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domenica 20 novembre 2011

SHIVA NATARANJAIA...LA DANZA COSMICA


                                        

    Il Signore della corte di Tillai esegue una            

    danza mistica: che cos è, mio caro?

    Tiruvasagam, XII, 14

    Fra i nomi principali di Shiva vi è quello di Nàtaràja, « Il Signore dei danzatori» o «Re degli 
    attori».

 Il Cosmo è il Suo teatro. Il Suo repertorio comprende molti passi, situazioni e manifestazioni, differenti della Creazione. Egli è, nello stesso tempo, attore e pubblico, Creatore, conservatore e (distruttore) o trasfromatore:
   

                                  Quando lAttore suona il tamburo,
                                  tutti vengono a vedere lo spettacolo;
                                  quando lAttore raccoglie gli oggetti di scena,
                                  rimane da solo nella Sua felicità.


    Non saprei dire quante diverse danze di Shiva siano note ai Suoi devoti. Senza dubbio, lidea di fondo espressa da tutte queste danze è più o meno la stessa: la manifestazione dellenergia ritmica primordiale.

    Shiva è lEròs Pròtogonos di Luciano quando scriveva: «Sembrerebbe che la danza sia nata al principio di ogni cosa e venuta alla luce con lantico Eròs; infatti vediamo questa danza primordiale manifestarsi chiaramente nella danza corale delle costellazioni, negli astri, nei pianeti e nelle stelle fisse, nel loro intrecciarsi e avvicendarsi nellarmonia ordinata dell'Universo».


    Non intendo dire che il significato più profondo della danza di Shiva fosse presente alle menti di coloro che per primi danzarono, con unenergia ebbra e forse sotto leffetto di droghe, in onore del dio delle montagne preariano successivamente diventato Shiva.

    Nella religione o nellarte un grande motivo e qualunque grande simbolo diventano tutto per tutti gli uomini, ai quali offrono, nel corso delle epoche, i tesori che essi trovano nei propri cuori. Quali che fossero le origini della danza di Shiva, questa diventò con il passare del tempo la più nitida immagine dellattività di Dio di cui una qualsiasi forma artistica o religiosa abbiano mai potuto vantarsi.

    Fra le varie danze di Shiva, per quanto riguarda il nostro studio, ne tratteremo solamente tre, anche se una sola di queste costituisce il principale oggetto della nostra più utile interpretazione.

La prima è una danza serale nella regione dellHimàlaya, accompagnata da un coro divino, che viene così descritta nello Shiva Pradosa Stotra:

    «Ponendo la Madre dei Tre Mondi (la sua sposa Pàrvatì) sopra un aureo trono, intarsiato di gemme preziose, Shùlapàni (altro nome di Shiva) danza sulle alture del Kailàsa (la sua sacra Montagna) e tutti gli dèi Lo circondano:
    Sarasvati suona la vina, Indra il flauto, Brahma tiene in mano i cembali che scandiscono il tempo, Laksmi intona un canto, Visnu suona il tamburo e tutti gli dèi stanno intorno: i Gandharva, gli Yaksa, i Pataga, gli Uraga, gli Shudda, i Sàdhya, i Vidyàdhara, gli Amara. le Apsaras e tutti gli esseri che dimorano nei tre mondi si riuniscono là per assistere alla danza celeste e per ascoltare la musica del coro divino allora del tramonto». 

