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domenica 1 febbraio 2015

BASTRIKA : IL BRUCIATORE DI KARMA



Il termine sanscrito "BASTRIKA" trova la sua traduzione nell'italiano

       "MANTICE

uno strumento familiare nelle officine dei fabbri che forgiano i metalli utilizzando sapientemente il "FUOCO" per fonderli e modellarli .

In virtù di questa loro arte nell'antichità i fabbri venivano chiamati "maestri del fuoco" e ritenuti esseri di origine divina , come attesta la storia di VULCANO  


il fabbro divino in quanto fabbricava le armi per gli dei e gli eroi e viveva nelle profondità infuocate dell'Etna e che giunse addirittura a sposare la bellissima Venere , che poi gli procurerà un grosso dispiacere facendosi sorprendere a letto con Marte , di cui Vulcano era fornitore di armi . 

Nella tradizione greca Vulcano si chiama Efesto ed è considerato il Signore dei "Tre Fuochi " ; dove il primo è il fuoco del padrone della casa ; il secondo il fuoco delle offerte sacrificali ; il terzo il fuoco di "difesa" della casa dagli spiriti maligni . 


Nella tradizione romana i primi due (fuochi) vengono conservati da Vesta e dalle sue assistenti ( le Vestali) ; il terzo proprio da Vulcano in quanto fuoco di "difesa". I latini indicarono Vulcano anche con l'appellativo di "MULCIBER" che traduce :


           < colui che lavora i metalli con dolcezza

Ora "lavorare i metalli" nel linguaggio alchemico indica i vari " IO " costituenti la personalità egoica , che i "maestri" del fuoco (alchimisti)  sono chiamati a lavorare con dolcezza  al fine di ottenerne la trasmutazione e integrarli nel VERO SE o        
                                    IO AURIFICATO  

 Il fuoco o PRANA è il protagonista di questa trasformazione , ma bisogna saperlo dosare , distribuire senza rischiare di incendiare distruttivamente o di farlo spegnere . Per ottenere ciò è necessaria la volontà (icchà) ; concentrazione (dharana) ; ritiro dei sensi (pratyhara) dal "mondo/matrix" ( realtà illusoria proiettata dalla mente egoica inferiore); focalizzazione (samyama) sul processo alchemico in atto . 


Il primo fuoco , quello del padrone di casa , rappresenta l'energia , Prana , Chi, che abbiamo ricevuto alla nascita , al momento del concepimento , se perdiamo quel fuoco è la fine del corpo ; 

il secondo fuoco , quello delle offerte , è il Prana aggiunto , che può essere più o meno tanto a seconda della qualità del nostro Pranayama , più o meno intenso in virtù dell'abilità di utilizzo del BASTRIKA (mantice) , della capacità respiratoria e della focalizzazione (samyama) che permette l'accensione di TEJAS ( fuoco Sacro ) da offrire alla divinità interiore ( Isvhara Pranidhana ) ; 

il terzo fuoco è il Prana di protezione formante lo scudo protettivo che tiene lontani i nemici interni ed esterni . 

Ad un livello puramente fisiologico Bastrika brucia le tossine del corpo (Shatkarman) , stimola l'attività ghiandolare e le endorfine del benessere , mentre ad un livello più "sottile" brucia i pensieri distruttivi , negativi , le klesa e le vritti (vedi mio blog sull'argomento) prodotte da Avidya ( ignoranza spirituale).


Lo Yogi quindi attraverso l'equilibrato esercizio del Pranayama è chiamato a divenire un "maestro del fuoco" vero e proprio , un provetto "soffiatore" dell'anima , parola questa che deriva dal greco "anemon" , soffio , con cui lo Yogi , novello mago (siddha) crea , sostiene e anima le realtà spirituali e materiali che permea .


Il CRISTO nella sua funzione di Verbo Cosmico si pone come il MAESTRO DEL FUOCO per eccellenza ; infatti in Lc 12,49 lo sentiamo affermare : 

< Sono venuto a portare il fuoco sulla terra ; e come vorrei che fosse già acceso>. 

