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mercoledì 30 novembre 2011

IL SEGRETO DELLA MEDITAZIONE

                                                  

Quando desideri qualcosa, la tua gioia dipende da quella cosa. Se ti viene portata via, ti senti infelice; se ti viene data, sei felice, ma solo per un momento. E anche questo va compreso: quando un tuo desiderio è appagato, solo per un istante ti senti felice. È qualcosa di fuggevole, poiché, una volta realizzata una cosa, subito la mente si mette di nuovo a desiderare di più, a volere qualcos’altro.

La mente esiste nel desiderio, per questo l’uomo non potrà mai vivere senza desiderare. Se sei privo di desiderio, la mente muore immediatamente. Il segreto della meditazione è tutto qui!

Un imperatore stava uscendo dal suo palazzo per farsi una passeggiata mattutina, quando incontrò un mendicante.

L’imperatore gli chiese: “Cosa vuoi?” Il mendicante disse: “Prima di chiedermelo, pensaci due volte!” L’imperatore non aveva mai visto un uomo la cui presenza fosse tanto potente, sembrava un leone. Aveva combattuto, aveva vinto, aveva sempre affermato la sua superiorità e il suo potere, ed ecco che un semplice mendicante gli diceva: “Pensaci due volte, prima di farmi una simile domanda, perché potresti non poter appagare il mio desiderio!”

L’imperatore disse: “Non preoccuparti, quello è un mio problema; chiedi ciò che vuoi e io esaudirò ogni tuo desiderio!”

Il mendicante disse: “Vedi la mia ciotola da elemosina? Voglio che sia riempita. Non importa come, la sola condizione è che venga riempita fino all’orlo. Puoi ancora tirarti indietro, ma se lo vuoi, puoi rischiare…”.

L’imperatore rise. Una semplice ciotola… e quell’uomo lo ammoniva? Disse al suo primo ministro di riempire quella ciotola di diamanti, per far vedere a quel mendicante con chi stava parlando.

E il mendicante disse ancora: “Pensaci bene!” E ben preso fu evidente che il mendicante aveva ragione, perché nel momento in cui i diamanti vennero versati nella ciotola, svanirono nel nulla.

La notizia si diffuse in un baleno nella capitale: migliaia di persone accorsero per osservare ciò che stava succedendo… e quando tutte le pietre preziose furono finite, il re disse: “Portate tutto l’oro e l’argento, portate il mio tesoro! Il mio regno, la mia dignità e la mia parola sono state sfidate!” Ma a sera tutto era scomparso e non restavano che due mendicanti: uno era l’imperatore di un tempo!

E l’imperatore disse: “Prima che ti chieda perdono per non aver ascoltato il tuo ammonimento, per favore puoi dirmi il segreto di questa ciotola?”

E il mendicante spiegò: “Non c’è alcun segreto. L’ho ripulito per farlo sembrare una ciotola, ma si tratta di un cranio umano: qualsiasi cosa vi riversi, scompare”.

Questa storia è incredibilmente significativa. Non hai mai pensato alla tua ciotola per elemosine? Tutto scompare – potere, prestigio, rispettabilità, ricchezze – tutto scompare e la tua ciotola continua ad allargare la bocca per avere di più. E quel “di più” ti allontana dal presente. Il desiderio, l’aspirazione a raggiungere qualcos’altro ti sottrae al momento presente.

Al mondo esistono solo due tipi di persone: la maggioranza rincorre le ombre, e le loro ciotole staranno con loro, fino a quando non entreranno nella tomba. E una piccolissima minoranza, uno su un milione, smette di correre, lascia cadere tutti i desideri, non chiede nulla – e all’improvviso scopre che ogni cosa è già dentro di lui, e lo ricolma.

( da un racconto di Osho )

INNO AL SOLE DEL FARAONE AKHENATON



I Tu ti ergi glorioso ai bordi del cielo, o vivente Aton ! Tu da cui nacque ogni vita. Quando brillavi dall'orizzonte a est riempivi ogni terra della tua bellezza sei bello, grande, scintillante, Viaggi al di sopra delle terre che hai creato, abbracciandole nei tuoi raggi, tenendole strette per il tuo amato figlio (Akhenaton). Anche se sei lontano, i tuoi raggi sono sulla Terra; Anche se riempi gli occhi degli uomini, le tue impronte non si vedono.
II Quando sprofondi oltre il confine occidentale dei cieli la terra è oscurata come se fosse arrivata la morte; allora gli uomini dormono nelle loro stanze, il capo coperto, incapaci di vedersi tra loro; vengono loro sottratti i tesori da sotto la testa e non lo sanno. Ogni leone esce dalla sua tana, tutti i serpenti emergono e mordono. Il buio è totale e la terra silente: Colui che li ha creati riposa nell'orizzonte.
III La terra si illumina quando sorgi Con il tuo disco scintillante di giorno. Davanti ai tuoi raggi l'oscurità viene messa in fuga il popolo delle Due Terre celebra il giorno, tu lo svegli e lo metti in piedi, loro si lavano e si vestono, Sollevano le braccia lodando il tuo apparire, poi su tutta la terra cominciano il loro lavoro.
IV Le bestie brucano tranquille, gli alberi e le piante verdeggiano, gli uccelli lasciano i loro nidi e sollevano le ali lodandoti: Tutti gli animali saltellano sulle zampe tutti gli essere alati volano e si posano di nuovo tornano alla vita quando tu sorgi.
V Le navi salpano su e giù per il fiume. Alla tua venuta si aprono tutte le strade. Di fronte al tuo volto i pesci saltano nel fiume. I tuoi raggi raggiungono l'oceano verde. Tu sei colui che mette il seme maschile nella donna, tu sei colui che crea il seme nell'uomo, tu sei colui che risveglia il figlio nel ventre ella madre, accarezzandolo perché non pianga. Anche nell'utero sei la sua balia. Tu dai respiro a tutta la tua creazione, aprendo la bocca del neonato, e dandogli nutrimento.
VI Quando il pulcino cinguetta nell'uovo gli dai il respiro perché possa vivere. Tu porti il suo corpo a maturazione in modo che possa rompere il guscio. E così quando lo rompe corre sulle sue zampette, annunciando la sua creazione.
VII Quante sono le tue opere! Esse sono misteriose agli occhi degli uomini. O unico, incomparabile dio onnipotente, tu hai creato la terra in solitudine come desidera il tuo cuore, gli uomini tu hai creato, e le bestie grandi e piccole, tutto ciò che è sulla terra, e tutto ciò che cammina, tutto ciò che fende l'aria suprema, tu hai creato strani paesi, Khor e Kush e anche la terra d'Egitto, tu metti ogni uomo al posto giusto con cibo e possedimenti e giorni che sono contati. Gli uomini parlano molte lingue, sono diversi nel corpo e nella pelle, perché tu hai distinto popolo da popolo.
VIII Negli Inferi tu sai sì che il Nilo straripi, conducendolo a tuo piacimento a portare vita agli egizi. Anche se tu sei signore di tutti loro, signore delle loro terre, ti affatichi per loro, brilli per loro, di giorno sei il disco solare, grande nella tua maestà, anche alle terre lontane hai portato la vita, stabilendo per loro un'inondazione del Nilo nei cieli, che cade come le onde del mare bagnando i campi su cui abitano. Quanto eccelse sono le tue vie, o Signore dell'eternità! Hai stabilito un Nilo nei cieli per i forestieri. Per il bestiame che cammina ogni terra, ma per l'Egitto il Nilo sgorga dall'aldilà. I tuoi raggi nutrono campi e giardini. È per te che vivono
IX Tu fai le stagioni per il bene delle tue creature, l'inverno per rinfrescarle, l'estate perché possano gustare il tuo calore. Hai creati cieli lontani in cui tu possa risplendere. Il tuo disco nella tua solitudine veglia su tutto ciò che tu hai fatto apparendo nella sua gloria e brillando vicino e lontano. Dalla tua unicità dai corpo a milioni di forme città e villaggi, campi, strade e il fiume. Tutti gli occhi ti osservano, lucente disco del sole.
X Non c'è nessuno altro che ti conosca tranne Akhenaton, tuo figlio. Gli hai dato comprensione dei tuoi intenti. Lui capisce il tuo potere: Tutte le creature del mondo sono nelle tue mani, proprio come tu le hai fatte. Con il tuo sorgere, esse vivono. Con il tuo tramontare, esse muoiono. Tu stesso sei la durata della vita. Gli uomini vivono attraverso di te. I loro occhi ricolmi di bellezza fino all'ora del tuo tramonto. Ogni fatica viene messa da parte quando tu sprofondi a ovest.
XI Tu hai stabilito il mondo per tuo figlio, lui che è nato dal tuo corpo, Re dell'Alto Egitto e del Basso Egitto, che vive nella verità, Signore delle Due Terre, Neferkhepure, Wanre il Figlio di Re, che vive nella verità, Signore dei Diademi, Akhenaton grande nella lunghezza dei suoi giorni. E per la Nobile Moglie del Re lei che lui ama, per la Signora delle Due Terre, Nefernefruate-Nefertiti, possa lei vivere e fiorire per l'eternità.

