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lunedì 16 luglio 2012

SOL NIGER : L'OMBRA DEL MASCHIO






Le violenze maschili sono il sintomo patologico della mancata integrazione tra il lato numinoso del fallo ctonio e il lato ombroso del fallo solare.

L’Ombra, nel pensiero junghiano, coincide con "ciò che non si vorrebbe essere"; l’incontro con se stessi passa per una prima fase molto spiacevole a cui, per quanto si può, si sfugge, proiettando tutto il "negativo" sul mondo circostante. E la prima cosa che l’uomo spesso incontra, accettando d’incontrar se stesso, come responsabile delle sue angosce inconsce, è il suo corpo, meglio la sessualità. E con essa, ovviamente, il proprio sesso ctonio quale elemento fondante la sua identità virile. 
Egli spesso, per primo lo maltratta, lo sbeffeggia con gli altri uomini. Sono forme di esorcismo verso una realtà che mostra il sacro nel suo carattere autonomo. Il fallo si erige quando vuole e con chi vuole. E non si erige quando vuole l’uomo. Vi è numinosità nel fallo fisico che è esso stesso manifestazione e ierofania del sacro. Anche per questo ogni obelisco, ogni grattacielo, ogni cattedrale gotica, affascinano tanto. 



Gli uomini tendono a reprimere questo aspetto del proprio interesse per il fallo, a provarne disagio, a disprezzarlo in sè e negli altri uomini. Essi, dopotutto, sono il fallo. 
Non si osserva nè tanto meno si adora ciò che si è! La conseguenza è l’impossibilità maschile di un rapporto col proprio fallo come manifestazione archetipica. 
Ho parlato del sesso maschile perchè l’uomo lo elude sempre volentieri. E perchè solo se egli integra a sè il vissuto e tutto ciò che riguarda il fallo ctonio, il fallo solare (Logos) saprà essere davvero armonioso e non ombra di se stesso. 
Non può cambiare la vita e farsi più "umana" se l’uomo non integra a sè anche i lati brutali, ma comunque sacri, di se stesso. Le violenze maschili rappresentano in modo patologico la non integrazione alla personalità del lato violento del portatore di Fallo. 
Il processo d’integrazione crescente presuppone il riconoscimento e l’accettazione della propria indole. 



Vi sono uomini "apollinei" (Apollo: dio ordinato, razionale, prudente, regolare) e uomini "dionisiaci" (Dioniso: dio femmineo, pulsionale, estatico) . Più essi analizzano la loro natura peculiare, più potranno guadagnar terreno verso la caratteristica mancante e così in sè armonizzarsi. 
Meno ci proveranno e più il lato presente si farà nell’uomo la caricatura di se stesso. Dioniso è anche femminile. Ma l’uomo che non armonizzi rischierà di esibire i lati peggiori dell’esser Donna. Per l’altro verso, più un uomo se ne sta a distanza dalle radici e dall’oscurità della sua natura apollinea, più rappresenterà il lato peggiore del Logos: razionalismo, alienazione, disumanizzazione, mito del Superuomo. 
A questo proposito Jung così si esprime: "Il Superuomo resiste ad ogni compassione e si erge contro l’’uomo più laido, l’uomo ordinario che è ognuno di noi. L’Ombra non deve essere scorta, ma va negata, rimossa o trasformata in qualcosa di straordinario. Il sole splende ognora radioso, e tutto riflette la sua luce. Non v’è posto per debolezze che sminuiscano il proprio prestigio. 





Il Sol Niger non si vede in nessun luogo. Soltanto nelle ore di solitudine se ne paventa la presenza. Le cose vanno assai diversamente con la luna: ogni mese essa si oscura fino a divenire indistinguibile, come ognuno può notare, ed essa non può dissimulare il proprio stato a nessuno, neppure a se stessa. 
Chi, invece ha mai sentito parlare di un sole oscuro? Chiamiamo questa proprietà della luna "vicinanza" della donna alla natura", mentre amiamo ravvisare lo "spirito maschile" nello splendore infocato e nell’aria ardente che circondano la superficie delle cose. Nonostante tutti i tentativi di negare od offuscare questo fatto, esiste un inconscio - ossia un Sol Niger che è responsabile del fenomeno sorprendentemente comune della dissociazione maschile, in cui la mano destra ignora e deve ignorare ciò che fa la sinistra. 
Questa scissione nella psiche maschile, da un lato, e il regolare novilunio nella donna, dall’altro, possono spiegare il fatto significativo per cui la donna viene accusata di essere la causa di ogni oscurità per l’uomo, mentre quest’ultimo si bea nel pensiero di essere un’autentica fonte di vitalità e di chiarezza per il femminile che lo circonda. In realtà egli ha fatto molte volte del suo meglio per trascinare lo splendore del suo spirito nel dubbio più profondo. 


