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giovedì 26 settembre 2013

ICARO : QUANDO IL PRANA E' FUORI CONTROLLO

 

PRANAYAMA è il termine che nello Yoga introduce il tema della "Respirazione" , lo si traduce generalmente con : CONTROLLO DEL RESPIRO . Da un punto di vista puramente fisiologico il termine è sicuramente appropriato ; infatti tramite questa importante funzione vitale il corpo assume ossigeno , il carburante degli organi insieme al glucosio , attraverso il sistema arterioso ed espelle anidride carbonica attraverso il sistema venoso . Fin qui nulla da eccepire soprattutto da parte di chi pratica questa disciplina con un approccio squisitamente occidentale e limitato all'aspetto salutistico di questa disciplina che invece , ricordiamolo , affonda le sue radici in Oriente , dove la sua pratica ha un aspetto collegato alla spiritualità . Nella prospettiva orientale tale disciplina coltiva l'idea del corpo/materia (prakriti) sede dello spirito (purusha) , quindi il corpo è considerato in tale prospettiva come un "tempio" . Concetto non dissimile dalla concezione cristiana ; infatti è il Cristo stesso , di fronte alla minaccia dei Farisei ( Asura ...vedi mio blog su Sura e Asura) a dire queste testuali parole : < Distruggete questo tempio ( si riferiva al suo corpo ) e io lo ricostruirò in tre giorni > . Tre giorni giacque nel sepolcro Cristo e nel terzo (giorno) risorse come aveva promesso . Il suo KUMBHAKA (sospensione del respiro) durò esattamente tre giorni .
 
Questo è PRANAYAMA , che a un livello più "sottile" significa controllo del PRANA , dell'energia vitale , capacità di lasciarla e di riprenderla a proprio piacimento ; capacità di richiamare Prana , di concentrarlo , di ri-lasciarlo per poi prenderlo di nuovo . Ovviamente qui ci troviamo ai più alti livelli dello Yoga e per noi ancora "apprendisti" è meglio affrontare i primi Nadi Shodana (= purificazione delle nadi = canali psicoenergetici interiori) , andare con cautela sui sentieri del Pranayama , magari accompagnati da un buon Mentòre che ci eviti cattive sorprese , perché con il respiro non si scherza . Ne sa qualcosa Icaro lo sfortunato protagonista del ben noto racconto mitologico . Figlio di Dedalo , si quello che aveva progettato il famoso labirinto per imbrigliare le energie distruttive del Minotauro ( mente egoica inferiore) . Dedalo per fuggire insieme al figlio dalle mani  del loro persecutore , il re che li aveva rinchiusi nella torre , creativo e inventore quale era , progettò di fuggire via "volando" ; infatti progettò il primo "Deltaplano" della storia , ci avrebbe riprovato qualche millennio dopo anche Leonardo . Si trattava di due ali di cera applicate sulle spalle e collegate con le braccia , muovendo le quali procuravano ( le ali ) un bel volo planato , che avrebbe permesso loro di lasciare il castello nel quale erano prigionieri .
 


La costruzione era perfetta , l'unico problema era rappresentato dal materiale di costruzione , cioè la cera ; infatti questo materiale risente del calore in presenza del quale si scioglie e Dedalo , da buon padre premuroso , avvisò il figlio di tale possibilità , invitandolo quindi a non avvicinarsi troppo al solo ( Surya ) , ma Icaro , ahimè, un po' come molti figli , vuole andare oltre , vuole spingersi più in là , ai confini della possibilità umana , sul suo deltaplano ante litteram desidera una esperienza di quelle che oggi chiamiamo " OFF LIMITS " , sports estremi , come il gettarsi da un ponte legati ad un filo elastico , o da una rupe con un semplice paracadute , col quale fare anche il parapendio . Insomma Dedalo non fa in tempo ad avvisarlo che Icaro alza i flaps e se ne va verso il sole incosciente e inconsapevole di ciò che lo attende , le passioni rajasiche si sono impossessate del suo corpo , non è improprio di parlare di vera e propria "possessione" , il corpo così "infiammato" va verso la distruzione , è.....la caduta rovinosa del tempio , fatto per contenere l'ardore della fiamma "sattvica" (pentecoste)) ma non quella distruttiva del prana infero (vedi mio blog su prana ) .  Il pranayama di Icaro non era depurato dalle passioni e Surya (sole) lo ha bruciato , come il famoso film di Kazan che titolava : Gioventù Bruciata !

On shanti

Yogacharya Eknathananda
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mercoledì 18 settembre 2013

IL SAMYAMA DI MARIA...............