LA RELIGIONE DEL FARAONE / DIAVOLO




"...Offrite sacrifici al vostro Dio nel paese..." (Esodo 8:25).

La prima proposta di Faraone a Mosè può essere definita: L'OFFERTA DI UNA RELIGIONE NEL MONDO.
L'astuto monarca non si oppone all'esercizio di un culto o alla pratica di una liturgia, ma vuole che il popolo d'Israele rimanga in Egitto / matrix . Anche il diavolo viene a noi con la stessa offerta e dice: - Potete avere la vostra religione; anzi scegliete pure la denominazione più gradita al vostro cuore: confessatela, praticatela, predicatela..., MA RIMANETE NEL MONDO.
Cristo è venuto per liberarci dal mondo / matrix; il diavolo ci combatte per farci rimanere nel mondo; Cristo è venuto per offrirci la "Redenzione", ma il diavolo / ombra ci propone una religione che ci mantenga nella schiavitù, cioè sotto il suo diretto dominio.
Abbiamo veduto in ogni luogo e in ogni epoca intere folle di religiosi vivere nel mondo e assieme al mondo e questo ci dimostra che si può facilmente avere una religione e rimanere nel mondo; Il nome della religione può anche cambiare e non essere soltanto "Cattolica", "Anglicana" o "Metodista", per riferirci alle domande di John Wesley all'angelo, ma può essere Battista, Luterana, Episcopale, Pentecostale , Buddista , Taoista , Confuciana , ecc , ...: un‘etichetta non indica sempre il contenuto di un recipiente.
Il diavolo viene a noi e ci dice: Vuoi essere religioso? Vuoi essere membro di chiesa? Vuoi appartenere ad una comunità ? Puoi esserlo liberamente, anzi io ti aiuterò ad essere attivo, zelante e fervente...a condizione però che tu rimanga nel mondo. E se noi siamo disposti a seguire la corrente del "presente secolo" e a rimanere schiavi delle consuetudini e dei piaceri mondani, il diavolo firmerà un patto di pace con noi e ci permetterà di avere i "nostri articoli di fede", la nostra liturgia, le nostre attività  religiose" continuando però ad annoverarci fra i cittadini del suo regno di tenebre e di peccato.
Purtroppo, molti, in ogni secolo, hanno accettato questo accordo infernale e anche nella nostra generazione non sono pochi coloro che sono scesi a patti col diavolo, e se noi vediamo chiese o credenti contaminati dalla mondanità imperante è soltanto perché il "triste trattato" è stato concluso.
Faraone è riuscito a convincere che è possibile offrire sacrifici a Dio "nel paese" e per questa ragione incontriamo moltitudini di persone, di ogni confessione denominazionale, che fanno professione di religiosità pur accettando e vivendo quelle realtà visibili che sono in aperto contrasto con la religione stessa , in questo consiste il “ fariseismo” di ogni religione .
Ma se vogliamo godere la redenzione cristiana dobbiamo essere decisi nel resistere al diavolo e nel dirgli come Mosè disse a Faraone: - "Non è convenevole far così"... Colui che è venuto a redimerci vuole che usciamo dal mondo e dalle contaminazioni; Egli ci ripete con le parole del profeta: - "Esci di fuori Babilonia: o popol mio ed io ti accoglierò".
Noi non siamo più del mondo perché siamo stati liberati dal mondo per essere costituiti pellegrini del cielo; senza una città stabile e senza un luogo fisso di dimora dobbiamo seguire il Figlio dell'uomo, Gesù, che non è del mondo e che del mondo ha rifiutati i piaceri, la ricchezza e la gloria.
Il pellegrinaggio impone la rinuncia ad una residenza ferma e perciò non può essere accettato ed esercitato da coloro che vogliono rimanere nel paese e vivere dove hanno sempre vissuto. Abramo, per essere pellegrino di Dio accettò di lasciare Ur dei Caldei perché quel paese idolatra non poteva essere culla della sua fede. Oggi coloro che vogliono essere cristiani devono rifiutare l'offerta del Faraone infernale e devono uscire totalmente, incondizionatamente da quel luogo di schiavitù e di contaminazione che la Scrittura chiama "mondo" (= matrix)  oppure "presente secolo"; soltanto dopo aver lasciato alle spalle il luogo della schiavitù e aver deposte le catene spezzate, il credente potrà rendere un culto di adorazione puro al nome dell'Eterno.
"Offrite sacrifici al vostro Dio nel paese..." continua a dire il diavolo e nel dire questo non manca di sottolineare i vantaggi collegati alla sua proposta. Egli ci farà vedere che senza rinunciare alla religione potremmo avere una esistenza tranquilla e priva dei disagi del pellegrinaggio, ci farà anche vedere che "nel paese" potremmo continuare a godere i beni ed i frutti che si trovano in esso e cioè "la carne", gli "agli", i "poponi" e le "cipolle".
Nella "fiera della vanità" c'è merce per tutti e Faraone sa di poter riuscire nei suoi intenti quando presenta la "superbia della vita" e la "concupiscenza della carne e degli occhi" e i "piaceri del secolo" e poi la "gloria", la "ricchezza, "le voluttà", "la moda", "lo sfarzo", queste cose possono continuare ad essere vostre e assieme a queste cose, egli dice, potete avere la vostra bella religione; potete dividere il vostro tempo fra il cielo e la terra, fra le cose dello spirito e quelle della carne, fra l'adorazione al vostro Dio ed il servizio a me.
Vinti da queste parole seduttrici, i cristiani mondani aumentano ogni giorno e la religione per essi si trasforma in un comodo annuncio che lascia loro tutte le comodità del presente secolo e non toglie la possibilità di avere... la illusione della vita eterna. Essi non pensano che se questa ibrida unione fosse possibile, il Signor Gesù avrebbe lasciato al giovane ricco quelle ricchezze che costituivano l'unico legame alla sua vita di religioso verso la libertà; anche quel giovane avrebbe ricevuta la concessione di offrire sacrifici a Dio "nel paese" di Faraone e quindi, nell'esercizio di una vita moralmente ineccepibile, avrebbe compiute le pratiche devozionali necessarie a rendere concreta la sua pietà di credente.
Ma Gesù Cristo fece chiaramente comprendere a quel giovane, come d'altronde ad ogni candidato al regno dei cieli, che la schiavitù è inconciliabile con la libertà e di conseguenza che una religione che ci lascia sotto il dominio del principe di questo secolo non può avere comunione con la "redenzione cristiana".
Il Redentore è venuto per chiamare fuori di "Babilonia" coloro che vogliono portare i vasi del Signore, anzi che vogliono essere loro stessi vasi all'Eterno, e se Egli è uscito al Calvario con il legno dell'obbrobrio sulle spalle, lo ha fatto per darci la possibilità di seguirLo fuori anche di Gerusalemme, città della religione, ed essere con Lui, assieme a Lui crocifissi al mondo.
Una decisione s'impone: - Uscire o rimanere! La decisione ci fa cristiani o ci allontana da Cristo; se usciamo fuori dal mondo per seguire Colui che non è stato del mondo, noi siamo veramente redenti e godiamo la libertà di un cristianesimo autentico; se invece rimaniamo nel paese, noi siamo soltanto "sedicenti cristiani" ed anche se arriviamo a rivestire l'apparenza della pietà, non abbiamo, non possiamo avere in noi la potenza di essa.
Uscire o rimanere! Rimanere significa rendersi amici del mondo; significa essere adulteri nella presenza di Dio; significa anche amare il mondo e le cose che sono nel mondo, quindi significa non avere l'amore del Padre. Rimanere equivale a respingere il Calvario; è inutile sottilizzare intorno alle opere di quelli che RIMANGONO; è inutile far notare che la loro vita è schiava della vanità, schiava dei piaceri e dei vizi del presente secolo, schiava delle mode e delle consuetudini del mondo... È più semplice dire: - Hanno respinta la croce!
Se le donne cercano i cosmetici ed i belletti e se sono ossequenti ai dettami dell'arte dell'acconciatura o del vestiario, è soltanto perché sono rimaste nel paese, hanno rifiutata la redenzione. Se gli uomini cercano di conciliare la religione con gli spettacoli artistici o sportivi, se ancora sono sotto il dominio dei vizi comuni a tutti, è perché non sono usciti dal mondo.
Quindi, ripetiamo, è inutile analizzare queste spicciole manifestazioni di mondanità per arrivare a quelle ancora più sottili o più vaste come la cupidità della ricchezza, della fama, della gloria... Tutte queste cose esistono e tutte si trovano dove non è stata fatta una decisione positiva di fronte a Cristo.
"NON È CONVENEVOLE FAR COSI'..." disse Mosè a faraone; "Non è convenevole far così": dobbiamo decisamente dire di no al diavolo; questa religione nel mondo ci vuol togliere la redenzione cristiana e noi non possiamo, non dobbiamo accettarla.