    A questa danza serale fa riferimento anche linvocazione che precede il Kathà Sarit Sàgara. Nelle rappresentazioni pittoriche di questa danza Shiva ha due mani e la compartecipazione degli dèi è chiaramente indicata dal loro assetto corale.                                                                              

                                                                                                                                                            
    La seconda celebre danza di Shiva viene chiamata Tàndava che è, in origine, quella di una divinità preariana appartenente allaspetto tamasico della divinità, quello di Bhairava o Virabhadra. Essa viene esguita da Shiva  rappresentato con dieci braccia che danza selvaggiamente insieme a Devi, la dea Parvatì, seguito da schiere di asura (spiriti inquieti) saltellanti. Tale danza è la danza cosmica della creazione, dellesistenza e della distruzione, o trasformazione di ogni cosa, per rimanifestarsi in seguito, in altra e dimensioni, continuando questa danza della Creazione.
 Rappresentazioni di questa danza sono frequenti nelle sculture antiche, come quelle di Ellora, Elephanta e, inoltre, di Bhuvaneshvara che è, in origine, quella di una divinità preariana.

    
 In terzo luogo, abbiamo la danza Nadanta di Nàtaràja davanti allassemblea (sabhà) nella sala dorata di Cidambara, o Tillai, il Centro dellUniverso, rivelato per la prima volta agli dèi e ai rsi (saggi) dopo la capitolazione di questi ultimi nella foresta di Taragam, come riferisce Koyil Puranam.
 La leggenda può essere riassunta come segue:

Nella foresta di Taragam abitavano schiere di rsi eretici (saggi ribelli seguaci della Mìmàmsà, una corrente filosofica).  Là, per confutarli, Shiva,  come Signore dell'Universo si recò per confermare il Suo primato, accompagnato da Visnu, travestito da bella donna, e da Ati-Sesan, (la divinità dellenergia primordiale).

    In un primo momento i rishi furono indotti a una violenta disputa luno con laltro, ma ben presto la loro collera si diresse contro Shiva, che essi cercarono di annientare con i loro potenti incantesimi.
 Nei fuochi sacrificali crearono una tigre feroce che sì slanciò contro di Lui; ma, sorridendo con gentilezza, Egli la catturò e, con lunghia del Suo dito mignolo, 1e tolse la pelle e la indossò come un vestito di seta.



Non scoraggiati dallinsuccesso, i rishi rinnovarono le loro offerte sacrificali alle forze del male sui loro fuochi sacri  e produssero un serpente mostruoso che Shiva, tuttavia, catturò e Si avvolse intorno al collo come una ghirlanda. A quel punto Shiva cominciò a danzare: ma qui, da ultimo, lo assalì un mostro nella forma di un nano malvagio, Muyalaka.

Il Dio lo schiacciò con la punta del piede e gli spezzò la schiena, cosicché egli si dimenava al suolo; in tal modo, umiliato il Suo ultimo nemico, Shiva riprese a danzare davanti a dèi e rishi. Allora Ati-Sesan rese onore a Shiva e, prima di ogni altra cosa, chiese in dono di poter contemplare ancora una volta questa danza mistica; Shiva promise di farlo assistere nuovamente alla danza nella sacra Tillai, il Centro dellUniverso.

Questa danza di Shiva a Cidambara o Tillai costituisce il soggetto delle bellissime immagini, incisioni di rame e bellissime sculture di bronzo dell'India meridionale raffiguranti Shri Nàtaràja, il Signore della Danza Cosmica. Queste immagini differiscono fra loro in dettagli di poco conto, ma esprimono tutte una concezione fondamentale. Prima di procedere però ad esaminare in cosa esse consistano in tutta la loro ricca gamma di simboli, sarà necessario descrivere la figura di Shri Nàtaràja nella sua rappresentazione caratteristica.

Le immagini o sculture, dunque, raffigurano Shiva danzante, con quattro mani e con la chioma intrecciata e ingioiellata, le cui ciocche inferiori si agitano nella danza. Fra i Suoi capelli sono visibili un cobra attorcigliato (quello precedente, che rappresenta, appunto, lenergia cosmica domata),  un teschio( simbolo del Signore che vince la Morte) e la figura della sirena Ganga, (il fiume Gange di cui Shiva frenò la furiosa discesa sulla terra dalle valli paradisiache, per dare la vita sulla terra assetata); sopra la Sua testa si trova la luna crescente, simbolo dei poteri della mente che il Dio conferisce ai suoi devoti, e i capelli del Dio sono incoronati con un serto di foglie di cassia, (la pianta ornamentale per incoronare la testa dei Grandi).

