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sabato 7 giugno 2014

PENTECOSTE : IL PRANAYAMA DI DIO





                      Lo Spirito Santo è il Pranayama del Signore

 



<<La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».>>

          Mentre erano chiuse le porte del luogo per paura dei Giudei

 
 
Accade sempre così quando agisci seguendo le tue paure: la vita si chiude. La paura è la paralisi della vita. I discepoli hanno paura anche di se stessi, di come lo hanno rinnegato. E tuttavia Gesù viene. È una comunità dalle porte e finestre sbarrate, dove manca l'aria e si respira dolore, una comunità che si sta ammalando. E tuttavia Gesù viene. Papa Francesco continua a ripetere che una chiesa chiusa, ripiegata su se stessa, che non si apre, è una chiesa malata. Eppure Gesù viene. Viene in mezzo ai suoi, prende contatto con le loro paure, con i loro limiti, senza temerli. Sa gestire la nostra imperfezione.

Questa scena , a mio parere , è caratterizzata dal "RESPIRO" , quello ansimante , impaurito , strozzato in gola , dei discepoli e quello invece del Cristo materializzatosi nella stanza senza passare dalla parte , un RESPIRO ARMONICO , carico di Pace ( Shanti ) ,lungo , esteso . Si sente il respiro affannato dei suoi che sono chiusi in quella stanza e ne hanno consumato tutto l'ossigeno , non solo , ma ne hanno riempito l'ambiente di venefica anidride carbonica , non sono solo chiusi nella stanza , ma oltremodo chiusi in se stessi , ancora incapaci di aprirsi alla novità della Risurrezione , un episodio sconvolgente ( e come non potrebbe essere ? ) ancora non metabolizzato .
 

 Il Cristo Risorto è davanti alle loro angosce , alle loro ansie , alle loro depressioni , li osserva con sguardo tenero e amabile pregno di Amore e poi ...ALITA su di loro lo Spirito Santo e nel medesimo istante si crea un "grande silenzio" ( Muni ) il silenzio tipico di ogni "vera teofania" ( manifestazione di Dio ) . Tutta quella folla "vociante" ammutolisce e portata da quel soffio pneumatico divino entra in SMADHI , in estasi , e prova la forza e il vigore di quel RESPIRO che porta nuova linfa e nuova vita nelle loro esistenze tribolate e provate .

 
 
 
 
Finalmente conoscono cosa è il PRANAYAMA DIVINO , non sono più loro a RESPIRARE , ma è DIO che respira in loro e per loro . Il " Vento" ( Vaju ) della Grazia gonfia le vele dei loro polmoni disidrati dalla paura nutrita da troppe notti insonni al seguito del Cristo , agonizzante nell'orto degli ulivi e poi sulla croce in cima al Golgota . Un "FUOCO SACRO" ( Tejas ) divampa dentro di loro !
 
In pochi e brevi istanti quel nugolo di uomini e donne atterriti si trasforma in una compagine determinata a testimoniare  il messaggio salvifico fino agli < estremi confini della terra > . Questa pagina evangelica dovrebbe caratterizzare la pratica di ogni nostro Pranayama , perché , si comprenda bene , per chi non l'avesse ancora capito , il Pranayama è.....PREGHIERA , SOFFIO DIVINO !

Ogni soffio divino è un soffio di Grazia e la Grazia porta con se sempre "doni" (carismi) che nel caso dello Spirito Santo ( Ruah ) sono sette ed esattamente i seguenti :

                             I doni dello Spirito Santo

Sono quelli riportati nella profezia di Isaia a proposito del Messia sul quale si posa lo Spirito del Signore:"Spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore(Is 11,2-3a). Sono, letteralmente, degli "spiriti", cioè dei soffi provenienti dallo Spirito Santo,dei moti dolci e delicati, persistenti e attraenti, diffusi, come un profumo, nelle anime dallo Spirito d'amore con la sua presenza stessa.

Grazie ai suoi doni, lo Spirito Santo rende le anime docili e pronte alla sua azione e alle sue ispirazioni. I doni non sono assolutamente opera umana, poiché altrimenti non potrebbe arrivare al cuore dell'uomo tutto quello che Dio ha preparato per coloro che l'amano (1Cor 2,9). I doni hanno per fondamento le virtù teologali della fede, della speranza e della carità. Essi permettono a tali virtù di diffondersi in un'estrema docilità, in una percezione nuova del mistero e delle opere di Dio. Sono lo sbocciare stesso della carità che permette di sperimentare quanto è buono il Signore e di gustare quanto viene da luiDanno una sorta di istinto per percepire le cose divine. Rappresentano l'ingresso nella vita mistica, se per essa si intende la vita soprannaturale dell'anima unita a Dio, e non delle manifestazioni straordinarie.

Per far capire meglio che cosa sono i doni dello Spirito ed apprezzare quindi l'opera dello Spirito Santo in noi tramite essi, diremo una parola essenziale su ciascuno di essi alla luce della tradizione spirituale della Chiesa seguendo, in particolare, san Tommaso d'Aquino.Si potrebbe, del resto, in questa settimana che segue la festa della Pentecoste, dedicare ogni giorno la nostra preghiera allo Spirito Santo in modo particolare per uno dei suoi doni, prestando la massima attenzione a quello che esso rappresenta.