tratto da un libro di Roberto Bracco
(testo di riferimento: Esodo 10:24)

domenica 27 novembre 2011

L'APOCALISSE..... SCENEGGIATURA DI OGNI " MOKSA " (Liberazione)

L'Apocalisse di Giovanni è il libro che conclude la Bibbia. Partito dalla sua creazione nella Genesi , attraverso 72 libri ( dal greco Biblia = libri ) l'uomo approda all'Apocalisse , in un crescendo di saette , lampi , tuoni , fulmini , bestie orripilanti , dragoni fiammeggianti , ecc... ; insomma una sceneggiatura degna dei più rinomati thriller . Lo stesso termine ( Apocalisse ) passa nell'immaginario comune come sinonimo di distruzione . Ma è veramente così ? Infatti il termine correttamente tradotto dal greco significa : RIVELAZIONE

A cosa è dovuta questa ambivalenza ? Semplicemente dal fatto che una distruzione in effetti avviene ; infatti va in frantumi , letteralmente in pezzi il piccolo/se egoico , legato alla nostra natura istintuale inferiore ( la bestia ) , per la sciar posta alla "rivelazione" della nostra natura superiore , il " VERO SE " trascendentale !

                                                                            Tutta l'ascesi (tapas) perseguita dagli yoghi e dai santi di ogni tempo , mira a liberarsi dalla schiavitù (=cattività) del piccolo/ego/faraone ( = jivatman = jiva/bestia  + atman/anima )  ,  l'anima  deve liberarsi dalla bestia , dal diavolo , cioè dalla sua natura-dvaita , "dualista " ( le corna del diavolo ). Solo quando si è liberata (moksa) da questa natura , l'atman si può unira al " Brahman " , Dio , principio " advaita " , non-duale :  UNO SENZA SECONDO !    

1 Vidi salire dal mare una bestia che aveva dieci corna e sette teste, sulle corna dieci diademi e su ciascuna testa un titolo blasfemo. 2 La bestia che io vidi era simile a una pantera, con le zampe come quelle di un orso e la bocca come quella di un leone. Il drago le diede la sua forza, il suo trono e la sua potestà grande. 3 Una delle sue teste sembrò colpita a morte, ma la sua piaga mortale fu guarita.
Allora la terra intera presa d'ammirazione, andò dietro alla bestia 4 e gli uomini adorarono il drago perché aveva dato il potere alla bestia e adorarono la bestia dicendo: «Chi è simile alla bestia e chi può combattere con essa?».

5 Alla bestia fu data una bocca per proferire parole d'orgoglio e bestemmie, con il potere di agire per quarantadue mesi. 6 Essa aprì la bocca per proferire bestemmie contro Dio, per bestemmiare il suo nome e la sua dimora, contro tutti quelli che abitano in cielo. 
  
( Apocalisse 13,1-7)

Secondo la Scienza Iniziatica , esistono "egregore " (vedi mio articolo in merito) , cioè "forme pensiero" 
generate dai pensieri , dai sentimenti , dalle emozioni e dalle azioni cattive degli esseri umani . Questi serbatoi "karmici" sono le egregore , che possono essere "tenebrose" o "luminose" a seconda della qualità karmica accumulata . I chiaroveggenti che possono osservare tali egregore tenebrose affermano che esse si presentano sotto forma di animali feroci , che in fondo altro non sono che le proiezioni virtuali della nostra mente egoica inferiore . Dante entrando nell'Inferno incontra tali bestie mostruose e nouminose materializzate dai nostri residuati karmici inferiori non-redenti !



La bestia che emerge dal mare e quella che sale dalla terra appartengono a tali egregore !
A proposito della seconda egregora che sorge dalla terra , S. Giovanni dice che il suo nome è "seicentosessantasei" (666) , numero fatidico che ha visto impegnate generazioni di interpreti , che di volta in volta l'hanno affibbiato ai Nerone , agli Hitler , ai Napoleone ,  al protestantesimo , al vatcan . Il   comunismo , ecc...ecc... 

Per comprendere tale numero , il sei , è necessario studiarlo in relazione al cinque . Il cinque è il numero dell'Uomo "realizzato" , redento , trasceso , che disegnato con le braccia e le gambe aperte lo si inscrive nella " stella a cinque punte " ( pentagramma ) , cioè l'Uomo che si è sbarazzato del suo lato animale , il  "sesto elemento ", la coda . Il sei , dunque è il numero dell'animale . Il discepolo deve lavorare per instaurare in lui il numero cinque , attraverso la pratica delle cinque virtù :

Bontà , Saggezza , Amore , Verità , Giustizia 


E' per questo che i santi , i rishi , chiamano "tapas " , ascesi , anche " combattimento spirituale ". Lo Yoga stesso è combattimento spirituale al fine di dominare la "natura inferiore" con il suo bagaglio al seguito , uno zoo ambulante fornito di bestie di ogni sorta : astuzia , brutalità , violenza , voracità , sensualità , ecc...una natura animale molto potente perchè retaggio di un passato antico in cui è stata esercitata per permettere la sopravvivenza in momenti difficili . Come si può pretendere che tale natura (animale) sia cancellata di colpo e sostituita all'istante dalla intelligenza e dalla saggezza ?

