Powered By Blogger

martedì 25 marzo 2014

IL VELENO DI KUNDALINI TRASFORMATO IN AMORE EUCARISTICO

 
pierodicosimogiovanniem4Veramente singolare questa rappresentazione del calice eucaristico ad opera di Piero Di Cosimo (1471 ca) , un pittore che si muove nell'area alchemica della corte medicea . Il " San Giovanni "di Piero Di Cosimo  è il titolo normalmente attribuito a questo dipinto ed in effetti la rappresentazione "eterica" di questa figura sospesa tra un "maschile" ed un "femminile" in perfetto equilibrio androgìno rimanda a questo discepolo che spesso nei vangeli è ricordato come il << Discepolo che Gesù  amava....>> . Un discepolo silenzioso , mistico , mai sorpreso a intrattenere un colloquio verbale con il maestro , a differenza degli altri  , come ad es. il burrascoso e passionale Pietro , Andrea , missionario ante litteram , il titubante Tommaso , l'ambiguo Giuda , ecc...ecc....Tutti scambiano parole con Gesù , meno che Giovanni . Anche durante la cena di addio , egli è chinato con la testa appoggiata sul petto di Gesù , c'è un dramma in atto , serpeggia inquietudine ovunque negli animi traversati da presagi funesti , Pietro in primis che cerca di leggere tra le parole del maestro e che proprio a Giovanni chiede una intermediazione verbale per conoscere meglio il pensiero del maestro << Fatti dire chi è il traditore>> chiede Pietro al taciturno e amletico amico .
 
Tace Giovanni , tace durante il cammino , durante la cena , tace anche sotto la croce quando è lui solo a rimanere mentre gli altri impauriti si sono allontanati . Qualcuno ha voluto leggere in lui una "lei" , la Maddalena , riempiendo con questa teoria tanti romanzi avventurosi in cerca di una conferma in tal senso . Invero sono rimaste tante ipotesi , più o meno credibili , ma pur sempre ipotesi ; infatti sono stati tanti i ri-maneggiamenti , gli aggiustamenti per opportunità teologico-politiche da infirmare ogni possibilità di venire a capo di questa o quella diceria e dicerie pertanto sono destinate a rimanere con molta prevedibile probabilità .

 
 
Di certo il personaggio del dipinto ha una caratteristica spiccatamente androgina , e la costituzione dell'androgino è una delle travi portanti dell'Alchimia , le cui varie fasi dell'opera (cotture) mirano proprio alla ri-costituzione di esso ( Re-bis ) . Anche il suo aspetto "verginale" rimanda al ri-trovamento di quella "Verginità" interiore che è il risultato del matrimonio "mistico" cioè della completa ed armonica fusione del Purusha ( Spirito ) con la Materia ( Prakriti) .
 
Con molta probabilità l'uomo e la donna "CRISTIFICATI" , diventati androgini (s'intenda psichicamente) ri-trovano la loro somiglianza in questa immagine .
 
Il "mudra" di benedizione accenna al mistero "trinitario" (le tre dita , Padre , Figlio , Spirito Santo ) , mentre le due dita ripiegate , anulare e mignolo , indicano rispettivamente la Natura Divina e quella Umana , incardinate e unificate nella Trinità .
 
Però , a mio parere , l'elemento più emblematico e caratteristico è la figura di quel serpente che si attorciglia sopra la coppa in una incontenibile torsione di spire che catalizzano lo sguardo di Giovanni , quasi fossero il suo DNA spirituale materializzato in quella coppa / Graal .

<< Quando nell'uomo/donna dimora la GRAZIA , il suo sangue diventa il sangue stesso di Cristo >> ( S. Agostino)

Tutte le tradizioni religiose o iniziatiche di Occidente o di Oriente sono come traversate da una sorta di venerazione filiale verso questo "magico" animaletto che in una maniera o nell'altra finisce per diventare protagonista dei primi versi della Bibbia ; magico iniziatore nel " Libro della Giungla " di Kipling ; sulla strada di Pinocchio ; esperto ipnotista negli Asclepei ( cliniche ) greci a insegnare le arti mediche ; ecc...ecc..Insomma il serpente / KUNDALINI finisce sempre , nel bene o nel male , a coinvolgersi nella storia dell'uomo/donna.
 