Allo "spirito" (che tra l’altro è un grande imbroglione, come Mercurio) non riesce difficile ammettere una schiera di peccati nella maniera più convincente e associarvi il sentimento falsato di un atteggiamento etico, senza accostarsi minimamente ad una vera intuizione, che non può mai essere raggiunta senza la partecipazione del sentimento. Ma l’intelletto lascia spazio a quest’ultimo soltanto quando gli conviene. 
L’oscurità lunare della donna è, per l’uomo, fonte di continue delusioni, che facilmente sono causa di amarezza, ma che allo stesso tempo assicurano la saggezza, nella misura in cui sono comprese dall’uomo. 


Naturalmente ciò è possibile soltanto se egli è disposto a riconoscere il suo Sol Niger, ossia la sua Ombra." L’uomo finora si è difeso dall’incontro con la sua Ombra attraverso l’istituzionalizzazione del suo ruolo, in essa trovando rassicurazione alla sua identità seppur con l’inevitabile prezzo dell’autoestraneamento. Per fortuna questo meccanismo mostra salutarmente i suoi limiti e l’uomo non pare più poter allontanare da sè la sofferenza che sempre si accompagna al primo gesto introspettivo. Ma da esso soltanto può partire il processo liberatorio che permetterà all’uomo di esistere oltre la sempiterna dinamica edipica, indipentemente dalla società matriarcale (potere della madre di cui deve restar "fallo") e dalla società patriarcale (potere del padre il cui "fallo non accetta altro fallo") .