Allorecchio destro Shiva porta un orecchino da uomo, allorecchio sinistro uno da donna; Egli è adorno di collane e bracciali, di una cintura ingioiellata, di cavigliere, di catenine da polso, di anelli alle mani e ai piedi. La parte principale del Suo abbigliamento consiste nei calzoni ornati aderenti, ed Egli indossa anche una sciarpa ondeggiante e un cordone sacro. Una delle mani destre tiene un tamburo, simbolo della vibrazione cosmica creatrice che scandisce il tempo ed emana le vibrazioni energetiche; laltra è alzata per mostrare assenza di paura; una delle mani sinistre porta il fuoco sacro della purificazione, laltra indica in basso il nano deforme, Muyalaka, il demone dellignoranza; vi è poi un altro cobra; quindi il piede sinistro è sollevato e sta a significare la ricerca dellelevazione spirituale nellesisistenza.



                                                                                                                                                   
Alla base del tutto vi è un piedistallo a forma di loto sul quale poggia unaureola circolare, orlata di fuoco (tiruvasi = l'Universo) che lo incorona,  internamente scossa dalla danza e dalle braccia e  mani vorticanti del Dio che agitano il tamburo e reggono il fuoco della vita. Tali immagini o sculture sono di tutte le dimensioni; raramente, se non proprio mai, esse superano in totale i quattro piedi di altezza.

Anche se non potessimo affidarci ai riferimenti letterari, linterpretazione di questa danza non riuscirebbe difficile. Per fortuna siamo comunque assistiti da una copiosa letteratura contemporanea che ci mette in grado di spiegare completamente non soltanto il significato generale della danza ma, nella stessa misura, i dettagli del suo concreto simbolismo.

Alcune peculiarità delle immagini di Nàtaràja appartengono, ovviamente, alla concezione di Shiva in generale: le Sue ciocche intrecciate come quelle di uno yogin; la ghirlanda di cassia; il teschio di Brahma; la figura del Gange che cadendo dal cielo frenò la sua furia fra i capelli di Shiva; i cobra, simbolo dellenergia universale domata; i diversi orecchini, simbolo dellaspetto androgino del dio che contiene in se il principio maschile e femminile della creazione, tutti aspetti che alludono alla natura duale di Mahàdeva, «la cui metà è Umà, (altro nome della Dea madre)»; le quattro braccia, che rappresentano il Suo dominio sui quattro punti cardinali del mondo.
 Anche il tamburo è generalmente un attributo di Shiva che pertiene al Suo carattere di yogin, (Signore del tempo) sebbene nella danza assuma, da come abbiamo visto, ulteriori significati cosmici.

Qual è, allora, il senso della danza Nadanta di Shiva secondo gli shivaiti?

Nelle linee fondamentali, esso si ricava da testi come questo; «Il nostro Signore è il Danzatore che, come il calore latente nella legna da ardere, diffonde il Suo potere nella mente e nella materia e le fa danzare a turno nell'evoluzione della Creazione».

La danza, di fatto, rappresenta 1e Sue cinque attività (Pancakrtyà):

     Srsti - dominio, creazione, evoluzione;

    Sthiti - conservazione, sostegno;

    Sambhàra - distruzione, evoluzione; T

    irobhàva - occultamento, incorporamento, illusione e, inoltre, acquietamento;

    Anugraha - liberazione, salvezza, grazia.

    

 Queste, considerate separatamente, sono le attività delle deità Brahma, Visnu, Rudra, Maheshvara e Sadàshiva.
Questa attività cosmica è il motivo centrale della danza. Con altre citazioni potremo llustrare e spiegare il ricco simbolismo con maggiori dettagli.

