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lunedì 5 settembre 2011

L'INCONTRO CON IL MAESTRO - LA VOCAZIONE DI MATTEO DI CARAVAGGIO





       LA  VOCAZIONE  DI  MATTEO di CARAVAGGIO

                     L’INCONTRO …..CON IL MAESTRO

“ L’incontro con se stessi è una delle esperienze più sgradevoli alle quali si sfugge proiettando tutto ciò che è negativo sul mondo circostante “

( C.G. Jung )


Il dipinto  insieme ad altri due di equivalenti dimensioni figura nella cappella Contarelli all’interno della bellissima Chiesa di S. Luigi Dei Francesi in Roma .

Le tre tele rappresentano momenti cruciali nella vita di S. Matteo a partire dalla sua “ chiamata “ ( vocazione ) fino al  martirio .
L’anno di esecuzione è il 1599 , ormai la grande stagione delle sicurezze rinascimentali è alle spalle , il Manierismo , seppure dotto e sapienziale , ne ha preso il posto con uno stile celebrativo, appunto di maniera , che comunque percorre strade artisticamente ormai vetuste ed esaurite….!

Scoperta di “nuovi mondi” transoceanici , colonie , contatti con altre culture e popolazioni e quindi idee filosofiche e religiose diverse, fanno vacillare le certezze della vecchia Europa , gettando su di essa numerose “ombre” che insieme alle “luci” inaugureranno una nuova stagione artistica che nel realismo caravaggesco  troverà la sua più grande espressione pittorica   .

Quando un genio si affaccia alla ribalta della storia , l’arte , il pensiero , tutto cambia e il mondo nuovo che ne è generato prende un’altra strada. Fu  così dopo Giotto , dopo Leonardo , dopo Michelangelo e così sarà anche per Caravaggio , ai nostri giorni Bill Gates !

Si tratta di uomini che mutano i “genomi” artistici  , che instaurano “ nuove reti neurali ” (sinapsi ) , il mondo dopo di loro non è più lo stesso !

Infatti sono MAESTRI ! E la caratteristica fondamentale dei MAESTRI è proprio questa : inducono il cambiamento !
L’incontro di un discepolo con il maestro (vero) comporta inevitabilmente una “trasmutazione” ontologica dell’essere, altrimenti è un incontro “fallito”…o il maestro non è un vero maestro o il discepolo non è karmicamente pronto al  cambiamento !

Questo dipinto per la situazione che ci presenta , una “chiamata” ( Vocazione , dal latino vocare = chiamare ) , quella di Matteo appunto , ci offre il destro di chiarire e approfondire il rapporto maestro-discepolo , un rapporto invero molto particolare e alquanto “scolorito” in questi nostri tempi , molto frettolosi , consumistici e perché no ? Abbastanza superficiali ! 

I silenzi astrali delle grandi abbazie , degli ashram , hanno lasciato il posto , molto spesso , a orde rumorose di turisti-spirituali  in fuga da città invivibili e lavori frustranti , in cerca più di emozioni che non di “reali” esperienze frutto di paziente lavoro interiore .

Maestri , Swami , Yogacharya , pullulano a frotte , scuole esoteriche , iniziatiche con i nome più disparati affollano il “mercato dello spirito”……aiutando a “sognare” lo yoga , la religione , figli più dell”ego” che non di Dio , “ figli d’Egitto “ , cioè : dell’ignoranza spirituale ( Avida ).

Il dipinto di Caravaggio ci mette di fronte a queste due realtà : i figli del piccolo/ego/faraone sul lato sinistro e i  figli di Dio sul lato destro , Gesù e S. Pietro !
Non si può capire Gesù , se non si capisce il rapporto tra il Maestro e i suoi discepoli .
Il discepolo va dal maestro in cerca della Verità , va da lui per imparare e la conoscenza del proprio “io interiore” , del “Dio interiore” lo porterà ( il discepolo ) alla “illuminazione” , di conseguenza alla guarigione , alla salvezza…perché il maestro lo aiuterà a far nascere ( arte della maieutica socratica ) la sua dimensione spirituale e ciò produrrà il suo passaggio dai confini limitati del biologico agli orizzonti illimitati dell’ontologico. Questa è l’opera del vero maestro  , la catarsi , la conversione , il cambiamento in mancanza del quale il maestro è semplicemente un “istruttore” , magari tecnicamente anche bravo , ma pur sempre istruttore .

