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domenica 14 dicembre 2014

ELIA : UN PROFETA MINDFUL FUORI DAL SAMSARA

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 (1Re 19,9a.11-13a) << In quei giorni, Elia [essendo giunto al monte di Dio, l'Oreb] entrò in una caverna per passarvi la notte, quand'ecco gli fu rivolta la parola del Signore in questi termini: "Esci e fermati sul monte alla presenza del Signore".


Ed ecco che il Signore passò. Ci fu un vento impetuoso e gagliardo da spaccare i monti e spezzare le rocce davanti al Signore, ma il Signore non era nel vento. Dopo il vento, un terremoto, ma il Signore non era nel terremoto. Dopo il terremoto, un fuoco, ma il Signore non era nel fuoco. Dopo il fuoco, il sussurro di una brezza leggera. Come l'udì, Elia si coprì il volto con il mantello, uscì e si fermò all'ingresso della caverna >>


Il racconto estrapolato dal primo libro dei Re ci narra la vicenda di uno dei quattro profeti maggiori e cioè : 


                                         ELIA 



Il racconto si snoda sull'intreccio delle numerose avventure e disavventure in cui si dipana la vita di questo profeta che giunge all'incontro con il Signore nel silenzio (muni) di una grotta in cima al monte Oreb , lo stesso monte su cui anni prima Mosè aveva ricevuto le tavole del Dharma ( legge divina ). Elia sta fuggendo , è in pericolo . Caduto in disgrazia presso il re Acab e la sua terribile moglie Gezabele in quanto aveva operato "segni tremendi" per sconfiggere i culti idolatrici dei loro sacerdoti . Elia è dotato di "Siddhi" (poteri) molto potenti e questa consapevolezza lo porta pericolosamente vicino alla autoconvinzione di una sorta di intoccabilità e invincibilità un pericolo che millenni dopo lo psicologo C.G. Jung avrebbe indicato come :

                        Inflazione dell'ego

una trappola mortale sulla "via" (marga) iniziatica .



Elia , in pericolo di vita , avverte lo scoraggiamento , la delusione ; infatti  il fallimento della sua "guerra santa" sentita più come opera personale che come opera del Signore della storia , che tutto prevede e tutto dirige al di la degli attori che egli sceglie per condurla , profeti inclusi . Elia è il soggetto , a sua insaputa , di una prova , che è poi la tecnica pedagogica del Signore per "formare" i suoi uomini/donne e cioè : 


                   portarli nel deserto 

non tanto quello fisico , quanto quello del loro cuore per far loro prendere coscienza delle  miserie e debolezze che li inquinano  .


 Anche Elia non viene preservato da questa educazione ( in latino = ex ducere = trarre fuori da....) che lo trae fuori dalla sua ignoranza(avidya), dal suo "dualismo" (dvaita) , procurandogli una esperienza di "Nirbikalpa samadhi" ( samadhi senza attributi = completa assenza di ego ); insomma Elia realizza uno stato di pienezza interiore .

Elia fugge dal "samsara" , dalle sue iniquità simboleggiate dal regno di Acab, il regno dello "stato egocentrico" fondato sugli egoismi personali di possesso e di potere dei suoi abitanti , un regno che ognuno di noi può esperire ogni giorno intorno a se in cui regnano sopraffazione e violenza . Elia rifiuta tutto questo , avverte la sua impotenza , lui che era stato tanto potente da sconfiggere e scannare in una sola botta 450 sacerdoti di Baal .


Le cronache televisive quotidianamente  ci "spacciano" questo regno e il suo corredo di guerre , violenze e conflitti , ben guardandosi di parlarci dell'ALTRO REGNO , quello della pace (shanty , shalom ecc, ecc...) e dell'Amore che il Signore vuole inaugurare nel cuore dell'uomo/donna che "ascoltano , accolgono e mantengono la sua PAROLA ( VERBO , OM ) . Questo si che è un REGNO pericoloso , Acab e Gezabele lo sanno bene e sono disposti a uccidere Elia ieri come oggi chiunque altro profeta si presenti a parlarne . Ieri usavano le armi di ferro , oggi usano il "RUMORE" mediatico . Il samsara è rumoroso ed Elia lo ha fuggito riparandosi in una "grotta " (utero iniziatico) e praticando il "silenzio" (muni) per quaranta giorni ha preso coscienza del suo rapporto sbagliato con il Signore . Ha praticato " TAPASYA " (austerità ascetica) .