    La sacra scrittura, Unmai Vilakkam, v. 36, infatti, ci dice:

    «La creazione nasce dal tamburo, dalla sua vibrazione;

    la protezione deriva dalla mano della speranza;

    dal fuoco che tiene nellaltra mano ha origine la purificazione e la distruzione, per favorire una nuova manifestazione evolutiva;

    il piede sollevato concede la liberazione al sincero ricercatore».

 Si osserverà che la quarta mano indica questo piede sollevato, simboleggiando in tal modo il rifugio dello spirito. 

    Nel seguente passo di tale sacra scrittura, poi, leggiamo:

    «O mio Signore, la Tua mano che regge il tamburo sacro ha creato e ordinato con le vibrazioni cosmiche i cieli, la terra, gli altri mondi e le innumerevoli anime 

    La Tua mano levata protegge sia le Tue creature coscienti sia quelle incoscienti.

    Tutti questi mondi sono trasformati dalla Tua mano che tiene il sacro fuoco. 

    Il Tuo sacro piede, piantato al suolo, offre un riparo alle anime affaticate che si dibattono negli affanni della causalità mentre

    il Tuo piede sollevato assicura leterna beatitudine a coloro che Ti raggiungono 

   Queste Cinque Azioni sono, in verità, la Tua Opera» (Cidambara Mummani Kovai).



    I seguenti versi dal Tirnkuttu Dariana - «Visione della Danza sacra, che costituiscono il nono tantra del Tirxmantram di Tirumalar, ampliano ulteriormente il motivo centrale:

    La Sua forma è ovunque: pervade ogni  cosa
    con la Sua Shiva-Shakti;
    Cidambara è in tutti i luoghi, in tutti i luoghi è la Sua danza;
    poiché Shiva è tutto ed è onnipresente,
    dappertutto si manifesta la  danza di Shiva clemente.

    Le Sue danze di cinque specie sono temporali e senza tempo.

    Le Sue danze dì cinque specie sono le Sue Cinque Attività

    Con la Sua Grazia Egli compie i cinque atti,
    questa è la sacra danza di UmàSahaya.
    Egli danza con (la Terra, l' Acqua, il Fuoco, il Vento e lEtere:
    cosi il nostro Signore danza sempre nella corte.

    Visibile a coloro che superano la màya e la mahàmàyà,
    
     - lillusione e la superillusione

    Il nostro Signore danza la Sua eterna danza,
    La forma della Shakti (l'Energia cosmica) è tutta gioia;
    questa gioia unificata è il corpo di Umà:
    questa forma di Shakti che nasce nel tempo
    e unisce gli opposti è la danza.
    Il Suo corpo è Akash, (lo spazio cosmico) la nube scura allinterno è Muyalaka, (lignoranza)
    gli otto angoli del mondo sono le Sue otto braccia,
    le tre fonti luminose sono i Suoi tre occhi, (i tre mondi);
    diventando questo, Egli danza nel nostro corpo come la totalità.

 Questa è la Sua danza divina. Il suo significato più radicale si coglie quando si comprende che essa ha luogo nel cuore e nel Sé individuale. Dio è dappertutto; quel «dappertutto» è anche e soprattutto il cuore umano. E così in un altro passo troviamo anche:


    Il piede danzante, il tintinnio dei campanelli,
    i canti che vengono eseguiti e i differenti passi,

    la forma assunta dal nostro Gunupara Danzante:
    impara a conoscere tutto questa dentro te stesso,
    e le tue catene scompariranno.

A questo fine, tutto, fuorché il pensiero rivolto a Dio, devessere espulso dal cuore, in cui Egli solo dimora e danza.

Nell Unmai Vilakkam leggiamo ancora:

    «Gli asceti silenziosi, distruggendo il triplice legame, si insediano laddove i loro sé individuali vengono annullati nella meditazione. Quindi essi contemplano il sacro e si riempiono di beatitudine. Questa è la danza del Signore dellassemblea, la cui vera forma è la Grazia».