Costretto da Avidya ( ignoranza spirituale) a starsene rintanato alla base della colonna vertebrale ( Sushumna) nel " Muladhara chakra" ogni tanto si "ri-sveglia" o è risvegliato e quindi vuol dire la sua .

Nella tradizione giudeo-cristiana non gode ( il serpente) di buona stima , anzi è il "tentatore" . Però domandiamoci : ma se non avesse tentato i progenitori adamitici , questi come avrebbero fatto a "uscire" dalla " VRITTI " (vedi mio blog su Vritti e Klesha ) di Sonno Profondo ( samadhi ) in cui erano intrappolati ? Come avrebbe potuto la creazione giungere alla Coscienza e alla Consapevolezza di se stessa e quindi di D-o , senza quella tentazione ?
Come si può prendere coscienza e consapevolezza se non i sbaglia ?
E visto che tutta la storia è saldamente nelle mani di D-o e da Lui orchestrata , questa simpatica biscia non è forse anche lei un abile strumento nelle mani del Creatore ? I personaggi cattivi di tanti fiabe e racconti popolari altro non sono che archetipi sacerdotali dietro cui si nasconde D-o per "snidare" gli uomini/donne dalla loro ignoranza e farli nascere a quella che giustamente Dante chiama << VITA NOVA >> !

D'altra parte Gesù stesso parlando della sua prossima passione dice ai discepoli : < Quando sarò innalzato (sulla croce) come il serpente di Mosè , attirerò tutti a me > . Così dicendo Egli non  si equipara forse  a questo contorsionista invertebrato dalla lingua biforcuta (dualismo - davaita ) richiamandolo dalle profondità irredente della molteplicità in cui era "caduto" intrappolato nella VRITTI dello Stato di Veglia tamasico in cui era caduto per ricondurlo allo Stato di Samadhi ( Ajina chakra ) e quindi di Sattva , stato che gli appartiene per nascita divina ?

E dove subisce questa "Trans-formazione" il nostro serpentello che ad ogni stagione " perde ( guarda un po' ) la pelle (la muta) per ri-vestirne una "nuova" come l'iniziato ?
Questa trans-formazione avviene proprio nella "coppa/graal" , la coppa mistica ricercata da tanti cavalieri nel corso dei secoli , che l'hanno cercata ovunque meno che nel cuore ( Agartha = Grotta interiore ) . Nel Sacro Cuore kundalini subisce la trans-formazione , e da serpentello oscurato e diabolico , si trasforma in Shakti Cosmica illuminante , in Grazia santificante che trasforma i vizi in virtù e ri-dona la VERGINITA' all'anima de-caduta nella esasperazione di un maschile aggressivo e dominante o nel femminile prostituito ai desideri del possesso , del successo , e dei sensi .

La coppa "EUCARISTICA" ri-dona all'uomo/donna decaduti la primigenia immagine e somiglianza con il suo Creatore e le loro fattezze ri-acquistano la primitiva immagine divina !

Om shanti

domenica 23 marzo 2014

VRITTI & KLESHA : I VORTICI CHE TRASCINANO NEL SAMSARA


Vṛitti ( lett. dal sanscrito vortice, o attività circolare senza inizio né fine) è un termine che nell'Induismo (in particolare nelle correnti dello Yoga) definisce le onde di pensieri che la mente genera in modo incessante ed inconsapevole, e che ne impediscono il vero utilizzo, cioè come mezzo per realizzare l'anima. Sono ciò che costituisce la frenetica attività della mente, ed essendo la conseguenza di un uso improprio di questo strumento, invece di liberare, per la legge di causa-effetto, le vritti agiscono karmicamente legando ancora di più l'anima al mondo manifesto.