Il rapporto maestro/allievo in  questi casi non si distingue da altri rapporti tipo paziente /psichiatra  , dove il paziente non va a ricercare la verità , ma solo la “salute” ( termine che in latino “salus” significa salvezza ) che però non è mai ingresso in una nuova dimensione di esistenza , ma un ri-adattamento al “mondo” malato ed  illusorio di Maya , cioè ad una società assolutamente malata , come quella che vediamo rappresentata sul lato sinistro del quadro , in cui vediamo una “cricca” affaristica del ‘600 intenta a guardare i soldi sul tavolo .
Matteo era un pubblicano , un collaborazionista dei Romani , potenza dominante , che riscuoteva le tasse per questi ultimi, forse anche con qualche escursione nell’usura. I personaggi sono ripresi ( eccezionali i quadri caravvaggeschi che sembrano quasi dei “ ermo immagine ”  ) come i  “ furbetti di quartierino ” con gli  “occhi fissi “ ( stanno effettuando trataka =concentrazione ) sul denaro contrassegnati da espressioni facciali che sono un vero trattato di fisiognomica. Due sono intenti a contare e nemmeno si accorgono dell’ingresso di Gesù e di Pietro , altri due si accorgono del loro ingresso , ma avvertono in essi solo due intrusi vestiti in abiti bizzarri ; infatti i cinque furbetti vestono abiti del ‘600 , pregevoli , status simbol , diremmo oggi , del loro censo sociale , insomma sono gli abiti del piccolo/ego/faraone vanitoso , manipolatorio , narcisistico , mentre Gesù e Pietro indossano gli abiti dell’eternità , in quanto l’identità la ricevono da chi li indossa , l’ IO SONO , Aham , l’ IO CELESTE , Divino , che non abbisogna di orpelli fascinatori . Abiti che anche Matteo , una volta convertito , indosserà in un altro quadro visibile nella stessa cappella .   I cinque sono seduti , quindi poggiano la loro certezza tutta sul “ muladhara chakra ” , tamasico , privo di spinta spirituale , mentre le loro facce ( non possiamo ancora parlare di volti ) sono “rajasiche” , contrassegnate da insani appetiti materialistici. Sono , “ spiritualmente ” parlando ,  “morti ! Tanto è vero che non si accorgono del maestro che entra accompagnato da una “intensa luce” sattvica….solo uno , Matteo , percepisce la “diversità” di quell’ingresso nella “sua vita “ che ne sarà travolta e sconvolta. Inizia  in quel momento un complesso gioco di “mudra” , di dita , fra gli attori principali , con Gesù che punta l’indice verso Matteo , un gesto che ricorda la mano distesa dell’Adamo michelangiolesco della Cappella Sistina che riceve la vita dal Padre , quella stessa vita che il Figlio ora si appresta a trasmettere al pubblicano Matteo , al fine di “ ri-crearlo” .L’indice di S. Pietro che “conferma” quella chiamata , puntato anche esso verso Matteo , quasi a dire : si , proprio tu sei chiamato……!  Ed infine l’indice di Matteo rivolto verso se stesso , all’altezza di anahata-chakra , accompagnato da uno sguardo interrogativo , come ha dire : ma stai indicando me ? Proprio me ?

Si proprio te , Matteo , sembra dire tutta la scena , la scintilla divina del tuo Dio “ interiore” si è accesa incendiata dal “fuoco” ( tejas = fuoco sacro ) dello Spirito Santo, una scena “trinitaria” dunque in cui sono contestualmente presenti il Padre , il Figlio e lo Spirito Santo !