Il dono della sapienza
Non si tratta di una sapienza qualsiasi, ma della Sapienza eminente dell'amore per mezzo del quale lo Spirito Santo ci fa gustare e vedere quanto è buono il Signore. Questo dono, che riempie l'anima di ogni bene, la rende particolarmente sensibile all'amore, che è Dio e che si manifesta attirando tutto a sé, con forza mista a dolcezza. L'amore è fonte di ogni cosa, nell'amore tutto trova compimento e perfezione. Lo Spirito di sapienza fa sì che ci affidiamo all'amore con più fervore, con più pace, con più gioia. È il dono dell'unione con Dio.

Il dono dell'intelletto

Questo dono ci illumina, ci dà il senso delle realtà della fede, in particolare della Redenzione e dell'Eucaristia. Infatti, nonostante la loro oscurità, esso ce ne dà una sicurezza amorosa e ce ne fa percepire la bellezza. Si può essere molto istruiti nei misteri della fede, ma restare ignoranti perché non li si riceve alla luce di questo dono.
È l'unzione che insegna ogni cosa (1Gv 2,27), che fa capire intimamente. Tale intelligenza del cuore va molto al di là di quanto la ragione può cogliere della luce dei misteri della fede, troppo viva perché la ragione possa compiacersi della loro realtà autentica, profonda ed inesprimibile.


Il dono del consiglio


"Il consiglio è l'amore in quanto ci rende attenti, preoccupati e abili nella scelta dei mezzi per servire santamente Dio" (san Francesco di Sales).
Per mezzo di questo dono, lo Spirito Santo ci ispira, ci fa capire come dobbiamo comportarci in tutto da figli della luce. Ci dà una docilità interiore, pronta ad ascoltare quanto esso ci ispira, ma anche quanto gli altri, e la Chiesa in particolare, ci chiedono.
L'opposto del dono del consiglio è lo spirito di colui che si attiene sempre e soltanto al proprio giudizio e ai propri istinti. Il dono del consiglio è uno spirito estremamente docile che ci fa apprezzare esattamente ciò che è giusto, ciò che conviene fare non per se stessi, ma per restare sulle vie del Signore, a cui esso ci guida con tranquilla sicurezza.

Il dono della fortezza
Lo Spirito è uno spirito di fortezza, ma non secondo la maniera umana di forza obbligante o di coraggio stoico. La fortezza che è dono dello Spirito è quella della sopportazione e della fermezza calma nelle prove. È tale fortezza che traspare nella silenziosa e disarmante mitezza di Gesù nella sua Passione. Il dono della fortezza ci comunica qualcosa della mitezza dell'Agnello immolato e vincitore.

Il dono della scienza





Per mezzo di questo dono, lo Spirito Santo ci dà un'istintiva capacità di distinguere in modo veritiero il bene e il male, e di respingere il peccato. Esso illumina il cuore sul come tutte le creature siano nelle mani di Dio. Lo Spirito Santo fa percepire e comprendere la fragilità, la piccolezza, ma anche la dignità delle creature che vengono tutte, anche le più vili, da Dio, e fa capire, soprattutto, quanto siano tutte amate e protette da Dio.
Il dono della scienza, associato spesso alla grazia delle lacrime, nutre la vera compassione.


Il dono della pietà

"La pietà - afferma san Francesco di Sales - non teme altro se non di non amare abbastanza colui che essa vede così amabile da non poter essere degnamente amato da nessuno".
Per mezzo di questo dono, lo Spirito ci rivela, con molta dolcezza, fino a che punto Dio sia nostro Padre. Tale delicatezza filiale risplende in ogni figlio di Dio, prima di tutto nei confronti di coloro ai quali, per disegno della Provvidenza, siamo vicini, e poi anche nei confronti di tutti gli uomini, perché li possiamo amare e servire.


Il dono del timor di Dio

Non si tratta della "paura" nei confronti di Dio, ma della percezione della nostra piccolezza di fronte alla sua grandezza. Questo dono ci rende docili, ci impedisce di essere presuntuosi e ci spinge nelle braccia del "Buon Dio". È il dono dello spirito di infanzia di santa Teresa di Gesù Bambino. Esso ispira timore, ma ciò che si teme è tutto quanto potrebbe distorglierci ed allontanarci da Dio e dalle sue vie. Tale dono consiste in un amoroso rispetto che deve farci evitare ciò che potrebbe dispiacere a Dio per via della sua Maestà sovrana, santa, amorosa e bella. Le Scritture ci dicono che tale timore del Signore è il principio della Sapienza (Pr 1,7), che è gloria e gioia (Sir 1,11).

Il frutto dello Spirito

Prima di parlare dei carismi, diciamo due parole a proposito del "frutto dello Spirito", per far capire bene la ricchezza e la varietà delle opere dello Spirito Santo nella Chiesa.
San Paolo parla del frutto dello Spirito nella Lettera ai Galati (Gal 5,22). Esso è: "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé".
Altrove, nel Nuovo Testamento, alludendo a ciò che la presenza dello Spirito Santo apporta, si parla spesso di questa triplice ripartizione: "giustizia, pace, gioia" (Rm 14,17).


Il frutto è quella pienezza saporita e feconda che un essere vivente produce quando raggiunge la propria maturità. Il frutto dello Spirito è lo sbocciare della grazia, della carità divina in ogni comportamento dell'uomo spirituale che si lascia completamente trasformare e guidare dallo Spirito Santo. Si potrebbe dire, utilizzando un'altra immagine della Scrittura, che questo pieno splendore di colui che si lascia investire dallo Spirito è "il profumo di Cristo" (1Cor 2,15), che sparge colui che, tramite lo Spirito Santo, è unito alla vera vigna (Gv 15,1-7).

 
Chi ha orecchi per intendere intenda !
 
Yogacharya Eknathananda


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