Si potrebbe dire , anzi si può , che le VRITTI sono il frullatore , la centrifuga del SAMSARA , il mondo illusorio generato da Maya , la mente egoica inferiore , la MEDUSA dei Greci con la testa chiomata di serpenti agitati simbolo della Kundalini "schiava" della molteplicità in cui l'uomo/donna cade a seguito di Avidya , ignoranza spirituale , che lo allontana di fatto dal suo "Centro " di gravità permanente , il Vero Sé divino . Kundalini , inviperita , è pericolosissima , il suo sguardo pietrifica , come la moglie di Lot , che in fuga da Sodoma , si gira indietro a guardare e viene trasformata in una statua di sale ; infatti è questo che si rischia e si rimane prigionieri in una sola vritti  e non si pratica il Raja Yoga !


Il Raja Yoga è il tipo di Yoga che insegna a raggiungere la Liberazione (Moksha) tramite la padronanza della mente ed il controllo delle vritti.
Patañjali diceva: "yoga chitta vritti nirodha" ovvero "lo yoga quieta (nirodha) i vortici (vritti) della mente (chitta)".
Le 5 vritti principali sono: giusta coscienza, errata coscienza, fantasia o immaginazione, sonno, memoria. Queste modificazioni, alterazioni provocano delle onde di pensiero dalle quali scaturiscono le distrazioni e le illusioni che provocano agitazione, frustrazione, delusione e dolore . < Tu donna partorirai con dolore e tu uomo guadagnerai il pane con il sudore della fronte > .








Sono le parole che accompagnano i progenitori adamitici alla porta del Paradiso . I  loro occhi non guardano più in alto verso l'UNO , ma si sono spostati in basso , verso la foglia , la molteplicità , dalla macchina ontologica si sono spostati nella macchina biologica ( vedi mio blog ) , le Vritti sono cambiate , ahimè , e la vita ora si fa dura , quello che prima giungeva come dono gratuito ora arriva solo dietro dura fatica .

Non è possibile trattare l'argomento Vritti disgiunto da un altro argomento ad esso complementare e cioè : i KLESHA !
Insieme costituiscono un binomio pressoché indissolubile .
Ma si farebbe un grande errore se si desse loro una "finalità puramente negativa " ; infatti esi come tutte le cose in natura possono avere una finalità tanto negativa che positiva , in quanto essi rispondono a una precisa funzione cosmica . Lo Yoga , si sa , accorda molta attenzione alla "coscienza" e alla "consapevolezza"!
Con il deliberato fine di non avvitarsi in una dissertazione troppo lunga e farraginosa ci avvaliamo del linguaggio poetico e grazioso della cultura indiana che illustra tutto ciò con l'analogia dello stagno .
Infatti l'acqua dello stagno rappresenta la psiche ; il limo , il fondo degli elementi del sub-conscio ; la superficie dell'acqua , il livello più elevato dell'intelletto , capace di riflettere gli stati più elevati dell'Essere.
Quando le acque dello stagno sono tranquille e immote , allora in quella calma si riflette tutta la realtà più elevata che circonda lo stagno e in particolar modo il cielo , che rappresenta tutto ciò che è superno . Appena però esse (acque) iniziano a incresparsi , avviene che lo stagno diviene incapace di riflettere la realtà quale essa è , ma la riflette invece "RIFRATTA" in una miriade di riflessi deformati che la sua superficie increspata è costretta a creare. Maggiore è l'increspatura , tanto più la realtà riflessa diviene deformata , sino al punto in cui quella superficie diviene talmente agitata da perdere ogni potere riflettente .In concomitanza con questo ultimo evento ed in connessione con esso il limo del fondo inizia a sollevarsi intorbidendo e offuscando completamente le acque .

Possiamo dire che quindi si possono presentare tre diverse condizioni e cioè :

1) Acqua quieta , durante al quale la superficie ripsecchia ogni realtà superiore come unitaria

2) Acqua leggermente agitata che costringe la superficie dello stagno a riflettere scaglie frammentate di realtà , pur conservando le acqua ancora una certa limpidità .

3) Acqua agitatissima che impedisce ogni riflesso e completamente intorbidita .

A queste tre condizioni possiamo aggiungerne ancora due intermedie e cioè :

1) Una condizione appena increspata che deforma l'immagine mantenendola sostanzialmente unitaria e "celeste"

2) Acqua leggermente agitata  che seppur riflette parzialmente l'immagine frammentata del cielo intorbidita com'è non permette di vedere in trasparenza quel che cela sotto la sua superficie .