Matteo , un uomo “incarnito” nelle sue passioni , diventa di colpo un uomo “incarnato”  ; infatti fino a quel momento aveva abitato inconsapevolmente in un corpo , ora abita in un “tempio”, ora inizia per lui la vita eterna , non siederà più a quel tavolo , ma raggiungerà quello del “cenacolo” dove risuonano sacre ed eterne le vibrazioni dell’OM , la Parola Divina.
Fino a quel momento era vissuto ( Matteo )  nei primi tre chakra , Muladhara , Svadisthana , Manipura , i chakra della vita passionale ed istintuale , necessari allo sviluppo dell’ego , ma da anahata in poi inizia il processo di “umanizzazione” ,che passerà attraverso Vishuddi-chakra , Ajina-chakra , fino al suo compimento in Sahashrara-chakra , secondo un processo divinizzante noto nella Scolastica come : Purificatio , Unitio , Contemplatio ( Purificazione , Unione , Contemplazione ) !

Ovvero Samadhi , Estasi………abbandono di ogni “dualità”  !
Matteo si è arreso !! Finalmente !
Eppure tutta la scena rimane incomprensibile agli altri protagonistii ,  presi dal  “mondo” , “cattivi” , che in latino vuol dire “prigionieri” , schiavi , avviluppati nelle maglie neurali della Maya-Circe , che blandisce gli uomini con le sue seduzioni , passioni , piaceri , Ipod , musiche assordanti , discoteche , droghe , sesso , così essa gestisce i “cattivi” , ma quando avviene che “qualcuno” venga “ris-vegliato” allora essa ( Maya-Circe ) si avventa su di lui/lei con tutta la sua forza devastatrice, perché il “cocco di mamma “ finalmente ha deciso di tornare a casa…nella casa del Padre ! Ecco perché i Maestri sono pericolosi , perché ci “liberano” ( Moksa = liberazione ) da questo “mondo” , dal mondo nefando degli ego/faraoni , degli Erodi , dei Neroni , degli Hitler , con le loro manipolazioni , economie, finanze selvaggie , …ecc….ecc…il “mondo” illusorio le tenta tutte pur di trattenerci in esso , di farci ri-adattare con le buone  o con le cattive , come insegna l’episodio omerico della Maga Circe , che prima blandisce con amori e droghe , e poi trasforma gli uomini in “ maiali “. I maestri fanno nascere in noi il “ Virat” , l’Eroe spirituale , che deve affrontare prove e combattimenti , ma soprattutto deve giungere al “fatidico incontro con se stessi”  , proprio quell’incontro che gli altri quattro protagonisti desiderano evitare ; infatti l’incontro con se stessi costringe a scendere nell’inconscio , nella parte in “Ombra” di se stessi , quella parte repressa , relegata in un angolo buio , in cui sono racchiuse tutte le nostre paure , tutte le parti negate nel nostro percorso esistenziale , generando  quella parte che Castaneda chiama  “ bolla di percezione ”. Si diventa discepoli solo quando si è pronti ad esporsi  completamente , a mostrarsi a se stessi nella totalità del proprio essere e si è disposti ad “arrendersi” al maestro, senza questa “arresa” non c’è possibilità di vera “iniziazione” , si tratta solo di giochi spirituali , profumati d’incenso e di sogno !

A Matteo si apre il “terzo occhio” , Ajina-chakra , la vista metafisica e può vedere ciò che altri non vedono, solo il terzo occhio può ri-conoscere un Buddha , un Gesù , ma se non è aperto essi , i Buddha , i Gesù , possono passarci vicino ma restano invisibili ai nostri occhi , lo stesso  Gesù non viene riconosciuto dai suoi contemporanei , che di domandano : < Ma chi è costui , noi lo conosciamo solo come il figlio del falegname >…mostrando così di possedere solamente una vista biologica , ma non certo ontologica !