Questo è ciò che l'Apocalisse chiama LA BESTIA ! Dove cercare questa Bestia ? Negli altri ? No , è in ciascuno di noi , interiormente , esteriormente , collettivamente . La vera comprensione è sapere che è in noi e che è la nostra natura inferiore , e su di essa si lavora con  le armi dell'intelletto , dell'anima e dello spirito . E' giocoforza liberarsi della Bestia ( Moksa ) altrimenti sarà lei a "divorarci" , come si legge sempre nell'Apocalisse : < Le dieci corna ( simbolo delle dieci sefire nere ) e la bestia odieranno la prostituta , la spoglieranno e la lasceranno nuda , ne mangeranno le carni e la bruceranno con il fuoco >
Sarebbe un grave errore balndirla e nutrirla ( la Bestia ) , perchè se non si è vigili , si finisce sempre per essere fatti a pezzi dalla natura inferiore dopo averla riscaldata , nutrita e coccolata ! 

Dall'interessante studio sulla Bestia  di una ricercatrice americana Mary Stewart Relfe :


”Poi vidi un’altra bestia che saliva dalla terra... Essa fece sì che tutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi e servi, ricevessero un’impronta sulla loro mano destra o sulla loro fronte, di modo che nessuno potesse comprare o vendere, se non chi aveva l’impronta, il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza! Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia; perché è un numero d’uomo. E il suo numero è 666.” ...l'apostolo San Giovanni era ebreo e scrisse
  

le tre teste della lettera ebrea "shin" -ossia "vav vav vav"- e questo equivale numericamente a "6 - 6 - 6" - Apocalisse 13:16-18). Mary Stewart Relfe suppose che, se il versicolo 17 del capitolo 13 della Apocalisse insisteva sul fatto che “nessuno potesse comprare o vendere” senza la marca di Satana, lei avrebbe dovuto orientare le sue indagini verso il mondo della economia. E lì s’incontrò con i codici di barra, un ingenioso sistema di classificazione informatica che è già impresso praticamente nella totalità dei prodotti che acquistiamo. Se ci deteniamo un’istante ad osservare uno di questi codici (il lettore può fare ora stesso la prova), vedremo come al principio dello stesso c’è una doppia barra, un poco più lunga, che non ha un sotto numero come le altre; propio nel mezzo c’è ne una altra uguale, ed una terza identica s’incontra alla fine del codice.

Orbene, Mary Steward, dopo aver localizzato l’impresa che aveva disegnato questo sistema, ha scoperto che cadauna di queste doppie barre simbolizza un 6, la chiave esadecimale che decodifica tutta la informazione accumulata nel codice. Si direbbe -secondo questa autrice-, che in ognuno di questi codici di barra si occultano tre 6; o, detto in un’altra maniera, una chiave 666 già controlla l’economia internazionale. In Belgio -ed in Svizzera- si è già pensato in identificare gli
appena nati marcandoli (per proteggerli dai furti di bebè, e dotarli di una Carta d’Identità epidermica, non smarribile) con un codice di barra, tatuato con tinta ultravioletta e perciò invisible all’occhio umano, sulla pelle. Lo si può leggere attraverso di un lettore laser, come quello presente nelle casse registratrici dei grandi supermercati (¡come una lattina di gazzosa!). Anche le imprese delle carte di credito, con alla testa la VISA, sono interessate in rimpiazzare le targhettine di plastica con questo nuovo sistema a prova di ladro; e che elimina il problema della identificazione di chi la utilizza.

Sembra che, siccome il supercomputer “La Bestia” di Bruxelles computa con gruppi di sei digiti in esadecimale, si adotteranno come numerazione tre “treni” di sei cifre esadecimali; espressi con un codice di barre ultravioletto; utilizzando le prime tre cifre per codificare il prefisso 666; che MasterCard utilizza già dal 1980. Il numero “6” compare frequentemente sopratutto dove ci sono transmissioni di dati, o riconoscimenti di codici di barre, per il seguente motivo: la sequenza esadecimale 6666... espressa in binario diventa 011001100110011001100110... che, vista in un grafico, è un’onda quadra con frequenza un quarto della frequenza di cifra. Serve per sincronizzare gli apparati di ricezione quando la transmissione è asincrona -ADSL-, cioè non è supportata da un “clock” diretto di riferimento (...in ebreo antico le tre lettere "vav vav vav" corrispondevano ai numeri arabi 6 - 6 - 6 ed in inglese si scriverebbero cosí: "w w w"; è la World Wide Web di Internet !!! ).
A tutti i codici di barre dei prodotti che ho in casa li antecede un 3 o 4 o 5 o … 7, ed a quelli delle riviste e dei libro un 8 o 9. Ignoro che identifichino le serie 0 o 1 o 2 però credo che la serie 6 sia riservata per le persone.

NON LASCIATEVI MARCHIARE !

Il “666” ed il potere monetario internazionale

- Il Nuovo Ordine Mondiale ed il nuovo sistema monetario -

Forse non abbiamo sempre di più la soffocante sensazione che nessuno potrà vivere -comprare o vendere- se non è alienato nel sistema? In ciò, come nelle altre cose, l’Apocalisse di San Giovanni è il libro con maggior verosimiglianza -a tanti secoli di distanza!- di tutti i testi profetici che si hanno dato all’Umanità. Due sono gli elementi per i quali, senza darsi conto (ricordiamo che le modalità della attuazione dell’Anticristo sono l’astuzia, l’apparenza, l’inganno), la nostra attuale civilizzazione planetaria beve il veleno della sua paralizzazione spirituale. Mediante l’economicismo del denaro e la transparenza, l’Umanità è caduta in una nuova rete di schiavitù. Si dice che il potere monetario internazionale ha confermato il ruolo del denaro come nuovo idolo di adorazione, per il quale l’uomo d’oggi vede solamente da un occhio (...o meglio detto è cieco -N.d.R.), E per questa schiavitù sacrifica tutta la sua esistenza. Ma ciò non è in se stesso molto significativo se non dovessimo aggiungervi un nuovo fattore, per il quale il denaro passa ad essere sintetico, ad essere sostituito da un biglietto di plastica informatizzato che permette effettuare transazioni in base ad un fondo di credito (...di “usura” -N.d.R.), e che perdipiù costituisce la chiave della nostra completa nudità. Questo sistema ci permetterà mettere il mondo ai nostri piedi, ai piedi della collettività, ma anche -come nel patto di Faust con Mefistofele- l’uomo finisce per incatenare la sua anima e la sua vita. Le carte di credito si convertono nelle chiavi della trasparenza, per le quali l’uomo, al perdere la sua intimità ed il suo segreto, si dichiara “città aperta”, una città non più già vulnerabile, sennò completamente arresa, indifesa, a la mercé di ogni classe di nemico di passaggio. La questione di questo commentario ha a che vedere con l’Apocalisse perché, come si è potuto dimostrare, la cifra “666”, il numero della Bestia apocalittica del quale parla San Giovanni, appare con una frequenza inaspettata, allarmante, in questo mondo. 


               




sabato 26 novembre 2011

ATTENZIONE ALLE IMITAZIONI.......