Con il termine "SAMYAMA" si indicano gli ultimi tre stadi (Anga) degli Yoga Sutra di Patanjali e cioè : DHARANA , DHYANA , SAMADHI !
In pratica i tre termini significano l'ingresso nello stato "unitivo" della coscienza quando il conoscente , il conoscere , e il conosciuto diventano "UNO" , dando luogo alla completa identificazione del soggetto con l'oggetto , con l'abbandono definitivo della molteplicità ,  l'IO TRASCENDENTALE assume e integra l'io empirico , dopo che questi si è sciolto dai " veleni tossici" della personalità ( collera , desiderio, ignoranza spirituale ) . L'ingresso nel Vero Se apre la porta all'esperienza della Pace ( shanti , slalom ,..) , quello stato di cui il divin poeta (Dante) dice : " INTENDER NON LO PO CHI NON LO PROVA " !
 
Infatti la "DIKSA" (illuminazione) non la si può raccontare , la si può solo sperimentare .
Ed è proprio quello che accade a Maria nel ben noto episodio evangelico . Gesù , Ver Se divino , entra nella casa dei suoi amici fraterni , Marta , Maria , e Lazzaro (quello della Risurrezione) , La gioia dei presenti è tanta , avere il Maestro in casa , tutti si affannano , Marta in testa per assicurare una ospitalità calorosa a Gesù , che si siede al centro di questa scena domestica dominata dalla presenza di queste due sorelle , Marta , che si affatica ai fornelli e Maria che invece si siede in terra , ai piedi del maestro , lo guarda estasiata , lo ascolta .

Il quadro evangelico è dominato dalla presenza di questi tre protagonisti : Marta tutta presa dai preparativi logistici della commensalità ; Maria seduta ai piedi del Maestro ; Gesù seduto in silenzio ( muni  = silenzio dei saggi ) . Marta è intenta al KARMA YOGA ( azione esteriore di servizio ) , mentre Maria è interiorizzata ( azione nell'inazione ) intenta al KRIYA YOGA ( azione rituale interiore = meditazione = preghiera ) . Marta rivela una coscienza ancora non pienamente maturata , ancora dispersa nella "molteplicità" , una spiritualità sicuramente in cammino ma ancora lontana dai vertici che ha raggiunto invece la sorella . Ricorda (Marta) un po' quella religiosità molto comune che sa più di " impegno sociale ", rumorosa , emotiva , ma che molto spesso si rivela più come un'escamotage dell'io empirico , mente egoica inferiore , che rifugiandosi nel "movimentismo" , di fatto cerca di tenersi lontano da un confronto serio con se stesso e con le problematiche ostacolanti della sua personalità "meccanica" , che per paura di scomparire si maschera di religiosità apparente , tipica di tanti movimenti pseudo-religiosi del new age . Non è il caso certamente di Marta , sicuramente prova gioia nel ricevere il caro amico , ma sicuramente è ben lontana dal percepire la sua statura spirituale , che invece viene colta molto bene da sua sorella Maria . Marta , a differenza di Maria , non si è collocata in AJINA CHAKRA , è ferma qualche chakra più sotto , in ANAHATA .

Una ben nota storiella buddista narra di due  uccellini posati sullo stesso ramo : uno guarda fisso verso il sole , mentre l'altro passa a beccare cibo di qua e di là . Si può senz'altro dire che il primo è l'equivalente di Maria e il secondo l'equivalente di Marta , ma il senso metaforico della storiella e dell'insegnamento che contiene sia lo stesso del brano evangelico . Un uccellino è "fisso" ( tratak ) sull'UNO (sole=surya) l'altro sulla "molteplicità" . L'uno percepisce il "purusha" (Spirito) riflesso nella materia (prakriti) , l'altro è preso più dall'aspetto  "grossolano" di cui cerca di nutrirsi ansiosamente saltando di qua e di là .

Marta è apprezzabile , ma certamente il suo stato ansiogeno non le permette l'ingresso nel DHYANA (meditazione) , la sua femminilità ancora non è aperta , ricettiva , come quella di Maria ; anzi presenta ancora tratti di maschile super-attivo e aggressivo ( si lamenta con la sorella per la sua passività collaborativa ) che le impedisce il colloquio interiore con il maestro.

Il femminile di Maria domina il finale della scena con le parole di dolce rimprovero di Gesù : <Marta , Marta , invano ti affanni , guarda tua sorella , ha scelto per se la "parte migliore" >.
Già , il "DHYANA" è la parte migliore , perché apre la porta al " SAMADHI" all'estasi , è l'ingresso nell'UNO senza secondo ( Advaita ) , quando il maschile attivo di Marta e il femminile ricettivo di Maria si fondono .....allora.....allora s'inaugura la vita divina e l'unica cosa che conta è volgere lo sguardo al Vero Se Cristico , questo è il risultato di Isvarapranidhana , la "devozione" alla propria divinità interiore !

OM shanti

Yogacharya Eknathananda