Ogni uomo nascendo porta con se un “piccolo seme” (samskara) , un “pinoculus” ( Pinocchio ? ) , una ghianda , di materia dura in superficie , ma tenerissima all’interno , una ghianda che il Maestro “schiaccia” , liberando in essa il “ Dio interiore” racchiuso , imprigionato da una corteccia di egoismo , causa di ogni malattia fisica , psichica e spirituale.
E’ in questa condizione esistenziale che viene “pescato” Matteo , immerso in una ragnatela di ombre e di luci esistenziali e caravaggesche  , che riflettono le sue ombre e luci artificiali interiori , dalle quali il Cristo è venuto a liberarlo .
Nel centro della scena , in alto , campeggia una finestra , dalla quale non entra luce alcuna , contrassegnata dalla presenza di una “croce” che si pone come punto di confine , di passaggio pasquale , tra il mondo in ombra a sinistra , quello di Matteo e dei suoi colleghi , e quello in  luce di Cristo e di Pietro a destra.

La croce segna il passaggio da questo “mondo” al Regno di Dio . Non si tratta , di uno strumento sadico di tortura , ma dello strumento salvifico che “inchioda” il piccolo/ego/faraone e tutte le sue passioni , permettendo di fatto la “liberazione” (Moksa) di tutte le energie divine che accompagnano la nascita dell’IO CELESTE ! Svuota ( la croce ) Matteo di tutto l’ inutile ciarpame che lo intasa , per ri-empirlo di Dio . Il discepolo , tramite la Grazia del Maestro , deve rendersi disponibile ad abbandonare tutto , il corpo , l’ego , l’dentità ; infatti   la croce  gli permette di diventare un utero , gravido di Grazia , disponibile ad imparare l’umiltà , perché Dio nasce nell’umiltà, vera frusta per il piccolo/ego/faraone…allora si può sperimentare la “ri-nascita” , la “ri-creazione” di se stessi ; infatti come dice il Maestro : < Il Regno dei cieli è simile ad un granello di senape….> e Matteo , come ogni uomo , lo porta dentro . Noi siamo la potenzialità  di quel Regno,  ma come Matteo è necessario prepararsi a morire ( iniziaticamente parlando ) perché questo è l’unico modo per ri-nascere, questa è la legge esoterica !
Om Shanti
Yogacharya Eknathananda

                    PRATICA  MEDITATIVA


L’opera d’arte , le sculture , i dipinti  in genere , nel passato , soprattutto quelle con soggetti ispirati ad episodi delle Sacre Scritture erano prodotte con il deliberato scopo di produrre nel fruitore una “catechesi” visiva , una meditazione che si poteva trasformare in  preghiera , dal momento che molte di esse ( opere d’arte ) venivano esposte all’interno di edifici sacri, chiese , santuari , templi…ecc….ecc

Il mondo moderno , più dis-incantato , frettoloso  e razionalistico, ormai da tempo si è limitato ad una fruizione “estetica” , allontanandosi dall’istanza “estatica” che le aveva invece promosse, oggi molte di queste opere ormai figurano in musei , gallerie , sottratte quindi di fatto all’ambiente in cui erano nate e vissute e quindi de-contestualizzate , vengono fruite da visitatori , accaldati da lunghe file e costantemente attaccati al mirino delle fotocamera nell’intento di portare via il ricordino di viaggio , concorrono a privare l’opera d’arte del suo effetto maggiore e cioè : la Meditazione e quindi la Catarsi.

La “catarsi” , ovvero il cambiamento interiore , il ris-veglio del Dio interiore , ha bisogno di tempo , di silenzio , di ascolto visivo interiorizzato al fine di produrre quell’elemento “ purificativo ” che produce l’aumento di consapevolezza interiore .