    Con questo riferimento agli «asceti silenziosi» confrontiamo le belle parole di Tirumular, un grande saggio del passato:

    «Quando riposano là, essi [gli yogìn che raggiungono lo stadio di pace più elevato] dimenticano se stessi e diventano inattivi, (contemplativi, in estasi);

    Il luogo in cui abitano gli inattivi è lo Spazio puro nel mentale liberato.

    Il luogo in cui gli inattivi si svagano è la Luce di Dio.

    Ciò che gli inattivi conoscono è il Vedànta.

    Ciò che gli inattivi trovano in quel luogo è la  profonda pace e la fusione con lAssoluto>.
    Shiva è un distruttore delle negatività e ama i luoghi solitari dove la meditazione è più efficace

     Ma che cosa distrugge?

    Non soltanto i cieli e la terra alla fine di un ciclo cosmico del mondo, ma le catene che avvincono ogni anima individuale.



                                                                                                                                                        
 Dove si trova, e che cosè il campo solitario?  Non è il luogo in cui i nostri esseri si annullano, ma i cuori di chi Lo ama, lasciati abbandonati e desolati. Il luogo in cui lego è distrutto indica la condizione nella quale lillusione e le azioni umane  vengono bruciate: è quello il rogo, il campo crematorio, in cui danza Shri Nàtarja; perciò Egli è chiamato Sudalaiyadi, «danzatore del campo crematorio».

    In questa similitudine riconosciamo il collegamento storico fra la danza leggiadra di Siva in quanto Nàtaràja e la Sua danza selvaggia in quanto distruttore degli aspetti negativi che bruciano nel nostro cuore..
    Questa concezione della danza è diffusa anche fra gli Shakta, (i cultori della Shakti, lEnergia divina)  specialmente nel Bengala, dove viene adorato laspetto materno, anziché quello paterno, di Shiva. Qui Kàlì, (la dea Madre) è la danzatrice, e per consentirne lingresso il cuore devessere purificato con il fuoco, svuotato con la rinuncia.

  Tornando al Sud, vediamo che lo scopo della danza di Shiva viene spiegato in altri testi Tamil: «Per assicurare alle infinite anime tutti i frutti di entrambi i generi, il nostro Signore, con cinque azioni, esegue la Sua danza> (Shivajnàna Siddhiyar, Supaksa, Sùtra V).

    I due generi d frutti sono Iham, la ricompensa in questo mondo, e Purana, la beatitudine in Mukti, (la liberazione in vita dei saggi illuminati attraverso lintensa pratica dello yoga e della meditazione).

    Ancora lUnmai Vilakkam, V 32, 37, 3 ci insegna che «la Suprema lntelligenza danza nellanima individuale per cancellare i nostri peccati: 

    con questi mezzi il nostro Padre dissolve le tenebre dellillusione (Màyà);

    brucia la rete della causalità (karma);

    schiaccia il male (mala, ànava, avidyà),

    fa piovere la Grazia e immerge amorevolmente lanima nelloceano della Beatitudine (ànanda).

    Coloro che contemplano questa danza mistica non vedono mai rinascite.


    La concezione del divenire come svago e divertimento (lìlà) del Signore è importante anche nelle Scritture Shivaite. Cosi, Tirumular scrive:

    «La danza eterna è il Suo gioco».

    Questa spontaneità della danza di Shiva viene espressa nel Poema dellEstasi di Skrjabin con chiarezza tale che i seguenti estratti serviranno a spiegarla meglio di qualsiasi altra esposizione formale; quello che il grande e ispirato poeta illuminato, Skrjabin scrisse è precisamente ciò che venne rappresentato dallartista figurativo indù in maniera straordinaria nella rappresentazione di Nàtaràja, lo Shiva danzante nelle famose immagini e bronzi.