Si verificano quindi 5 condizioni che interferiscono sullo "specchio della coscienza " .

QUESTE CINQUECONDIZIONI SONO DETTE : VRITTI !

La stessa superficie immota dello specchio è una VRITTI dal momento che la sua immagine per quanto perfetta ed unitaria è pur sempre una immagine riflessa dunque con una considerevole perdita di particolari rispetto a ciò che si Riflette .

Quest'ultima (vritti) tuttavia è l'elemento che conserva di più le caratteristiche dell'ENTE che si riflette ( Drig) in altre parole che ha la memoria ( Smriti) del cielo ( Swara).
Appena sotto di essa , quando la superficie dello specchio s'increspa , si manifesta la VRITTI DELLA CONDIZIONE UNITARIA DEL SONNO PROFONDO ( Nidra). Allorché questa si da ad essere , la visione del Principio appare alterata , cosìcchè  "Quello" non possa essere riconosciuto nella sua totalità , ma appaia "velato" da un'ombra che ne confonde le qualità più elevate . 



                                           Klesha o Veli



Sono detti "veli" perché "ri-velano" la "realtà" , simboleggiata, come sappiamo dalla Volta del Cielo . Mentre le Vritti sono "lenti" per percepire quella realtà ( lenti che ingrandiscono o impiccioliscono ,lenti ultraviolette , all'infrarososso , ai raggi "x" , ecc..) IKlsha rappresentano il grado di nitore di quelle lenti , la capacità del soggetto a cambiar lente ed a pulirla.

Dunque i Klesha rappresentano una qualità delle Vritti !

Ora le Vritti sono delle condizioni naturali della Coscienza e si alternano sul suo specchio , consentendole di percepire i diversi gradi di realtà .
Le Vritti naturali più facilmente esperibili sono : la Veglia (jagaritasthana) ; il Sogno (svapnasthana) ; il Sonno Profondo (Prajinasthana).

Nolenti o volenti noi tutti esperiamo questi tre Vritti che si alternano ciclicamente sullo specchio della nostra coscienza , anche se non avviene altrettanto con la nostra consapevolezza ; infatti raramente siamo consapevoli di sognare , mai di essere nel sonno profondo ; e non sempre di essere....svegli !

Ora in una situazione ordinaria queste Vritti si alternano l'una a l'altra secondo le Leggi di Natura ( Rita ). Può avvenire però che questo ammirabile ordine naturale venga sovvertito e ci si ritrovi a " sognare ad occhi aperti " , bella cosa nell'adolescenza , ma patologica in età adulta ; infatti questa patologia psichica impedisce di "fluire" da una vritti all'altra.
L'essere dovrebbe muoversi liberamente e naturalmente attraverso le vritti , in alcune "consapevolmente" , in altre coscientemente ( ovvero solo con la sua psiche inconscia )in modo da poter esprimere tutte le dimensioni che incarna . Infatti allorché (l'essere) rimane "BLOCCATO" entro una vritti, questi non riesce ad esprimersi secondo le direttive naturali ed il suo stato diviene patologico .

Nel Vangelo si presentano numerosi casi di "bloccaggio" , ne cito uno tra i più noti ed esattamente quello di un padre disperato per la figlia morta e chiede al Maestro di riportargliela in vita . Gesù si reca a casa della poverina morta in età pubescente e agli astanti che gli ricordano che ella è morta e non  si può fare nulla , Egli dice queste parole testuali :

 < La ragazza "dorme" , non è morta > e rivolgendosi a lei dice : < Talitha Kum > < dico a te giovinetta alzati > . Cosa che avvenne subito , la fanciulla si alzò , si mise a sedere sul letto e le diedero da mangiare .