                                                     

                          Il Dito Alzato di Gutei

Sii vero a te stesso, perché solo la tua verità può condurti alla verità suprema. La verità di qualcun altro, chiunque esso sia, non potrà mai essere la tua verità. Hai un seme dentro di te. E solo se quel seme germoglia e diventa un albero, tu conoscerai una fioritura; in quel caso, avrai un’estasi e una benedizione che ti accompagneranno sempre e dovunque. Se però segui qualcun altro, quel seme rimarrà qualcosa di morto. E tu potrai anche accumulare tutti gli ideali del mondo, e avere successo, ma in cuor tuo ti sentirai vuoto, perché null’altro potrà mai riempirti – solo il tuo seme, allorché diventerà un albero, ti colmerà. Avrai la sensazione di essere appagato solo quando la tua verità sarà giunta a fiorita, mai prima di allora.

Era abitudine del Maestro Zen Gutei alzare un dito, quando rispondeva a una domanda sullo Zen. Un discepolo molto giovane iniziò a imitarlo, e ogni volta che qualcuno gli chiedeva di che cosa aveva parlato il suo Maestro, il ragazzo alzava il dito.

Gutei venne a saperlo e, un giorno, passando vicino al ragazzo proprio mentre stava alzando il dito, glielo afferrò, estrasse un coltello e glielo tagliò, poi lo gettò via.

Mentre il ragazzo fuggiva urlando, Gutei gridò: “Fermati!” Il ragazzo si fermò, si voltò e guardò il Maestro tra le lacrime.

Gutei aveva il dito alzato. Il ragazzo tentò a sua volta di alzare il proprio, e quando si rese conto che non c’era più si inchinò. In quell’istante si illuminò.


È una storia molto strana, e molto probabilmente la fraintenderai, perché comprendere il comportamento di un illuminato è la cosa più difficile del mondo.

I Maestri non fanno mai nulla di inutile, di superfluo, neppure alzare un dito… Gutei non lo alzava sempre, solo quando spiegava un interrogativo Zen – come mai? Tutti i vostri problemi dipendono dal tuo essere frammentato, dal tuo essere disunito, dal tuo essere un caos, dal fatto che non sei un’armonia. E cos’è la meditazione? Solo questo: raggiungere un’unità organica.

Le spiegazioni di Gutei erano secondarie; quell’unico dito alzato era la cosa più importante, quella fondamentale. In quel modo diceva: “Sii un’unità! E tutti i tuoi problemi si dissolveranno”. Quel ragazzo iniziò a imitarlo.

Ebbene, l’imitazione non ti può portare da nessuna parte. Imitazione significa che l’ideale proviene dall’esterno, non è qualcosa che accade dentro di te. In te hai un seme: se imiti gli altri, quel seme rimarrà qualcosa di morto.

Gutei dev’essere stato un uomo di estrema compassione. Solo per compassione si può essere tanto severi – l’imitazione doveva essere tagliata drasticamente. Il dito è solo simbolico. Il ragazzo doveva essere scosso in profondità, e il dolore doveva raggiungere la radice del suo essere. Un singolo istante di intensa consapevolezza, un espediente preziosissimo… 

Gutei urlò: “Fermati!” E nel momento in cui il ragazzo si fermò, non provò più alcun dolore. Solo per abitudine, quando il Maestro alza il dito, anche il ragazzo lo alza – ma non c’è più. E per la prima volta, il discepolo comprende di non essere il corpo – è consapevolezza. Egli è anima, il corpo è solo una dimora.

Tu sei la luce all’interno – non la lampada, bensì la fiamma.

venerdì 25 novembre 2011

SANNYASA.....LA GRANDE RINUNCIA




Il Sannyasa (parola sanscrita che letteralmente significa "rinuncia" o "abbandono") è una forma di monasticismo induista. Può essere intrapresa dai fedeli induisti sin da giovani, facendosi monaci e intraprendendo per tutta la vita la via spirituale, o negli ultimi stadi dell'asrama (la vita del fedele), solitamente oltre i cinquant'anni. I membri degli ordini sannyasa sono chiamati sannyasin o sannyasi. Questi ultimi conducono una vita senza possedimenti, praticando lo yoga e il bhakti, la preghiera alle divinità. L'obiettivo finale della vita monastica è il moksa, ovvero la liberazione dal ciclo delle reincarnazioni e l'unione con il Brahman. Pochi sannyasin vivono in monasteri chiamati matha, i quali fungono più da centri di educazione, la maggior parte sono infatti vagabondi.

SAMKHYA

ll Samkhya (o Sankhya) è ritenuta la più antica delle sei Scuole di pensiero (Darshana) ortodosse, che riconoscono, cioè, l'autorità dei Veda.
Secondo questo sistema filosofico, l'intera realtà scaturisce dalla relazione fra due princìpi onnipervadenti ed eterni: Purusha e Prakrti. Il Purusha è il puro spirito, la monade spirituale perfetta e, pertanto, priva di qualsiasi attributo o caratteristica.


 Gli infiniti puri spiriti, i Purusha, sono spettatori, testimoni silenziosi di Prakrti (la natura) che è completamente pervasa da tre qualità costitutive, i Guna: Sattva, Rajas e Tamas , che entrano nella composizione di qualsiasi manifestazione della natura e che corrispondono, rispettivamente, alla leggerezza, luminosità, all'attività , dinamismo e alla pesantezza , oscurità . Quando la quiete della Prakrti, cioè l'equilibrio fra i tre guna, viene alterata, si ha l'inizio di un nuovo universo e, quindi, l'avvio evolutivo del mondo manifesto. Questa alterazione dello stato originario di quiete è dovuta alla stretta vicinanza tra Purusha e Prakrti e causata dalla relazione intercorrente fra questi due princìpi. 


Il Purusha va infatti considerato come il perenne ispiratore che, con la sua sola presenza, dona coscienza e vitalità all'intero creato e che, all'interno della singola manifestazione e quindi dell'uomo, diviene anima e assume l'aspetto di colui che conosce e non agisce. La Prakrti, invece, con l'imperfezione che la contraddistingue, è un ente agente e non cosciente. Lo stato di assoluto isolamento (Kaivalya) del sé rispetto ai tre mondi - terreno, intermedio e divino - consiste nel riconoscere la diversità fra questi due enti attraverso la conoscenza dei 25 princìpi che strutturano il sistema Samkhya.
La filosofia Samkhya è un dualismo realistico che, per effetto della necessità logica di stabilire l'eternità e l'onnipervadenza sia del Purusha che della Prakrti, riconosce pari dignità ai due princìpi. Il primo dev'essere inteso come principio spirituale e perfetto mentre il secondo è un principio indeterminato e imperfetto. Il suo fine più immediato è quello del superamento della sofferenza per mezzo della conoscenza, cui segue l'aspirazione all'isolamento.
La scuola del Samkhya è la prima a proclamare l'indipendenza della ragione umana dalla rivelazione, come avviene, ad esempio, nelle Upanishad. Il puro spirito, l'anima universale, il impersonale che alberga in ciascuna manifestazione della natura è dunque, secondo questo darshana, libero dal susseguirsi delle reincarnazioni e sempre uguale a sé stesso. Ciò che cambia e rinasce è invece l'anima individuale, il corpo sottile, che, in quanto essenza già presente nella quiete originaria della Prakrti, ha la possibilità di evolvere fino al conclusivo isolamento dalla materia, svincolandosi definitivamente dal ciclo delle rinascite.

SINTESI DELLO YOGA NELLE PAROLE DEL MAESTRO JAI UTTAL


INTRODUZIONE ALLA PRATICA DEL BHAKTI YOGA E DEL KIRTAN (MANTRA) DEL MAESTRO JAI UTTAL IN OCCASIONE DI UN SUO CONCERTO IN PUBBLICO.




ATTRAVERSO LE SUE ISPIRATE PAROLE, JAI UTTAL TRACCIA UNA BELLISSIMA SINTESI DELLO YOGA IN GENERALE, DEI MAESTRI INDIANI, DELL’ IMPORTANZA DEL MANTRA E DEL BHAKTI YOGA, NONCHE DEL SIMBOLISMO PROFONDO DEGLI ASPETTI DEL DIVINO, NELLE   SUE  DIFFERENTI MANIFESTAZIONI NELL’UNIVERSO.