    

    (Leggete ora con profonda meditazione questa meravigliosa lirica uscita dalla mente di un estatico poeta indiano antico che descrive il Creatore che in prima persona contempla e gode della Sua stupenda Creazione!):

    

    Lo spirito (purusa) che gioca,
    lo spirito che desidera,
    lo spirito che crea ogni cosa con la fantasia (yoga-màyà),

    si abbandona alla beatitudine (ànanda) dellamore
    ()

    Tra i fiori della Sua creazione (prakrti), Egli si ferma a baciare
    Accecato dalla loro bellezza, Egli corre, saltella, danza, -volteggia
    ()

    Egli è tutto estasi, tutto beatitudine, in questo gioco (lìIà)

    libero e divino, in questa lotta damore,
    nella meravigliosa grandezza della pura assenza di fini

    e nellunione delle tendenze contrastanti (dvandva).

    Solo nella consapevolezza, solo nellamore,
    lo Spirito apprende la natura (svabhàva) del Suo essere divino

     ()
    «O mio mondo, o mia vita, o mia fioritura, o mia estasi!

    In ogni vostro istante io creo
    negando tutte le forme prima esistite:                                                                                           

    io sono leterna negazione (neti, neti).
    Godendosì questa danza, soffocando in questo vortice,

     nel dominio dellestasi, Egli si alza rapido in volo.

    In questo incessante mutamento (samsàra, nitya bhàva),
    in questo volo,
    senza scopo (niskàma), divino,
    lo Spirito Si comprende,
    nel potere della volontà, solo (kevala), libero (mukta);
    sempre creando, irraggiando tutto, vivificando tutto,

    giocando divinamente nella molteplicità delle forme (prapanca),

    Egli Si comprende
    «Abito già in te, o mio mondo!
    Tu mi hai sognato: ero io che venivo allesistenza

     ()
    E tu sei tutto: unonda di libertà e beatitudine»
    Luniverso (samsàra) viene abbracciato da una conflagrazione
    generale (mahàpralaya),
    lo Spirito è al culmine dellessere e avverte il fluire ininterrotto

    del potere divino (Sàkti) della volontà libera.
    Egli è tutto coraggio:
    ciò che prima era minaccioso, ora è eccitazione,
    ciò che prima era terrificante, ora è gioia

     ()
    E luniverso risuona dellurlo di gioia che Io sono.




    Sembra che questo aspetto immanente di Siva abbia fatto nascere lobiezione secondo cui Egli danza come coloro che cercano di compiacere gli occhi dei mortali: ma si ribatte che, di fatto, Egli danza per mantenere la vita del cosmo e per concedere la liberazione a chi Lo cerca. Addirittura, se poi interpretiamo correttamente le danze dei danzatori umani, vedremo che anchesse conducono alla liberazione.

    Tuttavia è più vicino alla verità rispondere che la causa della Sua danza universale risiede nella Sua natura cosmica, che tutti i Suoi gesti sono innati (svabhàva-jah), spontanei e senza finalità egoiche, poiché il Suo essere si trova oltre lambito dei fini.


    In un senso molto più arbitrario la danza di Shiva viene identificata con il Pancaksara, cioè con le cinque sillabe della preghiera Shi-va-ya-na-ma, che significano: « Onoriamo il Signore dell'Universo, o, Salute a Shiva, il Dio benevolo; ma anche: Oh Signore misericordioso donaci ogni bene!».

    Sempre nell Unmai Vilakkam ci viene detto:

    «Se si medita su queste belle cinque lettere, lanima raggiungerà la terra in cui non esistono le tenebre, e la Shakti, l'Energia divina) la renderà una cosa sola con Shiva».
    Un altro verso dellUnmai Vilakkam spiega larco ardente (tiruvasi); il Pancaksara e la danza vengono identificati con la sillaba mistica Om  mentre larco è luncino (kombu) dellideogramma di questo simbolo: Larco, il cerchio, o l'Universo stesso intorno a Shri Nàtaraja è lOmkàra, la sacra vibrazione cosmica Om; e laksara, il fulgore, che non è mai separato dallOmkàra, è lo splendore in essa contenuto.