Si evince da questo episodio che la fanciulla non aveva molta voglia di "svegliarsi" alla vita adulta , forse ancora chiusa in dramma edipico in atto con la figura paterna , si è rifugiata in un SONNO PROFONDO , COMATOSO , (Nidra ) bloccandosi in questa Vritti ( sarebbe interessante alla luce delle Vritti e dei loro processi , guardare ai casi di coma profondo con occhi diversi ) giaceva "addormentata" , così la definisce Gesù . Egli interviene con la Parola , il Verbo , una "vibrazione forte " che ingiunge alla fanciulla di cambiare " Vritti " e passare a quella dello Stato di Veglia ( Jagrat ) .

L'elemento che "blocca"nell'una o l'altra vritti è : 

                              KLESHA 

Allorché si viene "contaminati" da Klesha non si riesce più a fluire da una vritti all'altra , ma si rimane incastrati dentro una determinata vritti .
Un esempio eclatante ne è la vicenda di Adamo ed Eva , i due in "sonno profondo" (Nidra) , stato di Prajina ( saggezza , visione divina nel sonno profondo ) , vengono sbalzati dal Klesha dentro il "sogno ad occhi aperti" di Maya e ivi catturati nel dolore .. Solo l'eliminazione di quella "Klesha" ( peccato ) ad opera della Grazie , permetterà la loro re-denzione e il loro re-inserimento nello stato edenico e l'uscita dal Samsara , dove erano rimasti "bloccati" .

Un esempio più banale di blocco può configurarsi nel ciclo dell'assimilazione : la stitichezza rappresenta un blocco , seccante a breve , dannoso a medio termine , mortale a lungo termine . Tutto infatti in natura deve divenire , fluire , la "STASI" , è morte !

Si evince che qualunque vritti permane , grazie ad un Klesha che lo permette . Es : lo stato di meditazione (Dhyana) è mantenuto proprio grazie ad un Klesha adeguato ; così dicasi se possiamo dormire ogni notte sei / sette ore o se possiamo rimanere intenti alla stessa cosa per più di mezzora . Se rimanessimo "incastrati" invariabilmente in uno di questi stati , la vita sarebbe impossibile .

La natura quindi ci ha fornito di Klesha il tempo necessario per permettere alle vritti di esprimere la loro funzione e potenziale.
Anzi è la vritti stessa a "bruciare" il Klesha , che la fa permanere , come se ogni Vritti "mangiasse" il klesha che la fa permanere e perisse con la sua distruzione consentendo l'ingresso della vritti successiva insieme al Klesha che fa ad essa da corpo e da nutrimento .

Ma quando un klesha diviene troppo "POTENTE" , la vritti non è in grado di mangiarlo , e ciò vieta l'ingresso alla vritti successiva secondo l'ordine naturale . Il klesha soggioga la vritti creando una situazione perversa e letale per l'essere entro cui avviene , che diviene "unilaterale" , impossibilitato a tuffarsi entro il "ciclo armonico " della diversità e perde la naturale plasticità .

Per fare un esempio : ammettiamo che qualcuno rimanga imprigionato nella "Vritti del Sogno" , costui non cesserà di sognare neanche durante l'attività del Mondo di Veglia , che dunque non riuscirà a percepire adeguatamente , ma lo "vedrà" offuscato dall'immagine mentale del sogno che a lui lo vela . Vivendo sogni ad occhi aperti , costui sarà ritenuto "folle" e dovrà ricorrere alle cure di un alienista e guarirà solo quando tornerà a partecipare al Mondo di Veglia come tutti i suoi simili .

L'uomo comune , profano , è quanto mai esposto a questa attività imprigionante dei Klesha , che lo relegano in una condizione rivolta all'esterno , come lo "sguardo pietrificante della Medusa appunto , emarginandolo di fatto da tutte le altre condizioni interne e superiori . Sedotto dai propri organi di senso , incapace di ri-collegarsi ( re-ligere , da cui religione ) al proprio senso interno ( Antarakarana) , questi vaga nell'unilateralità di una percezione esclusivamente esterna della realtà della quale coglie solo la buccia , e mai la polpa !

E se è follia il permanere di quel Klesha che relega chi è ad esso soggetto a permanere ininterrottamente nella realtà fantastica del sogno , è non meno follia l'azione di quell'altro Klesha che imprigiona dentro l'angusta prigione degli organi dei sensi .

