ego empirico faraonico , alla Gerusalemme Celeste , quella
dell'
IO SONO TRASCENDENTALE
segna di fatto l'ingresso nell'Eternità .
Dalla agostiniana città degli uomini alla città di Dio .
Occorre :
CALORE ( tapas )
Occorre :
PASSIONE , FUOCO SACRO ( tejas )
In queste poche parole si può identificare
il contenuto del Pranayama , una vera e propria arte della respirazione , della
meditazione , della preghiera .
Era questa l’ARTE SACRA delle Vestali
impegnate a mantenere il “fuoco sacro” sempre acceso . Incarico non a caso
affidato alla figura femminile , le vestali , depositarie per natura del fuoco
corporeo e quindi del prana vitale .
Uno Yogi che voglia raggiungere i traguardi
“sottili” del Samadhi , non può ignorare questa arte nè tanto meno l’importanza
del Femminile in questo processo di sublimazione tantrica .
Il tempio di Vesta costituiva il cuore
pulsante dello stato . Uno stato senza “focolare” , senza “fuoco sacro” , è
destinato a rovinare , esattamente come un corpo che rimane senza prana è
destinato a morire .
Il “rituale” di Vesta dunque è un pranayama
che accende la scintilla interiore e la fa scaturire all’esterno , quando ciò
non si verifica , e il rituale è solo una forzatura dell’esterno che si
trasforma in “ossessione” liturgica , vuoto cerimoniale senza anima . Già
l’anima , che quando non è presente determina il raffreddamento di un corpo ,
di una famiglia , di una relazione , di una azienda , dello stesso ordine
sociale che de-genera presto in caos e disordine . Nessun mito o fiaba può
finire bene se l’eroe (Virat) non re-dime e ri-conquista la propria anima impersonata
dalla principessa di turno .
Vesta è la fiamma interiore che ci mette in
comunicazione con la sorgente vitale dell’energia , con l’ Essere , e ciò
permette la potenzialità del pensiero si trasformi in atto , si materializzi ;
infatti quando Vesta non è ri-conosciuta internamente , si proietta nelle cose
esteriori e creiamo delle realtà effimere , che non durano a lungo . Si tratta
di un pranayama posseduto dall’ego , di fuochi fatui , di semplice respirazione
in cerca di potere psichico , si passa da Amor a Roma . Quando Vesta si ritirò
, il fuoco sacro si spense decretando la Caduta dell’Impero Romano .
Vesta rappresenta la fiducia e la sicurezza
, due dimensioni compagne , se viene meno una cade anche l’altra , come i
nostri giorni delusi dalla politica impregnata di ego affaristico saturo di
calore egoico e mancante di ogni sicurezza sociale , lavoro …ecc…ecc. Vesta è lontana !
Quando non c’è alcun impegno interiore non
ci possono essere moralità , visione o elevazione spirituale !
Vesta è concentrazione ( Dharana ) e Focalizzazione (Focusing)
Vesta è concentrazione ( Dharana ) e Focalizzazione (Focusing)
Il fuoco sacro non arde più , il suo posto
è stato preso da un altro fuoco quello delle coscienze dei nostri giovani
attizzate dall’alcool e dalla droga nei falsi rituali di piazza che vanno sotto
il nome di “ rave “ . Quando Vesta non c’è più lo si nota subito !
Eknathananda
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