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martedì 13 dicembre 2011

AUTODIFESA PSICOLOGICA

                   



 Per vivere, orientarci e capire cio´che avviene intorno a noi, elaboriamo concetti, pensieri attraverso meccanismi cognitivi che crediamo originarsi nel cervello: nel mesencefalo sono strutturate parti di fondamentale importanza per la percezione visiva, nel diencefalo l´ipotalamo e´preposto al controllo degli stati motivazionali, l´amidgala e l´ippocampo garantiscono  la memoria. Pensare , percepire, ragionare, parlare, ricordare, decidere ed infine agire sono funzioni di un unico sistema biologico studiato dalle neuroscienze, le discipline che dominano attualmente la cultura scientifica applicata alla “macchina-uomo”.

Ci sono molti argomenti interessanti che riguardano l´evoluzione e i successi raggiunti  dalla scienza che entrano e fanno parte della vita quotidiana di ognuno di noi: le biotecnologie, la bioenergetica,  l´intelligenza informatica, la ricerca genetica, le quali pur dovendo confrontarsi inevitabilmente con limiti morali ed etici imposti dalle culture del momento´, trovano largamente spazio nella societa´globale, permettendoci di vivere meglio, di raggiungere il benessere.

       Ma gli utenti sono veramente soddisfatti, felici? Continue indagini, statistiche in merito, ci dicono altro: viviamo in una societa´sempre piu´frenetica, dove spesso lo stress prevarica la “normalita´”. Numerose sono le fobie, le ossessioni, le nevrosi che sottoforma di sindromi colpiscono gli individui soprattutto negli ambienti di lavoro: c´e´chi cronicizza una dipendenza da lavoro, non riesce mai a “staccare” ( sindrome di “workaholic”); chi rimane “bruciato” per un deperimento psicofisico causato da una patologica recezione emotiva per un´attivita´a stretto contatto con il prossimo ( syndrome di “burnout”).

Forse l´attenzione che poniamo alle reti neuronali e´eccessiva. Distaccachiamoci dal processo causa-effetto, dalla logica, dalla probabilita´, dalla ragione e proviamo per qualche momento ad essere dei poeti o degli artisti; proviamo ad immaginare: in questo spazio, o topos, non ci sono regole, le contrapposizioni svaniscono e si equivalgono, non ci sono valenze, associazioni, partiti, religioni….solo le nostre fantasie, tutte immagini indipendenti, autonome. Una cultura psicologica dell´immaginazione iniziata con Freud, Jung e culminante con Hilmann.

      La domanda che non dobbiamo mai porci, in riferimento alla logica su richiamata, e´: e´nato prima il lupo, o l´immagine del lupo? Esercitiamoci solo ad immaginare.
 Esiste un´antropologia imagistica che  racconta la storia dell´uomo  dalle incisioni rupestri nelle grotte del Palolitico alla pittura “metafisica”di De Chirico; nel corso di questo tragitto gli imaginifici che si spiegano all´uomo si consolidano in simboli, archetipi, miti.

L´immagine pretende la sua autonomia e per questo non ha bisogno di “essere percepita” perch´si autoraffigura essa stessa, è l’istinto che intuisce se stesso (Jung) e puo´essere da noi visitata, raccolta, archiviata.

Le immagini possono curarci, cosi´come sostenuto da un grande filosofo contemporaneo James Hilmann.

      Perche´quindi, non approfittare di questo materiale imagistico, di facile disponibilita´e recepimento? Abbiamo ad esso accesso in qualsiasi momento, dobbiamo solo cercare nella nostra immaginazione, in quell grosso contenitore imagistico, potremmo definirlo, e qualcosa, qualcuno ci dara´ragione, ci consolera´. Avere degli strumenti di facile acquisizione e padroneggiarli pu´aiutarci ad elaborare le nostre paure quotidiane.

      La paura di fallire, di non farcela, di non uscire dal “tunnel”o il semplice pessimismo potrebbero essere affrontati e interpretati - poiché il pensiero che è dietro alle nostre azioni è anch’esso l’immagine di un “agito”- evocando le gesta dei cavalieri che governano il cavallo, padroneggiano le forze avversarie diventando capi vittoriosi; l´interpretazione simbolica medievale del cavaliere vuol significare un perfetto controllo di se´e delle forze naturali; il cavaliere pur essendo vincitore, nasconde però alcune debolezze, come angoscia e paura che ne rivelano il lato umano, restituendoci da una figura mitologica una normalità sostanziale, vicina ad un uomo che vince e fallisce.

      La paura di morire che in una interpretazione psicologica vuol significare la liberazione dalle pene e dalle preoccupazioni, ci comunica che la morte mostra sempre la sua ambivalenza, ci conduce all´inferno o al paradiso, puo´rinnovarci atrraverso l´iniziazione. La morte nella mitologia greca e´personalizzata da Thanatos, figlia della notte e fratello del sonno; ma Thanatos va sempre a braccietto con Eros che interpreta il desiderio amoroso, l´unione mistica; la morte quindi non si scomoda “solo” per deprimere, per intristire e per indebolire ma anche per raccontare chi abbiamo vicino, e non vediamo, e dove siamo senza rendercene conto.

      Il disagio o fobia per il chiuso e gli spazi stretti, e´vincolata all´archetipo di Ananke la cui etimologia ha riscontro con il “gioco” del collare che si fa stretto; possiamo contrastare questo schema senza lasciarci costringere dal cappio che si chiude intorno, liberandoci nel labirinto del proprio inconscio cosi´come ha fatto Teseo che riusci´ad uccidere il “mostro”, il Minotauro, grazie al filo di Arianna che porta alla ragione. Anche in questo caso sottrarsi alle imposizioni della nostra mente e´solo una modalita´di pensiero di cui non si rimane vittima, ci sono delle via di fuga, delle alternative anch´esse gloriosamente rappresentate nell´immaginario mitologico collettivo e nel simbolismo universale.

     Piu´ sai e piu´puoi; cercare, informarsi continuamente circa le rappresentazioni, i  simboli utili alla nostra psiche, dove per psiche intendo un insieme di immagini, supporta e aggiunge sicurezza alle nostre labili certezze, significa lavorare sulle nostre paure, incomprenzioni emotive; e´un lavoro profondo ma reddittizio che trova la sua funzione nella ricerca continua di nuovi elementi utili alla sua esistenza: “il centro della coscienza e´nel suo moto”sosteneva Socrate.

     La societa´odierna e´fortemente dominata da convinzioni, ideologie, concetti che condizionano e caratterizzano il dissolvimento dell´identita´, una cultura che trascende il sesso, l´identita´di genere ( cultura transgender) che non ci rende sicuri. Perfino la fisica, che ha sempre avuto il primato di scienza atta a definire, controllare scientificamente i fenomeni esistenti intorno a noi, ha dovuto cedere difronte a se stessa nell´interminabile e complesso viaggio al centro della materia; in questo periodo storico non esistono piu´certezze fisiche misurabili: le particelle subatomiche, i “quanti” sono oggi definiti “pacchetti d´onda” cioe´particelle ed onda allo stesso momento: il principio di contraddizione e del terzo escluso, uno dei pilastri della logica Aristotelica per cui “tra gli opposti contraddittori non c’è un mezzo”, non trova in questo senso piu´applicazione come afferma il fisico Alessandro Haag. Affidiamoci alle forze del cosmo piuttosto che a quelle terrene e ritroviamo la tranquillita´sopita, in contrapposizione alla confusione e sofferenza mentale provocata dal diffuso pensiero ossessivo della societa´.

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