L'attività dei Klesha si presenta "regolare"  , quando il fluire da uno stato all'altro non subisce intoppi , scivolando dallo stato di Veglia , allo stato di sogno e di qui a quello di sonno profondo e di qui di nuovo alla Veglia . Nello stato di Veglia vengono esaurite le "energie vitali" , ricostituite poi nello stato di Sonno.

                              I Klesha sono di 5 tipi :

                 


      1.                Avidya -                    Ignoranza del Vero
      2.                Asmita                      Egoità
      3.                Raga                         Attrazione
      4.                Dvesa                        Repulsione
      5.                Abhinivesha             Attaccamento alla vita

      Ciascuno di questi Klesha costituisce un elemento "Maculante" delle vritti , dell'una o dell'altra , poiché ognuno di essi può maculare ogni vritti. Allorché si presenta uno di questi klesha la vritti viene immediatamente maculata e resa soggetta a quel determinato klesha. La vritti è di natura "sattvica" (bianca) , allorché i Klesha sono di natura " rajasica " (rossa) o "tamasica" (nera) .

      Quando un klesha raggiunge una vritti , la "COLORA" irrimediabilmente , costringendola entro un "circolo vizioso" detto "Karma" , ovvero rende la Vritti "fissa" ed impedisce ad essa di scomparire e di cedere il posto alla vritti successiva . In mancanza di Klesha invece una vritti si alterna alla'altra secondo un principio alternativo di coscienza e consapevolezza. In parole povere esse (vritti) si alternano in un "continuum" per dar modo all'essere di esperire l'intera realtà .

      Adamo ed Eva sono "precipitati" fuori dal paradiso ( cacciati) a causa di un Klesha "rajasico" ( Raga ) abbandonando di fatto lo Stato di Sonno Profondo ( Nidra) , dominato da un Klesha "Sattvico) , entrando in uno stato "de-caduto" di Avidya ( Ignoranza Spirituale) e quindi di sofferenza .

      Lo Yogin esperisce i tre stati con consapevolezza ; infatti quando si trova nello Stato di Veglia ( Jagrat) vi porta tutta la sua ATTENZIONE , a differenza dell'uomo ordinario comune che in esso si comporta dis-trattamente ; in questo stato egli (yogin) oltre a compiere le azioni ordinarie , profane , fisiologiche egli si dedica anche alla pratica ascetica di Asana e Pranayama ; quando invece si trova nello Stato di Meditazione (Dhyana) egli visualizza gli elementi propri di questa condizione ( Yantra , Mandala , Bija Mantra , ecc....) , ma non è più in grado di compiere le operazioni dello Stato precedente , mentre può accadergli che gli si manifestino ancora alune funzioni fisiologiche ; infine mentre si trova nello Stato di Estasi ( Samadhi) , tutte le funzioni precedenti ( fare pipì , mangiare , bere , meditare , visualizzare , ecc...) sono sospese .

      Se però dovesse accadergli di non poter più uscire da tale Stato rimanendone prigioniero , il suo corpo non più nutrito , non più in grado di svolgere il suo catabolismo , il metabolismo quasi azzerato , sarebbe (il corpo) condotto a morte certa ; infatti tale stato non è sopportabile oltre i 24 giorni .

      All'opposto il "profano" che rimane rinchiuso nella "condizione rivolta all'esterno" finisce per inibire i livelli superiori del proprio essere , i quali al momento della morte non sono in grado di garantirgli una esistenza successiva umana e precipitano il malcapitato in una condizione infernale ( Prithi-Yana ) .

      I Klesha dunque sono degli elementi importantissimi , indispensabili , per consentire i processi naturali di coscienza e consapevolezza , ma ance estremamente pericolosi perché possono legare l'essere ad una determinata Vritti , ingabbiandolo in una condizione di esistenza unilaterale , statica e mortifera , come nel Mito di Prometeo ( vedi mio blog).