Però se abbiamo serie intenzioni di “ri-qualificare” l’opera d’arte secondo una intenzione estatica e non solo estetica , possiamo munirci di un proiettore , o anche di un a bella foto e nel silenzio della nostra camera iniziare ad osservarla ( l’opera d’arte ) secondo il seguente schema :

-       Mi raccolgo in silenzio seduto su una sedia o su un cuscino in sukkasana o in padmasana per i più evoluti , mi concentro sulla respirazione , abbasso le palpebre e lascio che i ritmi del sangue , del cuore , delle onde cerebrali si chetino .

-       Apro gli occhi ….fisso lo sguardo ( trataka ) sull’opera d’arte , in questo caso “ LA VOCAZIONE DI MATTEO “…….osservo tutti i particolari della scena , i personaggi coinvolti , la storia rappresentata , l’atmosfera …ecc..ecc…in particolare mi soffermo su qualche personaggio che mi attrae più di altri , ri-chiudo gli occhi e ri-formulo il personaggio , la situazione , l’espressione ….lascio dilatarsi ogni particolare , ogni colore , ogni sensazione ad essi collegata, lascio che si instauri un fitto dialogo interiore con la situazione visiva interiore .

-       Quando il processo è abbondantemente avviato , lascio che la scena si animi , che i personaggi e le situazioni inizino a muoversi , come un film…….

-       Ora proietto me stesso/ a all’interno della scena , come se entrassi  nel quadro e sedessi con i personaggi rappresentati ,  li osservo , ne  immagino i discorsi , ne colgo i pensieri  “ avidi ” , figli di Egitto , cioè del nostro piccolo/ego/faraone, ne intuisco i pensieri  : quanti bei soldi abbiamo guadagnato oggi , lo abbiamo spennato ben benino , con la cricca dei banchieri mondiali facciamo crollare la borsa di Tokyo , compriamo le azioni cadute, poi le rimettiamo sul mercato di Francoforte e le facciamo raddoppiare…….se mancano liquidi….mettiamo un po’ di tasse in più…tanto i soldi sappiamo a chi toglierli……aumentiamo la vendita di armi…..facciamo scoppiare qualche conflitto localizzato , così le smerciamo , il Nasdaq…il Mibtel ……inventiamo un linguaggio incomprensibile ……Insomma potete sfrenare la vostra creatività e vedrete che presto imparerete a conoscere i pensieri del piccolo/ego/faraone, come veri veggenti ,  tanto il piccolo/ego/faraone i pensieri buoni non li  sa fare,  ne è incapace , perché è malato !

-       Sola la nascita e la crescita del “ Dio interiore “ porta con se la guarigione. E la Guarigione è rappresentata nel quadro dall’ingresso in scena del Maestro,  fisso lo sguardo ( trataka ) su di LUI , si fa spazio dentro di me un grande silenzio, osservo la sua mano , il suo dito che mi indica, porto il mio indice all’altezza di anahata chakra e domando : ma …hai indicato proprio me ?

-       Mi lascio coinvolgere , mi arrendo , porto al tavolo e faccio sedere tutti i personaggi che “albergano” nella mia “Ombra” e lascio che esprimano le loro passioni , anche quelle inconfessate , anche le più sotterrate , li espongo ( tutti i miei personaggi inconfessati ) alla LUCE del Maestro , li lascio illuminare progressivamente mentre raccontano la loro storia, in una sorte di  “ Rule Playing “……uno psicodramma in cui ciò che ho nascosto a me stesso/a per anni ed intere esistenze viene esposto alla Luce ri-sanante della Grazia.

-       Rimango così , in silenzio , …osservo …ascolto i dialoghi ….poi  mi ritiro dalla scena ….ringrazio il Maestro , pregandolo di tornare a ri-visitarmi ogni volta che mi metterò in meditazione ( Dhyana ) davanti a Lui  rappresentato magari in un’altra opera e con un altro episodio significativo della sua Vita, affinché  operi una “trasmutazione” nella mia , ed infine Lo  ringrazio per averci dato Caravaggio tramite la cui opera possiamo metterci in contatto con Lui  !                

Yogacharya Eknathananda