La traduzione in Italiano è sta realizzata grazie alla preziosa collaborazione di Cristina Candioli  – nostra amica e socia (di madrelingua inglese) - iscritta al Corso Internazionale di Formazione Insegnanti Yoga, organizzato dalla nostra Associazione in collaborazione con la C.U.I.D.Y., Confederazione Ufficiale Italiana dello Yoga; la E.Y.F., Federazione Europea Yoga  ed  il World M.Y.A. Movimento Mondiale per la Diffusione dello Yoga e l’Ayurveda.



Nel secondo brano del C.D. Jai Uttal canta i primi versi del Mantra:
"...Hari Om!...Hari Om! ...Guru Om!...Guru Om!...Sia Ram! Sia Ram ecc...." 

Poi inizia a parlare al pubblico conveuto al concerto:


"...Salve a tutti! "

Il mantra che ho appena cantato è un invito ed una invocazione agli Spiriti guida, ai cari amici, agli Angeli e a tutti coloro che ci aiutano, affinché si uniscano a noi nella pratica del Kirtan. Quando pronuncio le parole “ ...Sia Ram”...dico: io vedo Sita, la Divinità infinita che si manifesta nella Creazione, e vedo Ram, Colui che tutto pervade, la fonte non manifesta di tutta la Creazione.

In ogni volto che osservo, in ogni sguardo che incontro io vedo Sita e vedo Ram, e quindi vi dico “Namastè”, benvenuti, benvenuta a Sita e benvenuto a Ram!

Quando canto “Om Guru, Om Guru” chiedo al mio Guru e al Principio del Guru Universale, che è quella energia che ci conduce verso la luce, Colui che rimuove l'oscurità interiore nelle nostre coscienze...di venire presso di noi, di cantare attraverso di me, attraverso noi tutti, per insegnarci e portarci verso la Saggezza e la Luce interiore.

Molti secoli fa, in India, vivevano degli esseri straordinari chiamati Rishis, o sapienti, che svilupparono dei sistemi in grado di portare l’essere umano a più diretto contatto con i diversi piani d’esistenza elevandoli fino ai massimi livelli di Coscienza Superiore.  Questi sistemi, che vennero chiamati Yoga, aiutavano gli esseri umani ad accordare le loro menti, i loro corpi, le loro vite e le loro anime...

Erano pratiche volte ad armonizzare le energie del corpo, a essere più in accordo con la natura e le sue forze, e miravano a calmare la mente ed a focalizzare il respiro. Molte di quelle pratiche sono andate perdute; oggigiorno molti pensano allo yoga come ad un sistema di esercizi puramente fisici, ma in realtà lo Yoga, nei suoi vari rami e metodologie, è davvero molto di più! Riguarda tutto il nostro essere, lo scopo della vita e la relazione con il Se Universale!

Tutti gli Yogis avevano compreso che una delle parti più importanti dell’essere umano è il cuore, centro delle emozioni. Possiamo allenare il corpo come forsennati, possiamo diventare ultra intelligenti, ma che fare delle nostre emozioni? Le emozioni sembrano nascere e morire, procedono incessanti come le onde del mare e nessuno sa mai cosa avverrà delle proprie emozioni.

Cerchiamo di controllare le nostre emozioni, tentiamo di naconderle, di reprimerle, ma gli antichi yogis sapevano bene che questa non era la maniera giusta. Sapevano che le emozioni hanno un ruolo cruciale nel portare gli uomini verso una divina consapevolezza, e le emozioni sono un potenziale enorme! Ed è per questo che è necessario imparare a gestirle al meglio, per il bene nostro, dei nostri cari e dell'umanità tutta... 

Quindi, piuttosto che sbarazzarci delle emozioni dobbiamo utilizzarle perchè sono il nostro carburante, la nostra energia. Le emozioni sono ciò che Dio ci ha dato per parlare con lui! E cosi nacque il Bhakti Yoga.

La parola bhakti viene in genere definita come devozione, anche se credo che in Occidente abbiamo una visione ristretta del suo significato. Per devozione noi intendiamo in genere sottomissione o asservimento, ma in India, il paese da cui proviene questa tradizione, il termine bhakti indica, e credo in maniera più accurata, una relazione che sia la nostra relazione con il Divino, la nostra personale relazione con la nostra anima o con l’Universo infinito, con l’Assoluto.

Inoltre tutte le emozioni che entrano in gioco in queste relazioni sono valide, sono emozioni che vengono toccate, purificate ed elevate nel Bhakti Yoga.

Sappiamo che quando ci innamoriamo l’amore non è affatto un sentimento monocromatico! Chi tra noi è stato innamorato sa che l’amore ha innumerevoli colori, e tante sfumature...Nell’amore c’è il desiderio, la paura – c’è tanta paura nell’amore! C’è la gelosia, la ricerca dell'altro, dell'altra...c'è lo struggimento per  l’altro!
L’amore contiene l’estasi e la magia assoluta dell’attimo nel quale l’individuo si dissolve nell’infinita unità...
Sono tutti aspetti dell’amore.

Allo stesso modo nel Bhakti Yoga noi abbracciamo l’intera gamma delle emozioni, e troviamo infatti molte pratiche nel Bhakti; questo perché gli yogis ritenevano che la sfera delle emozioni fosse qualcosa di immenso, senza limiti; infatti riguarda tutti i nostri sentimenti, la nostra mente, la nostra psiche...la nostra anima!
Qunindi non c’era una visione circoscritta negli insegnamenti di questi grandi maestri del passato o contemporanei...  

Loro dicevano che puoi danzare con Dio, puoi preparare del cibo per Dio, sentire uno struggente amore per Dio, scrivergli delle poesie, dipingere per Lui... poiché, dopotutto, chi è Dio, se non l’intera Creazione che si  manifesta intormo a noi!?!
Ma, forse più importante di ogni altra cosa, noi possiamo cantare con Dio! Ed è da ciò che deriva il Kirtan, i canti che ascolterete su questo album e che canteremo insieme.

Il “Samkirtan” (La pace interiore che sgorga attraverso il canto ed eleva l’anima), è il processo del cantare che origina dal cuore e non dalle labbra o dalla lingua solamente, ma è l’espressione della gioiosa commozione che scaturisce dal cuore quando la gloria di Dio e della Sua Creazione viene  ricordata nel canto…

 Solo in tal modo si realizza la spontanea manifestazione dell’estasi interiore che non bada alla lode o al biasimo, non ricerca l’ammirazione o l’apprezzamento degli ascoltatori, ma solamente cantare per la propria gioia e soddisfazione di esprimere tutto se stesso in questa  straordinaria forma che tocca profondamente la nostra anima e tutto il nostro essere!  Solo il “kirtan” (canto), di questo tipo superiore può chiamarsi “Samkirtan”! 

Il Kirtan, quindi, include la ripetizione degli innumerevoli nomi delle tantissime divinità, sia maschili che femminili del vasto Pantheon indiano. Nell’Induismo, la tradizione dalla quale viene questa pratica, tutti i nomi sono considerati dei Mantra potentissimi e degli strumenti antichissimi per svelare quel profondo canyon, misterioso e sconosciuto, che contiene tutte le nostre emozioni  e aspirazioni.