Egli prende in mano dodici metalli grezzi ( i discepoli ) estratti dalla miniera dell'Avidya (ignoranza spirituale) , li lavora con <dolcezza> nel fuoco della sua coscienza (tejas = fuoco sacro) e li restituisce a quella che Dante chiama la 


                                    < VITA NOVA

la vita degli iniziati dotati di un cuore e di una mente rinnovati nello battesimo pentecostale , il battesimo dello Spirito Santo , il battesimo di fuoco , la più alta mèta del Pranayama divino , l'ignificazione del corpo e dell'anima  , per cui , Lui , il Cristo , novello Vulcano nascosto nel profondo della coscienza dona le armi celesti del combattimento spirituale, la corazza di luce della sua Parola !

" Si sente il bisogno di una propria 

       evoluzione , sganciata dalle regole
         comuni della falsa personalità
                                                     (battiato)

                         Pratica Meditativa 


Sistemarsi in luogo appartato preferibilmente 
nella natura (parchi ,monti , laghi , mare , ecc) in mancanza va bene una camera , magari la più silenziosa , staccare cellulari o altri soggetti di disturbo . La pratica deve prendere dai venti ai trenta minuti , avendo avuto cura di preparare l'ambiente con un profumo gradevole , con una immagine devozionale che ci è particolarmente cara e suscita in noi rimandi affettivi o spirituali.

Posizionarsi in sukkasana o se siamo sciolti abbastanza in padmasana (loto) con la schiena ben eretta . 

Abbassare gradualmente le palpebre e limitarsi ad osservare per qualche tempo il proprio respiro senza intervenire su di esso allungandolo o accorciandolo , una semplice osservazione localizzata ( tratak) nell'area ombelicale .

Mentalmente ripetere inspirando ( SO ) ed espirando (HAM) e lasciarsi ri-empire da questa vibrazione mantrica . 
Quindi portarsi carponi ed effettuare il movimento del gatto e della mucca che contribuisce ad elasticizzare la colonna vertebrale ed a preparare lo zona addominale per il bastrika pranayama .

                      Praticare Bastrika Pranayama

Non tenere bastrika più di due minuti avendo presente che questa respirazione è severamente sconsigliata per chi ha problemi cardiovascolari , o soffre di ipertensione o di ulcera , gastrite , reflusso esofageo o acidità di stomaco e in ogni caso non eseguire mai questo pranayama a ridosso dei pasti o durante la digestione , si rischia di vomitare . Per tutti pranayama vale la regola del digiuno almeno tre ore dopo i pasti principali ed eseguirli sotto la direzione di una guida esperta .

Effettuato il bastrika pranayama , si torna nuovamente in posizione di ascolto del respiro accompagnato dal mantra SOHAM . Lo sguardo interno è fissato in Ajina chakra . Possiamo accompagnare questa pratica con una "visualizzazione creativa" del seguente tipo :


Osservate idealmente scorrere su uno schermo cinematografico le immagini di alcuni metalli "scuri" ( piombo , ferro , ecc...ecc...) sui quali vedo incisi quelli che ritengo essere aspetti negativi della mia personalità egoica . Li vedo fondere in un crogiolo alimentato dal fuoco del mio pranayama ....si liquefanno e si amalgamano fino a trascolorare in metalli sempre più luminosi che possono andare nell'ordine dal rame , all'argento e infine all'oro .


Lo Yogi dopo aver ri-scaldato il corpo con il bastrika , lo forgia e modella con le asana .
Lasciate che quest'oro liquefatto potabile si espanda nel  corpo, nella mente , nelle cellule , negli organi nel DNA trasmutando lentamente tutto la materia fisica , psichica e spirituale che incontra.

Ascoltate in silenzio gli effetti "sottili" , lasciateli espandere e poi piano piano riprendete contatto con il mondo esterno formulando il seguente Sankalpa (proposito) : 


" VIENI FUOCO SACRO DIVINO , BRUCIA TUTTE LE MIE IMPURITA' , CREA IN ME UN CUORE NUOVO , RINNOVA IN ME UNO SPIRITO SALDO  "   


Om Shanti

Yogacharya Eknathananda