SHIVA



Signore dell'universo

    Shiva è la divinità più importante nell’induismo. Creatore di vita e distruttore, è un dio virile con anche caratteristiche femminili
    di Gianni Da Re Lombardi illustrazione di Luca Gelosa
    Signore_delluniversoShiva è il dio dello yoga, contraddittorio e affascinante. Le sue origini sono talmente antiche, nella mitologia indiana, che il personaggio rappresentato nel famoso sigillo di Mohenjo-Daro, vecchio di cinquemila anni, potrebbe essere un proto-Shiva, chiamato Pasupati, il signore degli animali. Shiva è una figura molto complessa, ricca di ambivalenze, ambiguità e apparenti contraddizioni. Evoluzione del terribile dio vedico Rudra, Shiva rappresenta il tempo che distrugge l’intero Universo. Ma come avviene con il tempo, la distruzione del vecchio crea i l nuovo, quindi Shiva è contemporaneamente il distruttore e il creatore: la morte e la vita. Shiva è il Tutto e anche il suo complementare, il Nulla.
    Il dio conquistatore (di cuori)
    Shiva è un dio dalla grande virilità, ma è anche il dio androgino. Il suo lato destro è maschile, il lato sinistro femminile, rappresentazione simbolica di una caratteristica fisiologica degli umani e di molti mammiferi: normalmente il lato più forte del corpo è il destro, mentre il cuore è a sinistra. Queste caratteristiche sono amplificate, talvolta anche con asimmetrie visibili, dall’uso di utensili tipico dell’animale uomo. Tale ambivalenza rende Shiva un dio di grande bellezza e grande amatore, che seduce le mogli degli asceti. La sua prodezza sessuale è così grande che l’unione con la sua sposa Parvati scuote l’intero Universo. È anche il dio della danza (in questo caso chiamato Nataraja), una disciplina affascinante e seduttiva, strettamente collegata con il ritmo e il tempo.
    Il controllo dei sensi
    Shiva è anche il più grande e antico yogi dell’Universo, ovvero il più grande cultore della disciplina del controllo del corpo e dei sensi, le cui regole dovevano restare segrete e misteriose. Secondo la leggenda, un giorno Shiva stava insegnando lo yoga alla moglie Parvati, enumerando gli 84 milioni di asana possibili. Matsyendranah, trasformato in pesce, spiò di nascosto la lezione, imparando le 84 posizioni fondamentali che poi ha insegnato all’umanità. Grazie allo yoga l’uomo ha imparato i segreti del controllo sessuale, della longevità e della salute, trionfando sulla morte. Se questo può sembrare esagerato, bisogna osservare che, fuori dalla trasfigurazione simbolica, una disciplina in grado di mantenere in buona salute i praticanti in epoche in cui malattie oggi banali bastavano per far morire, non poteva che guadagnarsi una fama miracolosa.
    Linga e yoni
    Shiva viene rappresentato nei templi a lui dedicati dal famoso linga, un simbolo fallico inserito nella yoni, che a sua volta è il principio femminile. Il linga può essere un semplice cilindro di pietra, dalla cima arrotondata, oppure può avere forme più elaborate e riccamente decorate. Secondo André Van Lysebeth, che ne parla nel libro “Tantra. L’altro sguardo sulla vita e sul sesso” (ed. Mursia), manufatti in pietra molto diffusi nel mondo come cippi stradali, obelischi, colonne commemorative e persino gli antichi menhir sarebbero dei linga, così come campanili e torrioni (non a caso chiamati anche “maschi”, come il famoso Maschio Angioino a Napoli).
    Nulla è quel che sembra
    Le numerose contraddizioni di Shiva sono solo apparenti. Nel mondo occidentale siamo abituati a considerare l’Universo e le persone divise in bene e male, buoni e cattivi, bianco e nero. Nella realtà, le diverse caratteristiche umane sono spesso sfumate, indefinite e complementari. L’asceta è colui che tiene sotto controllo la sessualità, ma proprio perché la controlla, ha molta energia sessuale a sua disposizione. La fondatezza di questa intuizione è confermata dal fatto che anche importantissimi santi cristiani hanno avuto una vita molto attiva, se non addirittura dissoluta, prima di incontrare la conversione religiosa. Shiva è l’emblema del buon padre di famiglia, anche qui in contraddizione con se stesso: pur essendo un grande amante, il suo matrimonio con Parvati è sterile e i due figli Ganesha e Skanda non sono figli naturali di Shiva, che ama i figli di altri come fossero propri. Grande amatore, buon padre di famiglia, seduttore, asceta, distruttore e creatore. La descrizione di Shiva sembra quella dell’uomo eccezionale: grandi qualità, grandi difetti, molte contraddizioni.

    Le contraddizioni di Shiva
    • Androgino, metà uomo (lato destro) e metà donna (lato sinistro).
    • Asceta e simbolo del la fertilità, attraverso la sua rappresentazione simbolica: il linga (simbolo fallico).
    • Grande amatore, ma il suo matrimonio è sterile; infatti è padre di figli adottivi (Ganesha e Skanda).
    • Tempo che divora ogni cosa, ma anche creatore e fautore delle rinascite.
    • Cosparso di ceneri come gli asceti, ma è anche il signore della danza.

    Il politeismo induista
    Un europeo cresciuto con il concetto di monoteismo religioso può restare perplesso di fronte al politeismo induista, una caratteristica che può disorientare cristiani, ebrei e islamici. In realtà il politeismo induista, dal punto di vista filosofico, è più apparente che reale. Da una parte, la filosofia indiana ha sviluppato la nozione che le diverse figure divine sono diverse manifestazioni di un’unica realtà divina (un po’ come il dogma della Trinità, un concetto che comporta a sua volta obiezioni di presunto politeismo da parte dei critici delle principali religioni cristiane ) . Dall’altra, nella tradizione induista il dio di riferimento (Shiva, Visnu, Brahama, Ganesha o altri) viene considerato il dio principale, mentre le altre figure sono figure divine analoghe agli angeli e arcangeli della tradizione cristiana. Come si vede, al di là di quella che è la verità ultima, di cui non abbiamo esperienza, tutto torna, e le diverse tradizioni sono strutturalmente più simili di quel che sembra, fermo restando le differenze di credo, l’eventuale presenza di dogmi inderogabili, e il rispetto dovuto a tutte le religioni.