Quando il Signore lo ha visto , gli ha domandato : 


                            <Elia che fai qui ? > 

 Elia riteneva inconsapevolmente  di aver fatto "per" il Signore , ignorando che è il Signore a fare tutto "per" lui .per noi , "per" ogni uomo/donna che si pone sula sua strada 

                <<Cadde nel sonno >> 

dice il racconto , laddove il sonno (tamas) è spesso desiderio di fuga , se non di morte , per non affrontare la missione che le sole forze umane rendono impossibile senza l'aiuto divino . Quel sonno che lo coglie è , si , il simbolo di una morte , come quello che coglie i discepoli nella notte del Getsemani , ma non di una morte fisica , bensì di una morte mistica che azzera il suo orgoglio, il suo "sentirsi "giusto" servitore di Dio "e preparare così la "ri-nascita " a un nuovo rapporto basato sull'AMORE e non più sulla potenza egoica delle "siddhi" . 


La notte di quella caverna è la notte dell'attesa , è la notte dello

                  "EREMITA

che brucia e ri-duce in "cenere" (vibbhuti) i "lati ombra" della personalità egoica per fare spazio all'ascolto della PAROLA e lasciarla "ri-suonare" ( katechesis) dentro di se. Lo spazio interiore per "Kenosis" (svuotamento) viene preso dal VERO SE' DIVINO al momento della "DIKSA" , (illuminazione).

Il "plumbeo" Elia piano piano trascolora , si trasforma in una aurea alchimia , diventa un "altro". Sul monte era salito un uomo in preda alla confusione e all'ira , ancora segnato da residue tracce rajo-tamasiche di ego  ora quell'uomo non c'è più , un'altro ne ha preso il posto ; infatti Elia è asceso lungo "Sushumna" ha raggiunto Ajina chakra dove può intendere il vero linguaggio divino , fatto di dolcezza ,amore , e luce (sattva) , elementi tutti questi che gli faranno accogliere l'invito del Signore :


                   < Torna sui tuoi passi >

Proprio quello che Elia farà , consapevole che il "prossimo" non è by-passabile , anzi è un passaggio (pasquale) obbligato per giungere a Dio . La vicenda ricorda un il Buddha che raggiunto il Nirvana si rifiuta di chiudersi nella sua pace , preferendo tornare indietro per aiutare gli uomini/donne a percorrere la sua stradda e raggiungere anche loro il Nirvana .

Elia non incontra  Dio nei simboli forti della natura tipici di tante teofanie , terremoti , fuoco , venti impetuosi, ecc...ecc..simboli amati dalla personalità egoica . Lo incontra (Dio) nella "brezza leggera" di un'alba nascente . Una brezza descritta da molti Yogi e Rishi che si avverte come una fresca corrente lungo la colonna vertebrale durante i vari stadi di samadhi .

Durante questa ascesa interiore Elia ripercorre tutti i luoghi (loka) della sua esistenza le battaglie , le vittorie , le sconfitte , illusioni e delusioni , piaceri e dolori , fragilità e debolezze , ecc...ecc...


E' il viaggio della storia della salvezza che riguarda ognuno di noi , storia che è destinata a concludersi , come quella di Elia , nelle braccia del Signore che ci attende sulla porta come il Padre amoroso del figliol prodigo. Un naufragio d'AMORE , che appena nato chiede solo di estendersi tanto al Signore quanto al nostro prossimo , questa è la "missione" , questo è il "Dharma", la PAROLA di DIO , ricevuta , accolta , amata e....trasmessa !



Al termine di questo viaggio Elia ( unico tra i profeti) viene "rapito" sul "carro di fuoco" di Surya e scompare con Lui bruciato in una "fornace di fuoco divino"!
In fondo questa è la partita : o rapiti dal Prana Celeste in alto o rapiti dal Prana Infero in basso  !


Quella fatidica notte , come in tutte le fatidiche notti che narrano la "conversione" di tanti santi e rishi di ogni epoca , Elia si è "svuotato" totalmente di se (kumbhaka) e si è ri-empito (mindfullness) totalmente di Dio , un vero "incendio" di tapas che ha investito il suo carro/corpo !




Yogacharya Ekanathananda



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