      Anche nel caso del permanere in una Vritti Sattvica . Immaginate se la coppia adamitica primigenia non avesse cambiato Vritti passando ad una Rajasica o Tamasica . Non ci sarebbe stata evoluzione , i due non avrebbero mai preso coscienza e consapevolezza , sarebbero rimasti , i due e noi loro eredi , "cristallizzati" in una beatitudine beota . Per questo S. Agostino esclamò esultando : < Felix Culpa > riferendosi alla Klesha "originale" ( cosìdetto primo peccato) che ci ha offerto la possibilità e l'opportunità di prendere coscienza e consapevolezza .

      L'essere per poter svolgere la sua funzione cognitiva , ha bisogno di alternare la sua coscienza - consapevolezza entro tutte le possibilità percettive , fluendo dall'una all'altra o secondo processi naturali ( nel caso di profani ) o secondo tecniche "innaturali" ( nel caso di yogin) . Colui/lei che si blocchi nell'uno o nell'altro livello , impedisce alle altre sue condizioni di percepire il reale e quindi viene meno alla su " FINALITA' UMANA" , che è anche una espressione di Libertà , costringendosi entro il meccanismo ossessivo e seriale del Karma ( Samsara) .

      Stato di Estasi ( Samadhi) e Stato di attenzione all'esterno non sono due stati antitetici ne uno è superiore all'altro , entrambi sono necessari ai fini dello sviluppo e della crescita spirituale. Se uno dei due fosse considerato preminente si trasformerebbe immediatamente in una prigione , tanto della "Materia" , quanto dello " Spirito " .

      In questo contesto i Klesha rappresentano l'ostacolo fluidificante che si oppone a questo "rischio" . Potremmo trovare una analogia della funzione del Klesha con il "peccato mortale" della tradizione giudeo-cristiana , peccato che "macula" l'anima costringendola in una condizione di coscienza limitata e limitante.


       
      Chiunque abbia familiarità con la meta della disciplina yoga e con il tipo di sforzo che essa implica per essere realizzata, si renderà conto che non è possibile né consigliabile a nessuno, che sia assorbito nella vita mondana o si trovi completamente sotto l’influenza dei Klesa, immergersi subito in una approfondita pratica Yoga.

      Se si è sufficientemente interessati alla filosofia yoga e si desidera percorrere il sentiero che conduce alla sua meta, Patanjali consiglia di allenarsi alla disciplina, acquisire la necessaria conoscenza dei testi ( Sastra), in primo luogo gli yoga-sutra e ridurre l’intensità del proprio egoismo e di tutti gli altri Klesa che ne derivano.
      E’ necessario un periodo preparatorio in cui l’allievo assimila gradualmente la filosofia yoga e la sua tecnica e si allena all’auto disciplina, per renderà più facile e più sicura la transizione da un’ottica di vita mondana fondata solo sulla ricerca di ricchezza, potere e fama, a quella yogica.


      Patanjali definisce questa fase di auto disciplina, Krya Yoga (III, 1) lo yoga preliminare, costituito da: Tapas (disciplina), Svadhyaya (studio di sè, e dei testi) e da Isvara-pranidhana (l’abbandono al Supremo).

      Tale auto disciplina preparatoria è, per sua natura, triplice, in corrispondenza con la triplice natura dell’essere umano.

      Tapas si riferisce alla sua volontà, Svadhyaya all’intelletto, Isvara-pranidhana alle emozioni. Il Krya-yoga è una disciplina che sviluppa tutti e tre gli aspetti della natura dell’adepto, e produce quell’evoluzione completa ed equilibrata dell’individualità che ha tanta importanza per raggiungere qualsiasi obiettivo.


       Sebbene l’esercizio dei tre elementi del Krya–yoga si ritenga giovi al tirocinio preparatorio dell’allievo, non si dovrà ritenerli di importanza secondaria e che abbiano quindi un impiego limitato alla sola fase iniziale della pratica. Il Krya–yoga non soltanto attenua i Klesa, gettando così le fondamenta di una vita yogica, ma conduce l’allievo al Samadhi: tappa essenziale e finale dello yoga.



       Pertanto la filosofia dei klesa, esposta da Patanjali nei suoi yoga-sutra, costituisce in realtà il fondamento del sistema yoga da lui delineato . Comprendendo a fondo questa filosofia, offre una risposta soddisfacente alla domanda iniziale : 


                            “ perché si deve praticare yoga ?


