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mercoledì 1 giugno 2016

IL PRANAYAMA DELLA DEA VESTA.......RENDE ROMA ETERNA !



TEMPIO DI VESTA AL FORO ROMANO
Il Tempio di Vesta, uno dei più antichi ed importanti santuari di Roma, ospitava il "fuoco sacro", simbolo della comunità e dello Stato ed era strettamente connesso con la Casa delle Vestali, insieme alla quale costituiva un complesso unitario denominato "Atrium Vestae". Il tempio fu eretto probabilmente nel IV secolo a.C. ed era costituito da un podio in opera cementizia rivestito di marmo, al quale si addossavano le basi che sostenevano un anello di 20 colonne corinzie scanalate che racchiudevano la cella, anch'essa circolare, all'interno della quale era custodito il "fuoco sacro" continuamente acceso: il tetto, conico, aveva un'apertura centrale che permetteva la fuoriuscita del fumo.

Va segnalato che nessun simulacro della dea era qui custodito, mentre invece si presume che una statua della divinità fosse contenuta nell'edicola situata all'ingresso della Casa delle Vestali. Nella cavità trapezoidale che si apriva nel podio, ed alla quale si accedeva soltanto dalla cella, probabilmente si deve riconoscere il "penus Vestae", il sito proibito alla vista di tutti tranne che alle Vestali, dove erano conservati i "pignora civitatis", ovvero gli oggetti sacri ai destini di Roma e "pegno" delle sue fortune, che Enea, secondo la leggenda, avrebbe trasportato da Troia: tra tutti il più importante era il Palladio, un simulacro arcaico di Minerva.

Quando l'incendio neroniano del 64 d.C. distrusse, con gran parte della città, anche il tempio e la Casa delle Vestali, le due costruzioni vennero sostituite, ad un livello più alto, dagli edifici attualmente visibili. Il tempio, pur attraverso numerose modifiche, conservò la forma e le dimensioni allora stabilite, insieme al nuovo orientamento, basato su quello prevalente del Foro Romano. Dopo la fase neroniana vi fu un totale rifacimento nel periodo di Traiano e poi un successivo restauro attribuibile alla moglie di Settimio Severo, Giulia Domna, in seguito all'incendio del 191 d.C., molto probabilmente mantenendo la stessa forma conferitagli dalla ricostruzione neroniana del 64 d.C. L'aspetto attuale è dovuto alla ristrutturazione del 1930, durante la quale furono utilizzati numerosi frammenti originali, completati da restauri in travertino. 

Il Tempio di Vesta a Roma ai piedi dell'Aventino nell'area del Foro Boario ( dove si teneva il commercio del bestiame , bovi, da cui appunto Boario ) ha sempre esercitato su di me un "flusso misterico" quando da bambino il tram ( allora ci passava) sferragliando nei pomeriggi caldi e assolati delle estati romane passava li accanto . Lo guardavo così rotondo circondato di colonne come guardiani della soglia a protezione dell'interno che non era accessibile , pena la morte ; infatti si trattava di un "luogo sacro" , legato per giunta alla sicurezza dello stato , della città . Oggi le motivazioni sono diverse da quelle di allora  , più prosaicamente manca il personale di custodia , tant'è , il "Fuoco Sacro della Città " si è spento da molto tempo e i segni si vedono , purtroppo . 

                                < OLIM ROMA NILO AMOR >

       < UNA VOLTA ROMA O NILO SI CHIAMAVA AMORE >

era la frase segreta pronunciata nell'ambito di un rito misterico dai sacerdoti in presenza dell imperatore .
Roma è la città dei Cesari , dell'ego faraonico (Roma) che ha preso il posto di AMORE ( Amor) , la personalità si è sostituita all'ESSERE , il transeunte all'ETERNITA' .

Probabilmente i presenti rito ignoravano questo significato esoterico , o quanto meno ne avevano perso il contenuto reale , ma la tanto declamata Città Eterna , come tutto ciò che assume dimensione di eternità non può disgiungersi dalla dimensione dell'Amore . La stessa parola traduce il latino A-MORS ovvero:
  
                               SENZA (A)  MORTE (MORS)

Il trasferimento dalla Gerusalemme Terrestre , quella dell'ego empirico faraonico , alla Gerusalemme Celeste , quella dell'

                             IO SONO TRASCENDENTALE

segna di fatto l'ingresso nell'Eternità . Dalla agostiniana città  degli uomini alla città di Dio .  
Ma che cosa in solido occorre per operare questo trasferimento ?



Occorre :

                                       CALORE ( tapas )

Occorre :

PASSIONE , FUOCO SACRO  ( tejas )

In queste poche parole si può identificare il contenuto del Pranayama , una vera e propria arte della respirazione , della meditazione , della preghiera .
Era questa l’ARTE SACRA delle Vestali impegnate a mantenere il “fuoco sacro” sempre acceso . Incarico non a caso affidato alla figura femminile , le vestali , depositarie per natura del fuoco corporeo  e quindi del prana vitale .
Uno Yogi che voglia raggiungere i traguardi “sottili” del Samadhi , non può ignorare questa arte nè tanto meno l’importanza del Femminile in questo processo di sublimazione tantrica .

Il tempio di Vesta costituiva il cuore pulsante dello stato . Uno stato senza “focolare” , senza “fuoco sacro” , è destinato a rovinare , esattamente come un corpo che rimane senza prana è destinato a morire .
Il “rituale” di Vesta dunque è un pranayama che accende la scintilla interiore e la fa scaturire all’esterno , quando ciò non si verifica , e il rituale è solo una forzatura dell’esterno che si trasforma in “ossessione” liturgica , vuoto cerimoniale senza anima . Già l’anima , che quando non è presente determina il raffreddamento di un corpo , di una famiglia , di una relazione , di una azienda , dello stesso ordine sociale che de-genera presto in caos e disordine . Nessun mito o fiaba può finire bene se l’eroe (Virat) non re-dime e ri-conquista la propria anima impersonata dalla principessa di turno .



Vesta è la fiamma interiore che ci mette in comunicazione con la sorgente vitale dell’energia , con l’ Essere , e ciò permette la potenzialità del pensiero si trasformi in atto , si materializzi ; infatti quando Vesta non è ri-conosciuta internamente , si proietta nelle cose esteriori e creiamo delle realtà effimere , che non durano a lungo . Si tratta di un pranayama posseduto dall’ego , di fuochi fatui , di semplice respirazione in cerca di potere psichico , si passa da Amor a Roma . Quando Vesta si ritirò , il fuoco sacro si spense decretando la Caduta dell’Impero Romano .

Vesta rappresenta la fiducia e la sicurezza , due dimensioni compagne , se viene meno una cade anche l’altra , come i nostri giorni delusi dalla politica impregnata di ego affaristico saturo di calore egoico e mancante di ogni sicurezza sociale , lavoro …ecc…ecc.  Vesta è lontana !
Quando non c’è alcun impegno interiore non ci possono essere moralità , visione o elevazione spirituale !

Vesta è concentrazione ( Dharana ) e Focalizzazione (Focusing)

Il fuoco sacro non arde più , il suo posto è stato preso da un altro fuoco quello delle coscienze dei nostri giovani attizzate dall’alcool e dalla droga nei falsi rituali di piazza che vanno sotto il nome di “ rave “ . Quando Vesta non c’è più lo si nota subito !


Eknathananda