E quasi non importa quale nome scegliamo, quale mantra cantiamo, sono tutti un canale per le nostre aspirazioni o preghiere inespresse, un mezzo per navigare il “Fiume della vita” e per addentrarci nell’acqua che ci conduce a quella Fonte cosmica, divina e infinita…

Il Kirtan viene quindi praticato da tempo immemorabile, da milioni di persone...da svariati secoli...ed ogni parola si è arricchita di infinita energia! Ritengo che nel tempo la musica sia cambiata parecchio, molta musica che faccio io è moderna eppure i Mantra e le parole che recitiamo vengono cantate da secoli e secoli.
Questi Mantra venivano  cantati da persone che lodavano Dio pieni d’estasi, da chi piangeva disperato, da chi sedeva e con infinita pazienza ripeteva il nome di Dio; tutti alla ricerca della connessione dei loro cuori con quel Grande Infinito Cuore!

Molti di noi coccidentali non sono abituati a cantare, si vergognano e si sentono inibiti quando cantano di fronte ad altri. Nella vita molti di noi non sanno come esprimere le proprie emozioni; normalmente abbiamo a disposizione solo una gamma ristretta di emozioni che ci possiamo permettere di provare, e nelle quali ci sentiamo a nostro agio.
Eppure, wouh! Abbiamo così tanto dentro di noi!

E più riusciamo a esprimerci...più riusciamo ad aprirci al mondo e alla vita, più riusciremo a liberarci dalle tensioni, dalle ansie e dalle proccupazioni...e più diventeremo ricchi interiormente! Tutti noi, le nostre vite ed i nostri cuori e la nostra mente, allora,  si espandono, si elevano sempre più! 
Ed il canto è uno strumento così incredibile e potente per liberare le emozioni che molti non conoscono neanche! Solo così avviene che la voce, unita ad un respiro a pieni polmoni, tocca direttamente quel pozzo interiore delle emozioni e delle turbe mentali, purificandoci...

All’inizio, ribadisco, quando cantiamo, potremmo sentirci intimiditi...anche a me capita quando inizio a cantare…poi si comincia e gradualmente le nostre “finestre chiuse” interiori si dischiudono; la porta del cuore si apre e maggiormente riusciamo ad allontanare le nostre inibizioni, il nostro auto-giudizio, le nostre autocritiche, e, finalmente il nostro ego si quieta...e allora entriamo sempre più in uno stato di pace, di armonia interiore e con tutti.

…Ad esempio, all'inizio, ci preoccupiamo di come sembriamo quando cantiamo, ci preoccupiamo di chi ci ascolta…poi, iniziando, man mano, ci si abbandona alla pratica e sempre più  l’esperienza diventa entusiasmante e ricca di sensazioni profonde!

Per alcuni di noi questa esperienza può sembrare molto strana, nuova ed esotica, ma vorrei lo stesso invitare voi tutti a provarla, a sperimentarvi e, se possibile, mettere da parte per un attimo la nostra, la vostra mente analitica e iniziare a cantare!

La cosa più importante, ripeto, è non essere critici con voi stessi; tutto ciò che provate è assolutamente valido, è assolutamente perfetto!
A volte cantando, io metto la mia mano sul cuore e ascolto la vibrazione prodotta dalla mia voce, lì, proprio sul centro del mio cuore...e sento in tutto il mio essere l’energia che cresce...e allo stesso tempo canto più forte, più intensamente...e canto esternamente le parole e canto anche internamente con passione...

E sempre più, tutto questo, molto dolcemente, mi conduce verso quel luogo…verso quel vasto “Oceano” di sensazioni divine racchiuse dentro me…dentro di noi. E quando parlo di “sensazioni divine” intendo tutte le sensazioni, umane e divine,  divine e umane che sono dentro tutti noi! ...Quindi, perché riteniamo che ci possa essere  una qualche differenza in tutte queste nostre manifestazioni interiori?

Ho sentito per la prima volta il Kirtan da adolescente, a New York. Abitavo a Manhattan e quando sentii degli album di musica folk e tradizionale indiana tutto ciò mi catturò totalmente!...Furono i suoni e le voci a rapirmi e a sollevarmi e, più di tutto, quell’incredibile anelito e desiderio di pace...di amore...di sublime....che udivo nel loro canto.

Cosi, all’età di 19 anni andai in India e tra tutte le cose meravigliose che mi accaddero la più incredibile fu l’incontro con un santo indiano, un Guru chiamato Neem Karoli Baba.
Era un uomo semplicissimo per moltissimi aspetti; indossava un telo bianco e sedeva su una panca di legno, mentre sorrideva e parlava e ripeteva il nome di Dio, dicev: Ram, Ram, Ram!
Ma la sua presenza era così magnetica e potente da riuscire a toccarmi profondamente nel cuore ed a stravolgermi interiormente, profondamente!  Questo Maestro mi illuminò la mente ed il cuore e mi fece intraprendere un nuovo sentiero di vita…

Attorno a Maharaj, (il titolo onorifico di un Guru illuminato) risuonavano le voci di persone che cantavano Samkirtan; si sentivano anche da lontano, per le strade anche attraverso gli altoparlanti, e la sua musica era cosi appassionata e commovente che volevo ascoltarla sempre più! ...E desideravo solo imparare a conoscerla meglio.

E mentre sedevo accanto a questo Santo uomo, che era l’incarnazione di un vastissimo Amore, tutte le benedizioni di questo meraviglioso essere spirituale toccavano il mio cuore in una maniera che è impossibile a descriversi.

E così ascoltando il Kirtan tutto il tempo appresi un modo per esprimere ciò che era racchiuso nel mio cuore.
Oltre a tutto ciò, il mio Guru Maharaji adorava il Kirtan e quando cantavamo tutti insieme sentivo che, allo stesso tempo, stavamo donando qualcosa a lui e allo Spirito universale e nel contempo ricevevamo tutti grande energia interiore, grande passione.
E ciò accade perchè, quando apriamo i nostri canali psichici, a noi viene regalata ogni cosa...Dio ci dà il nutrimento interiore, ci da il respiro e la vita!  Quindi, che cosa possiamo donare noi in cambio a Dio?

Maharaji mi ha benedetto donandomi la Bhakti! (La devozione sincera, profonda…). Egli ha piantato in me i semi della Bhakti, ha attivato in me una grande energia! E mi ha fornito degli strumenti per continuare a far crescere quei semi. Mi sento molto fortunato di aver ricevuto tutto questo e di poterlo condividere con voi...

Al alcuni di voi potrebbe sembrare sconcertante cantare canzoni dedicate a centinaia di diverse divinità indiane, maschili e femminili. Divinità con la testa di elefante! Dività con il viso da scimmia! Dee con otto braccia e Dee che cavalcano delle tigri, dei cigni e altro ancora! Ma tutto ciò è profondamente insito nella molteplicità dei simboli divini nella tradizione induista.

Dopotutto perchè dovremmo ritenere Dio come qualcosa di diverso rispetto al creato, a noi stessi, ai nostri cari e alle persone che conosciamo ed a tutti gli esseri!?!
Come esseri umani noi abbiamo innumerevoli sfaccettature, tanti aspetti e volti, abbiamo tanti modi di essere nel mondo e innumerevoli colori  sono racchiusi dentro di noi… Non è lo stesso per Dio…nelle Sue varie espressioni di Manifestazione e di Potenza?

Io credo che l’ Essere Universale, l’ Unità universale, si manifesti in maniera che noi possiamo relazionarci con Lui, o con Lei, in particolar modo con tutta la gamma delle nostre diverse emozioni che proviamo...

...Tra le mie divinità preferite, e tra i miei migliori amici, per me c’è Hanuman, il Dio dal volto di Scimmia! (...questo ovviamente è un simbolo che si rifà agli antichi abitanti primitivi di quelle regioni, di colore scuro). 
Hanuman è un essere così vasto...così imprevedibile e misterioso, che è quasi impossibile descriverlo con poche parole!
Hanuman è il simbolo della totale abnegazione, della devozione e del servizio assoluto, al Divino!