      La filosofia dei Klesa non è specifica del percorso esposto da Patanjali. Nelle sue idee essenziali costituisce il sostrato di tutte le scuole yoga.La parola Klesa significa dolore, afflizione o miseria, ma gradualmente ha assunto anche il significato di ciò che causa il dolore, l’afflizione o miseria.
      Pertanto la filosofia dei Klesa costituisce un’analisi della causa sottesa e fondamentale della miseria e della sofferenza umana, nonché del modo in cui tale causa possa venire efficacemente rimossa.



      I Rishi (antichi saggi), che hanno esposto questa filosofia erano grandi adepti che hanno combinato in sé stessi le qualità del maestro religioso, dello scienziato e del filosofo; con tale triplice qualificazione e visione completa essi affrontarono il grande problema della vita. Osservarono i fenomeni della vita non soltanto con l’ausilio dei sensi e della mente, ma, nella piena convinzione che la soluzione si trovi al di là dell’intelletto stesso, si calarono sempre più profondamente nella propria coscienza, finchè non scoprirono la causa ultima della grande illusione, della miseria e della sofferenza che né sono l’inevitabile conseguenza.

      Il primo aspetto che caratterizza i Klesa è la loro mutua relazione !

      Avidya( ignoranza) è la radice degli altri quattro klesa, che a loro volta producono tutte le miserie della vita.


      Avidya non ha nulla a che vedere con la conoscenza acquisita mediante l’intelletto e che ha riferimento con i fenomeni materiali.Avidya, secondo Patanjali, è la mancanza di consapevolezza della nostra vera natura. E’ l’incapacità di distinguere tra il Sé eterno, puro ed il non-sé non-eterno, impuro e doloroso. Credere di essere solo carne e ossa e nulla più.

      Asmita , conseguente ad Avidya, significa “ io sono”, rappresenta la pura consapevolezza dell’auto esistenza .Quando la pura coscienza si lascia impigliare nella materia e perde la conoscenza della sua natura reale, il puro “ io sono” si muta in “ io sono questo” dove “questo” può essere tanto il corpo sottile quanto il corpo fisico.
      Da Asmita l’involuzione della coscienza produce l’attrazione che accompagna il piacere: Raga. Da Raga, attrazione fisica- emotiva o mentale inevitabilmente si sviluppa Dvesa : repulsione che accompagna il dolore.
      Le attrazioni ( RAGA ) e le repulsioni ( DVESHA) che ci legano ad innumerevoli persone o cose, condizionano la nostra vita . Tali attrazioni o repulsioni ci legano costringendoci a restare a livelli inferiori della coscienza perché soltanto a tali livelli esse possono avere campo completamente libero.
      Dato che Raga e Dvesa costituiscono una coppia di opposti, non è possibile trascenderne una senza trascendere l’altra: sono come le facce della stessa medaglia.

      Una mente libera non oscilla tra un estremo e l’altro, resta stazionaria al centro.

      Chiunque sia capace di considerare spassionatamente la vita e di rintracciarne con intelligenza le cause e gli effetti avrà chiaro che Raga e Dvesa, nella loro forma grossolana, sono responsabili della gran parte della miseria e della sofferenza umana.

       L’ultimo derivato di Avidya è Abhinivesa : Il forte attaccamento alla vita, che doma anche il dotto.Pertanto lo yogi non fà alcun affidamento su tale conoscenza teorica. Egli percorre il sentiero dello yoga, che lo libererà dai Klesa.
      Da ciò possiamo affermare che Avidya è la radice di tutti i Klesa, e Abhinivesa non è che il frutto, o l’espressione finale della catena di cause ed effetti posta in essere con la nascita di Avidya e culminata con l’involuzione della coscienza nella materia.
       

      Solo chi cerca sistematicamente di attenuare i Klesa mediante il Krya yoga potrà vedere le azioni più sottili svolte da tali klesa ed il modo in cui permeano l’intero essere, impedendo così ogni pace mentale.
                                                                                                                                               
       OM SHANTI