    Questa è la Danza del Signore di Cidambara, il Signore dei cuori puri».
    Tuttavia larco, o il cerchio infuocato che lo circonda è spiegabile in modo più naturale come rappresentazione della danza della Natura, la Prakrti in contrasto con la danza della sapienza di Shiva: «Da una parte si svolge la danza della natura, dallaltra la danza dellilluminazione.

    Fissa la tua mente al centro di questultima» (TìruArulPayan, cap. IX, 3).

    Nella parte seguente vi sono ulteriori e bellissimi commenti sul simbolsmo di questa straordinaria rappresentazione artistica del Nàtaràja, il signore della Danza della Vita e dell'UniversoLeggete e rileggete il tuttosoprattutto la lirica. E fantastica, grandiosaCommovente!

                                                          La danza di Shiva  



    A Nallasvami Pillai, un grande mistico e studioso delle belle Arti indiane antiche; e ad Ananda K. Coomaraswamy, altro eminente studioso contemporaneo delle Belle Arti indiane ed internazionali, dobbiamo i commenti di questo mirabile e complesso simbolismo sulla Danza di Shiva: la prima danza è lazione della materia, lenergia materiale e individuale. Essa è larco, il cerchio infuocato dentro il quale Shiva danza; è il tiruvasi, lOmkàra (l'OM) che rappresenta anche la danza della Natura, la danza della dea Kàli, Durga, Uma, Pàrvatì, Laksmi, i vari nomi o aspetti della dea Madre dell'Universo!

    Laltra è la danza di Siva: laksara, la Luce inseparabile dallOmkàra - chiamata ardhamàtra, cioè la quarta lettera del Pranava -, Caturtha e Turya, (cioè quello stato in cui attraverso la meditazione si raggiunge l' Illuminazione!.)

   La prima danza non si può eseguire a meno che non sia Shiva stesso a volerlo e a danzare.
    
La conclusione generale a cui arriva questa interpretazione dellarco è, allora, che esso rappresenta la materia, la natura, Prakrti; lo splendore contenutovi, Siva che danza al suo interno e tocca larco con la testa, le mani e i piedi, è lo Spirito (purusa) universale onnipresente e onnipervadente.

 Fra larco e Siva si trova lo spirito individuale poiché ya sta fra Shi-va e na-ma. (Infatti, quando si canta: Om nama shivaya, inspirando e Shivaya nama Om, espirando - vedi che ya, lo spirito individuale,  cioè noi ...dona a noi...ya quindi sta tra Shiva e nama - In sintesi la frase: Shivaya nama Om significa: Oh Signore misecordioso donaci la Grazia divina e concedici ogni bene!

     
    Ora, riassumendo lintera interpretazione, vediamo che i significati essenziali della danza di Siva sono tre:

    il primo, è che esso è limmagine del Suo gioco ritmìco, origine di ogni movimento ne1 cosmo, rappresentato dallarco, dall'Universo intorno a Lui;

    il secondo, è che lo scopo della Sua danza consiste nel liberare gli spiriti degli uomini dallinsidia dellillusione;

    il terzo, è che il luogo in cui avviene la danza Cidambara, il Centro delluniverso, si trova proprio dentro il nostro cuore!

 Finora ho evitato ogni valutazione estetica e ho soltanto cercato di trasporre lidea centrale nella concezione della danza di Siva dallespressione plastica a quella verbale, senza riferimento alla bellezza o allimperfezione delle opere individuali. Ma non può essere fuori luogo richiamare la vostra attenzione sulla grandezza di questa stessa concezione in quanto sintesi di Scienza, Religione e Arte.