Hanuman è pronto a fare qualsiasi cosa per Dio...per servirlo! Allo stesso tempo, però, è anche un ferocissimo guerriero; è
l’ acerrimo nemico dei demoni dell’ignoranza, dell’egoismo, della violenza e di coloro che manifestano la totale noncuranza dell’Io Supremo! Questo dimostra che ci sono moltissimi contenuti da considerare per comprendere i differenti aspetti delle divinità dell’Induismo.

Hanumam è il figlio del Dio del Vento, del Soffio Divino ed è conosciuto anche come il Respiro di Ram! La Forza vitale, l’Energia cosmica che ci collega a Dio, all’ Infinito!

Tra le divinità più popolari in India e anche tra i più conosciuti in Occidente troviamo Ganesha, il Dio dal volto di Elefante. Anche questo carico di simbolismo! Ganesha viene sempre invocato all’inizio di ogni impresa e di ogni prova perchè è il Dio che rimuove gli ostacoli.Ganesha è il depositario della Saggezza e conferisce la Conoscenza divina, è dotato di pazienza infinita e rappresenta anche l’elemento Terra, le radici.
Infatti, viene detto: ”...Come possiamo procedere e andare avanti nella vita finchè non abbiamo fatto pace con le nostre radici, le nostre fondamenta”?

....Nel mio CD ci sono anche parecchi Kirtan dedicati a Radha e Krishna, Radhe e Govinda e Radhe e Sham.
Radha e Krishna sono gli amanti divini; Radha è la Dea, l’incarnazione di tutti i sapori e gli aromi dell’amore…è il momento in cui il cuore è in piena fioritura e i frutti più carichi sono pieni di nettare... Questo è  il simbolismo di Radha!
E Krishna, detto anche Govinda, o Sham, (colui che da la gioia, l’amico interiore Divino) è la forza assoluta e non manifesta della Creazione, del Creatore! E' la Divinità vista come il nontro più intimo e caro amico/a!

Quando pensiamo, quindi, a Radha e Krishna, Radhe e Govinda, Radhe e Sham, ci riferiamo agli aspetti più romantici delle emozioni umane che rappresentano il nostro intimo, quel luogo interiore nel quale desideriamo, aneliamo ricongiungerci con l’Amato, e insieme al nostro prediletto,  ci distacchiamo da tutti i nostri attaccamenti e desideriamo solo, vicini volto a volto, abbracciare l’Amato, l’Amata…
Quando Krishna suonava il flauto tutti coloro che sentivano tale melodia perdevano ogni attaccamento verso i problemi dell’esistenza terrena, tutto si dissolveva come fumo, come vapore, e diventavano Radhe, Radha…esseri pieni di amore per tutto e tutti!

In India, nell’area nella quale Krishna e Rada vengono ancora adorati, le persone sono solite rivolgersi tra di loro salutandosi e chiamandosi: Radhe! Radhe! E’, infatti, un altro modo di dire Radha. Non si salutano, quindi, dicendosi: Ciao John, Jo, Mary ecc. bensì dicono: “Radhe! Radhe! Radhe!” Chiamandosi in tal modo con il nome della Dea, chiamandosi amato, amata. Questo perchè noi siamo tutti gli amati di Dio e tutta la Creazione è il desiderio della Dea  di ricongiungersi con Dio…

Troviamo poi il Dio Shiva, il Distruttore, il Trasformatore! Colui che rappresenta  l’Energia primordiale della trasformazione! Shiva...Mahadeva (Il Grande Dio), sono tutti i diversi nomi di Shiva;  ed ancora: Nataraj, (Il signore della Danza Cosmica), Shivaraj, (il Fausto Signore dell’Universo); sono i tanti nomi per indicare quella potente onda di trasformazione continua, il maremoto ed il vento del cambiamento; il Grande fuoco che purifica e trasforma tutto l’Universo, nelle sue molteplici espressioni e manifestazioni!

Shiva è tutto ciò!...E' quella potentissima forza che produce mutamento..! E ci riferiamo a lui come al Distruttore perché cancella ciò che è scritto sulla lavagna così che nuove opere possano essere scritte! Egli distrugge tutto affinché la rinascita possa avvenire all’istante.!
Ed è tutto ciò che accade dentro di noi, ogni secondo, in ogni millesimo di secondo, in tutte le nostre cellule, in tutto il nostro essere...in tutti gli esseri sulla nostra Terra e nell'Universo infinito! ...Creazione, Conservazione, Distruzione e Trasformazione!

OM  NAMAH  SHIVAYA!  OM  NAMAH  SHIVAYA!  OM  NAMAH  SHIVAYA!

In questo CD abbiamo anche dei mantra rivolti a Durga, a Kali, che sono entrambi sinonimi della Divinità vista sotto l' aspetto del Principio femminile creatore manifesto; Durga e Kali  ci possono aiutare a vincere la collera, la furia distruttiva e tutti quegli aspetti e tendenze più negativi della personalità e dell'animo umano! 
Durga, Kali, Parvati, Shakti e molti altri sono i vari nomi dell' Energia femminile, la manifestazione nel fenomenico del Principio creatore, considerata anche  la sposa di Shiva.

Nei vari dipinti o sculture indiani Kali e  Durga vengono raffigurate mentre cavalcano tigri e cavalli e vanno alla carica nella battaglia; impugnano le armi per distruggere, recidere, estirpare, appunto,  gli aspetti negativi del nostro ego;  per questo esse hanno delle  espressioni feroci sul volto.

Kali brandisce la spada ed è coperta dal sangue della testa recisa dell’ego; a volte la Madre universale si manifesta totalmente piena d’ira, perchè il potere del nostro io, del nostro ego è così forte, distruttivo, tenace e ingannevole che produce tanto male tra gli esseri umani, tra noi…i suoi figli!
Ma questi simbolismi sono utili a comunicare tali messaggi anche alle genti umili, non colte…perché tutto è utile e necessario per il raggiungimento della nostra liberazione; la Dea ci aiuta così a diventare liberi dalle negatività interiori ed elevare il nostro spirito. 

Si narra infatti che quando guardiamo davvero intensamente negli occhi di Kali... "negli occhi del mondo..." allora tutte le brutture del mondo, le nostre brutture e tutti  gli orrori  umani si tramutano nella "Visione meravigliosa del Suo volto" che diviene di una mirabile bellezza e Luce assoluta! E' la meraviglia della Creazione intorno a noi!

...Perché  la nostra Terra, tutti gli esseri, tutto il Mondo, tutto l'Universo,   sono una Creazione Meravigliosa...Straordinaria...Fantastica....Infinita! …E io ritengo che sia proprio questa l’essenza della Bhakti! Ed il vero cuore di questa pratica è l’abbandonarsi ad essa…

 Ogni volta che canto e recito un Mantra, sia che canto Krishna, Shiva, Hanuman, Ram, Sita o altri, dico anche una preghiera: “Che la mia volontà personale, il mio ego, si dissolva nella Grande Volontà Unica, nell’Immensa Coscienza Universale…

Che io possa offrire a Te oh signore, a Voi oh Dei tutti i miei desideri, i miei sogni, le mie motivazioni e ragioni.. tutto! E che sia fatta la Tua volontà, non la mia…”

 Secondo me questo è l'essenza della nostra pratica e della nostra vita...il cuore di tutto! E quando canto penso al mio Guru, per me il vero canale che mi conduce al Mondo e a Voi qui oggi convenuti! 
Tutto l’Universo è racchiuso anche nel mio cuore, nel nostro cuore!!!

HARI OM!   HARI OM!  HARI OM!
 Jai Uttal     

 ( Adattamento di R. Mattei )