    Se osservate, infatti, la meraviglia di questa statua, di questa effige simbolica, nella sua complessità e sintesi, ne risulta realmente qualcosa di grandioso!!!


    Quanto è sorprendente la portata del pensiero e della sensibilità di quei rshi-artisti (rshi = saggi) che concepirono per primi un archetipo come questo offrendo unimmagine della realtà, una chiave per la complessa trama della Vita e della Creazione universale;  una teoria della natura che non si adatta solamente ad un singolo gruppo ristretto di individui o una razza, né può essere accolta soltanto dai pensatori di un solo secolo ma esercita universalmente il suo fascino sul filosofo, sul musicista, sullamante e sullartista di ogni epoca e Paese!

    Quanto grande nel potere e nella grazia questa immagine danzante doveva apparire a tutti coloro che si sono sforzati di esprimere la propria intuizione della vita in forme plastiche!

 In questa epoca di specializzazioni non siamo abituati a una simile sintesi di pensiero; ma per coloro che «videro» immagini come questa, la vita e il pensiero non poterono essere separati in compartimenti stagni. Non sempre, quando giudichiamo i meriti delle opere individuali, comprendiamo la piena estensione del potere creativo che, per mutuare lanalogia dalla musica, riuscì a scoprire una maniera così efficace nellesprimere i ritmi essenziali e così profondamente significativa e verosimile alla meraviglia del Creato e dell'Universo intero!.

 Ogni parte di unimmagine come questa rappresenta in modo immediato non una semplice superstizione o un dogma, ma fatti palesi. Nessun artista odierno, per quanto grande, potrebbe creare più fedelmente o più sapientemente unimmagine di quella Energia che la Scienza postula di necessità in tutti i fenomeni.

    Se intendiamo riconciliare il Tempo con lEternità, sarà difficile riuscirci senza concepire alternanze di fasi che si estendono oltre vaste distese spaziali e grandi tratti di tempo. Particolarmente significativi, allora, sono lalternanza di fase scandita dal tamburo che crea e il fuoco che «trasforma» ma non distrugge: questi non sono che simboli della dottrina del giorno e della notte di Brahmà, (...altro nome del Creatore)


    Nella notte di Brahmà la Natura è inerte e non può danzare finché non lo vuole Shiva. Egli si desta dalla Sua estasi meditativa e, danzando, invia attraverso la materia inerte onde pulsanti di un suono che provoca il risveglio; anche la materia inferiore danza, quindi, apparendo come unaureola intorno a Lui.

    Danzando, Egli sostiene i Suoi molteplici fenomeni della manifestazione dell'Universo e sulla Terra. Nella pienezza del tempo, ancora danzando, Egli distrugge tutte le forme e i nomi con il fuoco e concede nuovo riposo. Questa è poesia, ma è anche Scienza!

     Non è strano che la figura di Nàtaràja abbia ispirato ladorazione di tante generazioni passate. E ancora oggi, avvezzi a ogni genere di scetticismo, esperti nel ricondurre tutte le fedi a superstizioni primitive ed esploratori dellinfinitamente grande e dellinfinitamente piccolo, siamo affascinati devoti di Nàtaràja, devoti del Dio Unico, il Signore dell'Universo che danza la vita di noi tutti sin dalle origini, e all'!nfinito!

       Qui si conclude questa lunga dissertazione sulla danza di Shiva Nàtaràja...Credo sia il caso di approfondire bene il tutto e di meditare a lungo sui contenuti...


                                              Meditazione raccomandata!!!

    

...Om nama Shivaya (inspirando) - Shivaya nama Om! (espirando)

    
 Provate a praticare questa meditazione, al sole rosso al tramonto, tra cielo e mare o se siete in montagna, tra terra e cielo!

    Prima ad occhi aperti, fissando il sole; e poi ad occhi chiusi...almeno per un quarto d'ora!

                      Vi risetterà la mente e l'animo elevando la vostra energia interiore!

    

                                                            OM SHANTI